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Primo, stare attenti a non inciampare. Secondo, esser disposti a farsi stupire. Terzo, non soffrire il freddo. A Bolzano basta scendere tre gradini sotto il livello della strada per entrare nella più antica chiesa cittadina, San Giovanni in Villa. Chiesa piccolina ma massiccia, consacrata nel 1180 e completamente ricostruita in stile romanico-gotico intorno al 1300, interamente affrescata con ricche pitture di imitazione giottesca.
Dieci anni fa la chiesetta è stata riaperta grazie ai Soci Volontari Touring del capoluogo altoatesino, nell'ambito dell'iniziativa Aperti per Voi. «La chiesa è di proprietà della Curia, da tempo veniva utilizzata solo una volta l’anno per la messa in onore del patrono cui è dedicata e nulla più. Allora noi soci bolzanini abbiamo pensato che fosse il caso di metterci in gioco» racconta Pietro Marangoni, console Touring di Bolzano. «In Italia siamo pieni di capolavori che tanti ignorano, e il minimo che possiamo fare è adoperarci perché vengano conosciuti dai turisti, ma soprattutto da chi in quei posti vive» prosegue Marangoni.

Così l’apertura è stato un dono in primis per i bolzanini. «Anche perché S. Giovanni in Villa è una vera sorpresa, una piccola cappella degli Scrovegni incastonata tra le montagne». Quando entri chiudi gli occhi per abituarli alla relativa oscurità, quando li apri ti trovi sotto un cielo stellato affrescato otto secoli fa. Un luogo che ha un suo valore simbolico in una città in cerca di simboli condivisi come Bolzano.
 


Bolzano - Chiesa di S. Giovanni in Villa. Santa Parentela. Concessione Benelli
 
«Questa chiesetta è un simbolo della convivenza tra le due popolazioni che storicamente vivono qui. Bolzano è sempre stato un luogo di mercato e infatti S. Giovanni è stata edificata da una famiglia di banchieri fiorentini che viveva qui per i suoi affari. Per questo è dedicata a S. Giovanni Battista e non come nella tradizione teutonica a S. Giovanni evangelista: S. Giovanni Battista è il Patrono di Firenze» spiega Marangoni. Ma le curiosità non finiscono qui. «Tra gli affreschi, sotto la volta stellata, c’è una rappresentazione di S. Giovanni Battista nel deserto. Solo che alle sue spalle non si vede il deserto, ma un paesaggio alpino dolomitico».

Ed è per storie come questa che l’apertura di S. Giovanni è stata un piccolo successo cittadino. «In principio veniva aperta una volta al mese, al sabato. Oggi è aperta ogni sabato, grazie ai Volontari Tci e anche ad altri enti che si sono aggiunti nel tempo» spiega il console. Il che è un indiretto attestato di merito per l’iniziativa dei soci bolzanini. «Dopo qualche anno l’ufficio turistico della città ha capito che S. Giovanni era una tappa importante nella scoperta della città, e dunque si è impegnato a tenerla aperta tutti i sabati mattina, e così fa anche un’altra associazione di quartiere» aggiunge il console.

Ada Bianchini, volontaria Aperti per Voi Bolzano
 
Visto il successo, ormai siamo a oltre 10mila persone in tutti questi anni di apertura, sei anni dopo i soci bolzanini hanno deciso di aprire un’altra piccola chiesa ancorata allo stesso destino di chiusura, San Martino a Campiglio. Altra chiesa dal campanile massiccio dalla punta allungata che in tanti avranno visto percorrendo l’autostrada del Brennero giusto alla fine di Bolzano, stretta tra il viadotto autostradale e il corso dell’Isarco. Altra chiesa chiusa, pochi potevano dire di averne visto l’interno. «Con la Curia è stato facile ripetere l’esperienza, visto come è andato a S. Giovanni. E così ora l’apriamo al sabato mattina» spiega Maragoni.
 

S. Martino in Campiglio, Bolzano - Foto Archivio Azienda Soggiorno Bolzano
All’interno è un altro piccolo scrigno affrescato con opere di ispirazione giottesca. «È conosciuta anche come chiesa dei diavoletti, visto che si possono osservare tante diverse rappresentazioni. Per esempio il Giuda dell’Ultima cena, che ha una aureola nera e i capelli rossi, ne ha uno in bocca». Come per S. Giovanni anche qui l’intento è stata aprirla ai bolzanini. Ma anche qui arrivano tanti turisti: «Siamo 50 e 50 come visite, locali e viaggiatori. Tanti tedeschi che arrivano informati, con in mano la loro bella guida, ben felici di vedere quello che per anni era stato loro precluso». Come per S. Giovanni anche in questo caso il successo ha portato l’azienda di soggiorno locale ad affiancarsi ai volontari, aumentando i momenti d’apertura. Segno concreto che i soci di Bolzano dieci anni fa avevano visto giusto: la strada battuta è quella corretta. C’è bisogno di cultura e voglia di scoprire i tanti piccoli tesori chiusi.
 

Affreschi di S. Martino in Campiglio, Bolzano - Foto Archivio Azienda Soggiorno Bolzano
 
Chiese come S. Giovanni e S. Martino, più o meno grandi, più o meno belle ce ne sono molte a Bolzano e tra i vigneti degli immediati dintorni. «Da tempo accarezzo un sogno, riuscire a portare a termine il proverbiale giro delle sette chiese...» scherza Marangoni. «In città ci sono almeno altre cinque chiese nella stessa situazione che meriterebbero di esser aperte. Ma qui a Bolzano i nostri volontari sono pochi, meno di una decina, per cui non abbiamo le forze per farlo». Certo, se qualcuno volesse candidarsi a dargli un mano...
 
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