Spesso il cinema incontra l’arte, e racconta le vicende di uomini e donne speciali, custodi di una magia che riesce a rendere immortali le emozioni, conservandole nei secoli su una tela o nel marmo. Spesso il cinema incontra l’arte, e prende ispirazione dai suoi capolavori. Questo è il primo pensiero che viene in mente nel visitare la mostra “Hogarth, Reynolds, Turner. Pittura inglese verso la modernità”, a Palazzo Sciarra a Roma fino al 20 luglio.
TURNER. È stato presentato qualche giorno fa al festival del cinema di Cannes il film inglese “Mr. Turner” del regista britannico Mike Leigh (regista di “Segreti e bugie”, film vincitore della Palma d’Oro nel 1996). Timothy Spall veste i panni del celebre artista visionario di fine Settecento, noto come “Il pittore della luce” e considerato da molti il padre dell’impressionismo e dell’astrattismo. I suoi paesaggi sembrano attimi rubati allo scorrere del tempo e conservati per sempre sulla tela. Incendi, tempeste in mare e bufere di neve, esperienze al limite della capacità percettiva che vengono rubate alla concitazione dell’attimo per venire ritratte sulla tela, serbando intatte le emozioni e l’enfasi delle storie che raccontano. Il film mostra tutto questo, ma racconta soprattutto la storia di un uomo silenzioso, avaro di sorrisi ma capace di mostrare la sua anima servendosi di un pennello e una tela da dipingere.
HOGARTH. Il rapporto di questo artista con il cinema è legato ad uno dei più grandi registi che la storia del cinema ricordi e ad uno dei suoi capolavori. L’opera di Kubrick “Barry Lyndon” deve infatti il suo indiscutibile impatto visivo alla trasposizione su pellicola di alcune delle opere più espressive dell’artista inglese William Hogarth. Noto soprattutto per le opere del ciclo Matrimonio alla moda, Hogarth è riuscito a raccontare i valori ma anche le contraddizioni della borghesia inglese di fine Settecento, che sono gli stessi a guidare il protagonista Barry Lyndon  nella sua ambiziosa scalata nella buona società dell’epoca. Per realizzare il suo film pare che Kubrik si servì di candele e lumi ad olio per ottenere l’illuminazione degli interni, per ricreare quelle atmosfere rese celebri da Hogarth, ma forse anche per rievocare quell’approccio all’arte che aveva ispirato i grandi  maestri della scuola britannica.
ARTISTI INGLESI MA NON SOLO. Se siete appassionati di cinema, c’è un’altra mostra da non perdere. “Trame di cinema”, alla Villa Manin di  Codroipo (UD), espone gli abiti di scena che il costumista cinematografico Danilo Donati ha realizzato per i più grandi registi italiani. Dai sontuosi abiti disegnati per il “Casanova” di Federico Fellini (oscar per i costumi nel 1977) a quelli magici per “Il fiore delle mille e una notte” di Pasolini. Non può mancare lo storico cappotto rosso indossato dalla “Gradisca” (interpretata da Magali Noël) di Amarcord o gli abiti indossati da Romeo e Giulietta, nel film di Zeffirelli che valse un oscar per i costumi nel 1969. Oltre agli abiti, nella mostra è possibile vedere fotografie di scena, bozzetti, spezzoni di film ecc. Un’immersione totale nel grande cinema italiano.
FOTO IN GALLERY (Da sinistra)
- Joshua Reynolds, Lady Bampfylde, 1776-1777 olio su tela (© Tate, London 2014);
- William Hogarth, Ritratto di gruppo con Lord John Hervey, circa 1738-1740 olio su tela (National Trust Images/John Hammond);
- Joseph Mallord William Turner, Paesaggio a Nepi, Lazio, con acquedotto e cascata, 1828 Olio su tela (© Tate, London 2014);
- Timothy Spall nei panni di William Turner;
- Una scena del film "Barry Lyndon";
- Amarcord (F. Fellini), Cappotto di lana rossa con collo di mongolia nera. Foto © Mustafa Sabbagh;
- William Hogarth, La mattina;
- Il Fiore delle mille e una notte (P. Pasolini), Abito militare di velluto martellato rosso. Corpino allacciato davanti, taglio in vita, gonna a ruota. Foto © Mustafa Sabbagh;
- Casanova (F. Fellini), Abito ’700 di taffetà celeste composta da bustino, gonna , polsi e pettorina decorati con ruches di scintilla celeste sfilacciata Foto © Mustafa Sabbagh.