Agricoltura e navigazione: questi sono i temi su cui si è dibattuto venerdì 18 settembre a Cremona, sede della terza tappa del progetto Touring “Io sono il Po”. Due temi apparentemente lontani, ma che invece sono strettamente legati da un unico denominatore comune: appunto il fiume Po, che per la città lombarda ha sempre rivestito una fondamentale importanza fin dai tempi della sua fondazione.

L’introduzione del convegno, tenutosi alla Camera di Commercio di Cremona, nella sala Maffei, ha visto protagonisti l’assessore al Turismo del Comune di Cremona, Barbara Manfredini, che ha ricordato le tante peculiarità del fiume e le attività che ruotano intorno ad esso; e il presidente del Touring Club Italiano Franco Iseppi, che ha presentato il progetto e ha delineato il ruolo dell’associazione nella promozione e nella valorizzazione delle realtà locali.

AGRICOLTURA, DA CREMONA AL MONDO
Si è poi parlato di agricoltura, con la prima sessione del convegno, moderata dal giornalista Davide Paolini e denominata “Agricoltura: qualità, innovazione, identità e competitività”. A fare il punto sui numeri che può vantare sul tema la città lombarda ci ha pensato Gian Domenico Auricchio, presidente della locale Camera di Commercio, che ha ricordato il primato del Cremonese quanto ad agricoltura e a zootecnia avanzate: “Cremona è la capitale del latte, un quarto della produzione lombarda viene dai nostri allevamenti” ha dichiarato, evidenziando le tante iniziative realizzate perché le imprese locali si potessero internazionalizzare, soprattutto in un periodo importante come quello di Expo. 

Si è poi passati al quadro nazionale grazie a Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, che ha parlato di quanto l’agricoltura italiana sia stata capace di rigenerarsi e reinventarsi nell’ultimo ventennio: “Oggi siamo tra i primi al mondo quanto a sicurezza alimentare, a sostenibilità e a distintività” ha dichiarato “procuriamo molto più valore aggiunto per ettaro rispetto ad altri paesi europei. Ma dobbiamo imparare a essere più coerenti, in tutti i comparti”.

Un videointervento di Paolo de Castro, della Commissione agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento europeo, ha poi allargato ancor più i confini del tema: de Castro ha infatti parlato della crisi dell’agricoltura a livello mondiale, dei cambiamenti delle diete alimentari soprattutto in Asia e del conseguente problema della "caccia alle risorse”. “Bisogna prendere atto delle politiche globali” ha concluso.

Fabio Renzi, segretario generale della Fondazione Symbola, intervenuto in luogo del presidente Realacci, ha invece spostato l’attenzione sulla necessità di comunicazione della “nuova” agricoltura e soprattutto del rapporto sempre più forte tra agricoltura e cultura. “E’ emblematico il caso delle Langhe e del Monferrato, che l’anno scorso sono state insignite del riconoscimento Unesco di Patrimonio dell’Umanità: non era mai successo che un territorio agricolo italiano fosse stato premiato dall’Unesco per le sue qualità paesaggistiche e culturali” ha spiegato, propugnando l’idea che si debba andare sempre più verso esperienze di qualità. 

E per concludere, il direttore del Centro Studi Tci Massimiliano Vavassori ha fatto il punto sul difficile rapporto tra specificità italiana (qualità) e flussi turistici (quantità), proponendo dati sull’attrattività turistica del nostro Paese, sui nuovi modi di vacanza richiesti dagli italiani e sulla necessità di un aumento dei prodotti acquistabili per far sì che la filiera risorse-prodotti-mercato possa funzionare. “Quanto alla Lombardia” ha dichiarato “nessuno si aspetterebbe che sia la seconda regione italiana per flussi turistici dopo la Toscana”.

Sul legame tra agricoltura e turismo è stato poi fatto un secondo giro di tavolo tra tutti i presenti. Nell’occasione, Moncalvo ha rivolto un monito: “il cibo deve essere considerato bene comune: è l’unica strada che porta al rispetto del territorio e a una narrazione che coinvolga tutti i suoi soggetti”.

NAVIGAZIONE, TRA STORIA E POSSIBILITA’
La seconda parte del convegno ha visto poi protagonista la navigazione, altro elemento centrale del “sistema Po”. Moderati da Francesco Puma, segretario dell’Autorità di bacino del fiume Po, sono intervenuti quattro relatori.

Alessio Picarelli, dell’Autorità di bacino del fiume Po, ha raccontato la storia del canale Milano-Cremona, un’opera più volte ipotizzata e più volte al centro di politiche locali e nazionali. Le vicende, che hanno visto il territorio oggetto di progetti e speculazioni dal 1914 - quando si parlava del “porto di Milano” - al 2000, quando la parte di canale navigabile fu per così dire “affondata”, hanno comunque lasciato in eredità quello che ora è il polo industriale di Cremona. “Non ci abbiamo creduto fino in fondo: peccato, perché il trasporto via acqua invece che via gomma poteva essere un’occasione importante per lo sviluppo del territorio” ha concluso.

A seguire è intervenuta Silvia Volpato, dirigente della struttura navigazione e intermodalità della Regione Lombardia, che ha fatto il punto sullo sviluppo della navigazione sul Po e sulle vie d’acqua della regione. “La Lombardia è la prima regione italiana per vie navigabili, con oltre 1000 chilometri di coste, tra laghi e fiumi” ha dichiarato, ponendo poi l’accento sulle azioni di sviluppo e di valorizzazione, sugli interventi realizzati e da realizzare e in particolare sul tema dell’idrovia Locarno-Venezia, che passa da Milano e dai navigli.

Il terzo intervento è stato di Matteo Proto, dottore di ricerca in Storia d’Europa all’Università di Trento. Proto ha parlato delle utopie fluviali nell’Italia contemporanea, come per esempio quella di un “naviglio pedemontano” che collegasse la laguna di Venezia a Milano a nord del Po e a sud delle Alpi. Di questo progetto fu realizzata solo l’idrovia Padova-Venezia, nel 1960. E’ sempre stato difficile, infatti, navigare il grande fiume e per questa ragione furono progettati numerosi interventi per creare vie d’acqua alternative.

L’ultimo intervento ha visto come protagonista Giuseppe Passoni, ordinario di idraulica marittima al Politecnico di Milano. Titolo della relazione: "Logistica fluviomarittima in Europa, il ruolo del corridoio adriatico”. Passoni ha tenuto una vera e propria lezione sulle strade d’acqua mondiali, europee e italiane, puntualizzando il ruolo dei grandi porti del nostro Paese, il modello del Danubio e l’importanza dell’Adriatico. Si è poi soffermato sui vari studi realizzati per capire quale sia il modo migliore per mettere in comunicazione l’Adriatico con Cremona e Milano, mettendo a confronto i costi del trasporto stradale con quelli della navigazione e di un’ipotetica “sistemazione” del Po e dei canali già esistenti.