*Silvestro Serra è direttore di Touring magazine, il mensile dei soci del Touring Club Italiano
 
Uno dei segreti meglio custoditi da Philippe Daverio era l'origine dei suoi sgargianti, cosmopoliti, audaci, originali o citazionistici panciotti che gli davano quel tocco di dandy che era anche una dei suoi marchi di fabbrica. Lo scoprimmo quasi per caso, per una involontaria delazione della commessa: il suo negozio di riferimento era proprio un curioso emporio di Corso Italia a Milano, accanto al palazzo del Touring Club Italiano. 
 
Philippe al Touring era di casa. Letteralmente. Abitava, e aveva studio e galleria, proprio nella adiacente Piazza Bertarelli, intitolata al fondatore del Touring Club: così sia per noi che per lui era facile aggirare l'aiuola, curata dal Tci, per incontrarci. E le occasioni sono state infinite, sia professionali sia amichevoli sia anche molto informali. Una mattina, non potendo raggiungerci fisicamente, fummo costretti a registrare all'alba una presentazione nel suo studio dove, in maniera naturalissima e spontanea si presentò, lui tiratardi e un po' scapigliato, in una mise da camera dannunziana, vestaglia barocca compresa. E come al solito, anche in ore antelucane, fu chiarissimo, semplice, profondo nel divulgare la sua eclettica conoscenza sempre spiazzante e mescolata all'ironia.
 
E poi incontri, presentazioni, progetti. Soprattutto questi ultimi. Era davvero un vulcano attivo di idee, iniziative, proposte, innovative e multimediali, mostre. Incarnava uno dei valori storici del Touring, la curiosità per l'esotico, inteso come l'altro, l'apertura mentale, il cosmopolitismo, oltre ovviamente alla passione per l'arte e per i viaggi. Passioni che magicamente e con una leggerezza così poco italiana (per essere innamorato del nostro Paese, lui da alsaziano, come amava definirsi ma sempre sorridendo provocatorio sotto gli occhialini) riusciva a mescolare e a dosare alla perfezione.
 
Per questo rimpiangeva, con understatement più anglosassone che alsaziano, la felice stagione di Passepartout, il fortunato programma di divulgazione, alta e bassa, che gli permetteva a favore dei telespettatori Rai, di scoprire e parlare di capolavori, magari davanti a una tavola imbandita (altra sua grande passione) ma anche di viaggiare, di curiosare, di divertirsi.
In un non troppo lontano passato si era fatto riprendere mentre risaliva in sella a un vespone le strade che portavano alle storiche ville che punteggiano i Castelli romani. Così come prima che Capalbio fosse affollata di palazzinari e bollata come una piccola Atene, lasciava il borgo per montare i suoi cavalli attraverso la Maremma a caccia di tesori artistici e di esperienze umane. Quindi alle sue numerose cariche (compresa la prestigiosa légion d'honneur francese) e mestieri - divulgatore, critico d'arte, mercante, gallerista, assessore alla cultura, commentatore sui media, consulente, scrittore -  possiamo tranquillamente aggiungere anche quella di viaggiatore.
Buon viaggio, “don Felipe”.
Philippe Daverio nel ritratto di Franco Spuri Zampetti