Probabilmente per la prima volta, nel corso della sua lunga storia, il Touring Club Italiano ha ricevuto nella sede di Corso Italia a Milano una delegazione di autorità cinesi: è successo venerdì 1 luglio nella suggestiva Sala del Consiglio dell’associazione.

In occasione della loro visita in Italia, infatti, i rappresentanti della città di Anshun, una località del sud-ovest del Paese nella provincia del Guizhou, hanno partecipato a un incontro con il TCI. Obiettivo: raccontare un territorio che si sta affacciando in questi ultimi anni al turismo internazionale e, soprattutto, capire come l’Italia interpreta il proprio ruolo di meta turistica. Un’occasione, dunque, per mettere a confronto due prospettive diverse di intendere il settore e per imparare qualcosa in più su come il popolo cinese guarda (molto favorevolmente) all’Europa e all’Italia.

Anshun è una città relativamente “piccola”: conta 2,6 milioni di abitanti e si trova in un territorio prevalentemente montuoso. Il Governo la annovera tra le principali destinazioni turistiche con una prevalenza, attualmente, di flussi domestici grazie a una serie di attrattive ambientali tra cui le cascate Huangguoshu, le più grandi e importanti dell’Asia, la cui caratteristica è quella di poter essere ammirate da una molteplicità di prospettive. L’area, inoltre, è nota in Cina per una specifica modalità di stampa dei tessuti – a cera – oltre che per una speciale grappa d’orzo. A testimonianza della grande curiosità dei cinesi nei confronti dell’Europa, c’è la recente costruzione, su una superficie di 4 kmq, di un nuovo insediamento abitativo e commerciale in stile europeo che, dunque, oltre ad aver l’obiettivo di attirare turisti, ha anche quello di proporre un modello di vita occidentale…

La cosa che però ha più colpito la delegazione – oltre chiaramente l’origine “ciclistica” del Touring – è stato l’archivio fotografico: come segno di accoglienza e di apertura alla conoscenza del mondo, che da sempre caratterizza l’associazione, sono stati mostrati alcuni materiali sulla Cina risalenti agli anni 30 del Novecento, un patrimonio documentario quasi ormai scomparso a seguito della rivoluzione culturale del 1966 che conferma lo straordinario ruolo del TCI come memoria storica non solo del nostro Paese.