A partire dallo scorso 3 giugno ha ufficialmente preso il via nel nostro Paese la cosiddetta fase 3 con la quale è di nuovo possibile spostarsi liberamente sul territorio nazionale. Il settore turistico è stato così messo finalmente nelle condizioni, perlomeno formali, di ripartire. In diversi interventi nelle scorse settimane il Touring ha più volte provato a delineare i trend dell’imminente estate anche attraverso il monitoraggio delle opinioni e delle intenzioni di viaggio della sua community (qui la sintesi dei risultati): ne è uscita la fotografia di una stagione quasi esclusivamente incentrata sul turismo domestico e di viaggiatori alla ricerca anche di destinazioni meno note e probabilmente meno affollate, interessanti da scoprire o da riscoprire.

Stiamo parlando delle aree interne, ovvero di quei territori che per caratteristiche geografiche sono lontani dai principali centri urbani ed economici del Paese e per i quali il turismo rappresenta un importante volano capace di generare reddito e occupazione: circa il 20% dei quasi 430 milioni di presenze che si registrano ogni anno, infatti, si concentrano in questa parte d’Italia.

Uno dei “prodotti” del nostro entroterra sono i borghi, per i quali il ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini ha promesso recentemente un piano di valorizzazione e rilancio in quanto saranno fondamentali per la ripartenza anche dei flussi incoming. Per capire come stanno vivendo questa delicata fase della vita economica e sociale, abbiamo coinvolto i referenti degli oltre 240 Comuni che hanno ricevuto dal Touring Club Italiano la Bandiera Arancione – marchio di qualità turistico-ambientale per le destinazioni che hanno saputo meglio valorizzare la propria identità locale – attraverso un questionario on line chiedendo loro di raccontarci come si stanno preparando ad affrontare i prossimi mesi.

Innanzitutto, abbiamo cercato di capire qual è stato l’impatto del coronavirus a livello locale (Figura 1): un dato importante è che non si è verificata la grave emergenza sanitaria che invece ha colpito altre aree del Paese. Su una scala da 1 a 5, infatti, l’impatto su ospedali, pronto soccorso e medicina del territorio è stato valutato tutto sommato contenuto (2,8) mentre le conseguenze più pesanti hanno riguardato economia e occupazione (4) e la tenuta del tessuto sociale (3,5). Si tratta di territori che, come altri nel nostro Paese, sono stati letteralmente messi in ginocchio dal lockdown, soprattutto perché la gran parte ha indicato che il turismo è uno dei settori più rilevanti per l’economia locale (punteggio di 4,5 su una scala da 1 a 5).

Abbiamo chiesto poi di valutare la situazione attuale e di indicare quali potranno essere nei prossimi mesi i fattori in grado di rimettere in moto la macchina turistica locale per dare un po’ di ossigeno agli operatori. Dalle risposte dei referenti dei singoli Comuni, emerge una visione abbastanza chiara (Figura 2): sarà il turismo open air a costituire la principale motivazione di viaggio per chi arriverà sul territorio (punteggio di 4,4, su una scala da 1 a 5) e solo secondariamente quello di chi torna a visitare i luoghi di origine (4). C’è una certa sicurezza inoltre sul fatto che il sistema locale riuscirà a trovare soluzioni per rendere sicuro il turismo (4,3) e non ci sono nemmeno troppi dubbi sul fatto che la popolazione residente sarà accogliente con i visitatori (4,2), elemento non scontato visto che non tutti i territori italiani sono stati colpiti in modo omogeneo dalla pandemia.

Un altro aspetto che dovrebbe giocare a favore della ripresa turistica è che c’è una certa fiducia da parte dei rispondenti sulla capacità del sistema sanitario locale di poter affrontare eventuali casi di coronavirus che si dovessero presentare tra i turisti (punteggio di 4): dunque si potrà contare su servizi mediamente efficienti. Se, complessivamente, i referenti dei Comuni Bandiera Arancione si mostrano “ottimisti” sulla possibilità di una ripresa, l’incertezza maggiore sembra essere quella dei tempi. Alla richiesta di valutare quanto gli operatori turistici stiano facendo nelle ultime settimane per prepararsi all’imminente stagione estiva, il punteggio che emerge, pur positivo (3,7 su una scala da 1 a 5), è il più basso di tutti quelli assegnati. Probabilmente, visto che il via libera del Governo agli spostamenti interregionali è avvenuto solo recentemente, c’è la consapevolezza che la ripartenza non sarà immediata e automatica ma che potrebbe avvenire a stagione inoltrata quando, verificato che il tasso contagi sarà sotto controllo, le persone saranno più favorevolmente disposte a viaggiare.

Infine, abbiamo chiesto di illustrarci i progetti e le iniziative in cantiere per rilanciare il turismo sul territorio: ne è emersa una situazione estremamente dinamica e che – da Nord a Sud – concentra gli sforzi di amministrazioni e operatori su due temi-chiave: la valorizzazione delle attività open air e la definizione di protocolli per garantire la sicurezza sanitaria.

Nel primo caso, si tratta di una serie di attività che spaziano dalla tabellazione della rete sentieristica preesistente alla definizione ex novo di percorsi naturalistici, di trekking urbano e cicloturistici, cercando di stimolare la curiosità degli ospiti organizzando anche visite guidate esclusivamente all’aperto e riservate a piccoli gruppi di utenti per evitare assembramenti e rispettare più agevolmente il distanziamento sociale.

Nel secondo caso, invece, si dedicano attenzione ed energie alla definizione di protocolli di sicurezza e sanificazione nelle strutture ricettive – molte delle quali sono extralberghiere – per garantire ai visitatori un’esperienza quanto più confortevole possibile. Parallelamente, si lavora anche per estendere l’utilizzo degli spazi pubblici – piazze, vie principali dei borghi – da parte dei gestori di bar e ristoranti per rendere animate e piacevoli le destinazioni durante la prossima stagione estiva.