Nasce FORUM 349, laboratorio per l’aggiornamento della legge 394 del 1991 sulle aree naturali protette - la cui riforma è attualmente in discussione nella Commissione Ambiente in Senato - e il rilancio del ruolo dei parchi per la conservazione della biodiversità in Italia, promosso da Fai–Fondo Ambiente Italiano, Touring Club Italiano, Italia Nostra, Mountain Wilderness, Pro natura, Lipu-BirdLife Italia e Wwf e aperto a tutti i soggetti istituzionali, associativi, sociali ed economici protagonisti della missione della tutela e gestione del patrimonio naturale del Paese. Lo hanno annunciato oggi le sette associazioni ambientaliste in occasione dell’incontro “Parchi, patrimonio del Paese – Per il rilancio delle aree naturali protette e della Legge 394”, tenutosi a Roma alla Camera, alla presenza di diversi rappresentanti del mondo istituzionale, tra cui Renato Grimaldi, Direttore generale della Direzione per la protezione della natura e del mare del Ministero dell’Ambiente, e il senatore Antonio D’Alì, Presidente della Commissione Ambiente del Senato. Tra le altre associazioni intervenute, Federparchi, Associazione 394, Enpa e l’Associazione Italiana dei Direttori e dei funzionari delle Aree Protette (Aidap).

“È essenziale - affermano le sette sigle ambientaliste in una nota congiunta - riaprire la discussione ed il confronto sulle finalità e modalità di gestione delle aree naturali protette nel nostro Paese, condizione pregiudiziale ad ogni ipotesi di modifica della Legge 394 del 1991, puntando non su una ‘riforma-lampo’ come quella discussa in Senato ma su un percorso partecipato, approfondito e condiviso. Solo in questo modo la normativa potrà essere efficacemente aggiornata sulla base del nuovo contesto socio-economico e dei nuovi strumenti introdotti dal ’91 ad oggi, sia a livello nazionale che internazionale, come la Strategia Nazionale Biodiversità, la Strategia UE 2020 per la Biodiversità e le conclusioni della COP 10 della Convenzione sulla Biodiversità Biologica”

LA ROADMAP DEL FORUM 394: I TEMI PRINCIPALI. Tra i temi fondamentali che il ‘Forum 394’ affronterà in un percorso che, partendo da oggi si prolungherà fino alla prossima Legislatura, si evidenziano: la valutazione dell’applicazione della normativa attuale per evidenziarne pregi e difetti, l’analisi e le proposte operative riguardanti le relazioni tra strumenti di governo del territorio e parchi, la definizione di meccanismi per il riconoscimento economico dei servizi forniti dagli ecosistemi e le relazioni con il finanziamento delle attività dei parchi, nonché le relazioni con il patrimonio storico e culturale che caratterizza molte aree naturali protette con territori ricchi di beni culturali e archeologici.

Ma un ruolo centrale dei lavori sarà svolto dalla necessità di rilanciare una cultura delle aree protette, considerato che la sfida per il rilancio del ruolo dei parchi nel nostro Paese è essenzialmente culturale. In questo senso è necessario far crescere tra i decisori e nell’opinione pubblica la percezione del valore, non solo economico, del nostro patrimonio naturale e l’esigenza di avere per la sua tutela e valorizzazione Enti dedicati efficaci ed efficienti.

QUATTRO BUONI MOTIVI PER DIRE NO ALLA ‘RIFORMA-LAMPO’ DELLA 394. Le sette Associazioni ambientaliste non condividono le proposte di riforma della Legge 394/1991 in discussione alla Commissione Ambiente del Senato per almeno 4 motivi:

1. Rottura di equilibri tra pubblico e privato negli enti di gestione. Verrebbero rivisti gli equilibri tra coloro che rappresentano negli enti di gestione interessi nazionali generali e chi rappresenta interessi particolari e privati. Nessuno intende contrapporre i legittimi interessi delle comunità locali alle esigenze di tutela della natura ma è quanto mai opportuno nel nostro Paese assicurare il rispetto di quella gerarchia di valori ribadita in più occasioni dalla Corte Costituzionale per la quale la tutela dell’ambiente deve prevalere sempre su qualunque interesse economico privato.

2. Rischio via libera ai cacciatori nelle aree naturali protette. E’ inefficace e piena d’insidie la proposta di controllo faunistico contenuta in uno degli emendamenti al disegno di legge, con cui si depotenzia l’approccio ecologico al controllo della fauna e si affida la soluzione del problema all’attività venatoria, in una sorta di via libera alla caccia nei parchi. Se si aggiunge che l’emendamento nemmeno prevede l’elementare misura del blocco di immissione di fauna problematica, tra cui ad esempio i cinghiali, è facile immaginare che verrà innescato un meccanismo vizioso di caccia che genererà altra caccia, con il paradossale risultato di un aggravio del problema del sovrappopolamento di talune specie faunistiche, anziché di una sua soluzione.

3. Nessun confronto sulla vera mission delle aree protette. Manca inoltre, come indispensabile premessa ad ogni ipotesi di riforma della Legge attuale, una seria analisi dei problemi nella gestione dei parchi in relazione al ruolo centrale che dovrebbero svolgere per la tutela della natura. Risale infatti al 2002, cioè alla seconda Conferenza nazionale sulle aree naturali protette di Torino, l’ultima occasione di ampio confronto e dibattito sul nostro sistema nazionale di parchi e riserve naturali.

4. Una questione di poltrone ‘verdi’. C’è infine da rilevare che, in assenza di una seria valutazione sullo stato delle nostre aree naturali protette, le proposte di riforma della Legge entrano esclusivamente nel merito delle rappresentanze negli Enti di gestione, delle procedure di nomina di Presidenti e Direttori, di possibili meccanismi di finanziamento attraverso royalties che rischiano di determinare pesanti condizionamenti nella gestione delle risorse naturali dei territori protetti.

IL PIU’ GRANDE PATRIMONIO NATURALE D’EUROPA: L’ITALIA. Le sette Associazioni ambientaliste ricordano, infine, che l’Italia conserva il più grande patrimonio naturale d’Europa con un totale di 871 aree naturali protette, di cui oltre 3.163.000 ettari a terra e oltre 2.800.000 ettari a mare, 2.287 Siti d’Interesse Comunitario (SIC) e 601 Zone di Protezione Speciale (ZPS), contributo italiano alla rete europea Natura 2000, corrispondente complessivamente al 19% del territorio nazionale.