Pubblichiamo un commento del nostro consigliere Giovanni Frau in linea con le riflessioni che il Touring Club Italiano sta facendo in questi giorni difficili.

Il Touring Club Italiano ha 125 anni e non può restare in silenzio di fronte al blocco mentale che sembra aver coinvolto il Paese che rimane inerte in attesa di provvidenze pubbliche, esenzioni fiscali, aiuti più o meno misericordiosi nel settore del turismo che rappresenta il 5,5% di impatto diretto e il 13% dell’impatto indotto del prodotto interno lordo. Il Paese, ma sopratutto gli italiani devono reagire.

Una epidemia di polmonite virale ha colpito alcune zone del Nord Italia e si sta estendendo a macchia d’olio. Si tratta di un fatto grave, che ha determinato la chiusura di alcuni territori della Lombardia e del Veneto e al quale si è data risposta con iniziative per diminuire i contatti e ritardare una diffusione di massa che metterebbe a rischio l’intero sistema sanitario nazionale.

La priorità della tutela della salute individuale attraverso l’utilizzo al meglio delle risorse sanitarie sembra essere la linea principale adottata in questo tempo di crescita dell’epidemia. Dopo un primo sbandamento di atti amministrativi diversi da Regione e Regione, da Comune a Comune, si è creato un coordinamento nazionale, un comitato scientifico, regole e prescrizioni per la tutela del diritto dei cittadini all'assistenza sanitaria al tempo dell’epidemia che, come dice il Sindaco di Milano Giuseppe Sala, non si discutono: si applicano.

Ma la linea generale è quella dell’interesse collettivo, di far sopravvivere il Paese, la sua economia, di cui il turismo è gran parte, la vita sociale, il lavoro che non possono essere paralizzati per mesi, pena il crollo del Sistema Italia.

Una malattia epidemica che colpisce a contatto le persone non è mitigata dal fatto che il 97% delle persone colpite guarisca e che nella maggior parte dei casi abbia forme leggere della patologia.

Tuttavia questa circostanza grave, molto meno perniciosa della Spagnola e del colera, richiede il sorgere negli Italiani di un movimento di reazione, senza perdere la prudenza e il rispetto della prevenzione.

Come successo in passato l’epidemia passerà, la primavera farà diminuire e poi cessare il contagio virale dell’inverno: questa speranza deve ispirare il modo di agire di tutti. Attendere decine di miliardi di euro di sussidi come unica soluzione è una visione non immediata e, se sì, in cambio di contropartite gravose.

Il compito di tutti noi, come dopo la sciagura della seconda guerra mondiale, è quello di ripartire da subito, continuando ognuno di noi la vita di sempre, dopo aver posto in essere tutte le indicazioni che le autorità daranno di volta in volta, considerando il rischio di malattia una componente del rischio di vivere, remoto come lo è un incidente in una escursione in montagna se si è ben attrezzati o in una gita in barca a vela se si conoscono le regole del regatare.

Il crollo del turismo in queste settimane è comprensibile e ineliminabile; ma il compito nostro, delle famiglie italiane, è quello di riempire gli alberghi di prenotazioni per la primavera avanzata e per l’estate, scegliendo di passare le vacanze in Italia anziché all’estero, nelle città d’arte, al mare, in montagna, riempiendo e coprendo il vuoto che gli stranieri forse ci daranno quest’anno. Gli alberghi, le pensioni, i b&b devono essere inondati di prenotazioni anche con la clausola “salvo casi di forza maggiore”; i gestori devono sentire che la stagione non è compromessa, che la crisi è temporanea e reversibile. In particolare Ischia deve essere piena di prenotazioni di lombardi e veneti che facciano capire agli ischitani che tutti sanno della loro ospitalità e generosità, così ferita da improvvidi ed estemporanei amministratori locali.

I ristoranti, i bar, i caffè devono essere di nuovo frequentati nel rispetto delle regole sanitarie, i clienti devono essere controllati e coccolati. I nostri volontari, le cento mille associazioni e organizzazioni della solidarietà municipale devono essere mobilitate per dare supporto al turismo.

Rimbocchiamoci le maniche e diamoci da fare. Gli aiuti arriveranno a rendere più fertile un terreno già arato. 

Giovanni Frau