Gomma a terra, catena ko, batteria improvvisamente scarica. Quale che sia il guasto, chi oggi va in bicicletta difficilmente sa come ripararla. Sia che succeda nel traffico cittadino o nel corso di un’escursione domenicale. Soprattutto ora che tra cambi multirapporto, motori elettrici nel mozzo e catene in materiale composito alcune bici finiscono per assomigliare ad astronavi e richiedono calibrature accurate. Una questione peraltro con una lunga storia: un secolo fa lo stesso Touring Club Italiano aveva disseminato la Penisola di “Cassette da riparazione” per permettere ai soci-pionieri di allora di rimettere in ordine di marcia il proprio velocipede.

E nel 2022, nonostante i corsi di “ciclistica popolare” in cui apprendere come cambiare una camera d’aria, la gomma a terra resta un problema insolubile per molti. A maggior ragione di notte o di giorno festivo, quando sono irraggiungibili i (pochi) ciclisti disponibili. Ci sono, è vero, polizze assicurative che prevedono il soccorso stradale per le biciclette, ma riguardano una quota minima dei pedalatori nostrani. E chi vi è ricorso ha scoperto che, nella maggior parte dei casi, non solo coprono soltanto i guasti che si verificano a più di 50 chilometri dal proprio domicilio ma di fatto si limitano a rimborsare il prezzo del bus o del treno per tornare a casa…

LA SCELTA DELL'ADAC

Ecco perché colpisce la scelta radicale fatta dall’Adac, l’automobile club tedesco, forte di 21,1 milioni di soci. Dopo un rodaggio di un anno nella regione di Berlino, dal 1° giugno in tutta la Germania il club offre ai soci che usano la bicicletta un servizio di assistenza stradale identico a quello, leggendario, già fornito a chi è al volante. Giorno e notte, senza limiti di tipologia di bici, orario, tipo di guasto e distanza da casa, i soci Adac la cui due ruote è in panne possono ottenere gratuitamente l’intervento dei celebri Gelbe Engel (“angeli gialli”) i meccanici che si vantano di rimettere in ordine di marcia 9 veicoli su 10 senza passare dall’officina. Unica condizione: il ciclista in difficoltà deve trovarsi in un luogo accessibile al veicolo di soccorso. Per il momento sentieri d’alta quota o trail nei boschi restano esclusi.

Il servizio di assistenza alle biciclette applica i medesimi criteri del soccorso stradale per auto, moto, camper e furgoni: numero di chiamata unico, priorità di intervento in base all’ordine di richiesta e alla pericolosità della situazione (niente preferenze per le auto, quindi), personale addestrato specificatamente per intervenire sulle bici, dalla sostituzione della camera d’aria alla riparazione della catena, ampio set di ricambi specifici stivato nell’officina viaggiante. E, se il Gelbe Engel dovesse alla fine dare forfait, garanzia di essere condotti – bici e bagagli compresi – fino a un’officina idonea o alla fermata di un mezzo di trasporto pubblico, così da per poter proseguire il viaggio.

Ma il servizio funziona? Per l’occasione l’Adac ha aperto un blog ad hoc, dove Gelbe Engel e utenti possono confrontarsi. E i riscontri sono ottimi. L’intervento più richiesto in assoluto è per le gomme a terra e i tecnici Adac sottolineano come in alcuni casi le operazioni siano più complicate di quel che può apparire. Per esempio con le cargo bike che per le loro stesse dimensioni (e peso se a pedalata assistita) non è banale mettere a ruote per aria in uno spazio sicuro per cambiare la camera d’aria. Oppure come i cavi di comando di cambio e freni spesso richiedano grande attenzione nel rimuovere le ruote dal mozzo. Per non parlare dell’infinita serie di codici di errore trasmessi dai motori elettrici e dai controller delle e-bike in caso di guasto. Un panorama che da un lato rassicura viste le elevatissime percentuali di successo dei Gelbe Engel ma dall’altro conferma anche come le riparazioni siano spesso al di là della portata di un utente medio, seppure volonteroso.

LA SITUAZIONE IN EUROPA
La scelta dell’Adac potrebbe essere vista come una non-novità, visto che i confratelli dell’Anwb olandese offrono un servizio analogo da un decennio. Ed esiste la rete assicurativa TSH che assiste gli escursionisti in bici dal Lussemburgo all’Islanda. Ma la differenza è che si tratta di coperture extra, attivate a richiesta per un numero limitato di utenti.

L’esperimento “radicale” dell’Adac, mai tentato prima, è invece di includere la mobilità a pedali nell’universo dei propri servizi di assistenza per oltre 20 milioni di ciclisti, togliendo una volta per tutte l’etichetta di scelta elitaria e per pochi intimi o appassionati all’uso quotidiano dei mezzi a due ruote. La domanda che sorge spontanea, ovviamente è: quando in Italia?