«Il Tci è una di quelle istituzioni che, passo dopo passo, iniziativa dopo iniziativa, hanno realmente contribuito a unire sotto il tricolore gli italiani». A esprimere gratitudine per l'impegno del sodalizio è Romano Prodi – ex presidente della Commissione europea e del Consiglio italiano ma soprattutto ex consigliere del Tci – intervenuto ieri, a sorpresa, in piazza del Nettuno a Bologna in occasione dell’incontro "1904 - La bicicletta e il paesaggio", seconda conversazione di fine tappa che ha accompagnato l'ingresso della Carovana ciclistica Milano-Roma nel capoluogo emiliano-romagnolo. Un saluto al pubblico e agli ospiti della tavola rotonda, quattro chiacchiere con la comitiva itinerante, parole di incoraggiamento per la prossima tratta lungo la statale 65 della Futa e della Raticosa, fra le più impegnative dell'intero itinerario. Tanto è bastato per scaldare gli entusiasmi e motivare a nuove imprese i 24 partecipanti, reduci da una pedalata di 117 chilometri.

 

1904 - Dieci candeline. A 10 anni dalla sua fondazione il Tci è ormai un'istituzione affermata. «Oltre a guide, carte, profili altimetrici, la produzione dell'associazione si arricchisce di una straordinaria pubblicazione: Attraverso l'Italia, una collana di libri fotografici che arriverà fino ai giorni nostri in tre edizioni sempre più aggiornate», ha ricordato Albano Marcarini, presidente della Confederazione per la mobilità dolce Comodo e animatore dei talk show tematici. «Un vero e proprio archivio di immagini sull'evoluzione del paesaggio tricolore. Tanto più innovativo per lo strumento utilizzato: si tratta, infatti, della prima completa ricognizione fotografica del territorio italiano, in un'epoca in cui si adoperavano ancora stampe incise al bulino».


 

In quello stesso anno, dietro suggerimento di Ugo Ojetti, il Tci lancia un'inchiesta dalle pagine della sua rivista mensile, rivolgendo agli abbonati due domande: «Cari lettori - recitava la prima- qual è secondo voi il mezzo di trasporto migliore per osservare e godere del paesaggio?». La diffidenza che aveva accompagnato il debutto del mezzo a due ruote è ormai un ricordo superato e la risposta arriva unanime: la bicicletta. «Mentre esordiscono cenni di traffico automobilistico - La Fiat era nata appena cinque anni prima, nel 1899 - il Touring avanza la prima proposta per la costruzione di piste ciclabili», dice Marcarini. La seconda domanda invita i lettori a eleggere il paesaggio più bello d'Italia da visitare sui pedali. «Chi cita la Pineta di Ravenna, chi San Marino, chi il santuario di S.Luca e chi... il balcone di casa sua!»


 

«Tre anni più tardi, nel 1907, a Bologna, si tiene il primo convegno dell'Associazione nazionale per i paesaggi e i monumenti pittoreschi d'Italia, nata sotto l'auspicio e grazie all'appello lanciato dal console Carlo Sandoni dalle colonne del Corriere della Sera», ricorda Massimiliano Vavassori, direttore del centro studi del Tci. «La tutela del patrimonio ambientale e naturalistico del Paese diventa tema centrale nell'attività del Touring e, grazie al suo impegno, entra nel vivo del dibattito pubblico: nel 1913 debutta il Comitato nazionale di difesa del paesaggio e dei monumenti, seguito di lì a poco dall'istituzione dei grandi parchi nazionali: quello del Gran Paradiso nel '22, il Parco d'Abruzzo nel '23, lo Stelvio ecc.». Del 1905 la prima disposizione normativa sulla protezione della pineta di Ravenna, estesa poi all'insieme dei paesaggi italiani con la nuova legge del 1912, scritta anche grazie al convegno di Bologna.
 «La dicotomia apparente fra spinta verso la modernità e conservazione del patrimonio verde d'Italia, che vede inizialmente contrapposta l’attività dell'associazione all'invasività delle nascenti centrali elettriche, verrà superata nel tempo con la formulazione della cosiddetta tutela "dinamica" del paesaggio».
 


 

Tanto più apprezzato quanto più si è allenati a conoscerlo e riconoscerlo. Come si può proteggere qualcosa che sfugge, di cui si ignora importanza e complessità? «Occorre una nuova educazione al patrimonio paesaggistico», afferma Alessandro Toccolini, docente di Agraria e presidente di Greenways Italia, associazione nata per promuovere la conoscenza dei percorsi verdi realizzati in Italia. «Dopo molti anni di studi, ricerche e convegni didattici, vediamo finalmente realizzate le prime iniziative, che incrementano di giorno in giorno i percorsi dedicati alla mobilità non motorizzata, ricavati dal recupero di infrastrutture esistenti, in primo luogo ferrovie dismesse e alzaie dei canali. In questo senso la Sicilia, ricchissima di itinerari alternativi, è stata per me un'autentica scoperta».


 

«Promuovere la conoscenza del nostro territorio è oggi azione indispensabile perché l'Italia va ancora difesa dall'incuria e dalla speculazione edilizia». Non usa mezzi termini Massimo Bottini, consigliere nazionale di Italia Nostra, associazione che nel 2008 ha lanciato la compagna nazionale "Paesaggi sensibili", per riaffermare il proprio impegno in difesa del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della nazione, riconosciuto dall'articolo 9 della Costituzione tra i fondamenti dell'identità tricolore. «Colline, vallate e pianure, coste e vette alpine, laghi e fiumi, pinete e aree rurali, parchi archeologici e borghi antichi, rischiano di essere sacrificati all'altare dell'incuria e dell'aggressività urbanistica. Recuperare infrastrutture meno invasive, come i binari ferroviari dismessi o i percorsi ciclabili è il modo migliore per riappropriarci del nostro paesaggio. Bologna, per esempio, è un tessuto urbano che ha
 sempre vissuto in modo virtuoso il rapporto con la campagna e la collina circostante. Ma in questi ultimi anni, la relazione di continuità comincia a scricchiolare».
 


 

È un campanello d'allarme che non lascia indifferenti i residenti. «Più senso civico, maggiore partecipazione alla cura della città e dei suoi simboli: piazza Maggiore, le due torri, la basilica di S. Stefano e il santuario di San Luca, luoghi che rappresentano il nostro patrimonio storico e identitario. È quanto chiedono i bolognesi alle istituzioni e alla cittadinanza tutta», conferma Alessandro Belardetti, giornalista de Il Resto del Carlino. «Le lettere che arrivano in redazione sono molto chiare in proposito».


 

«Non dimentichiamo poi che l'Italia, con 59mila specie animali e 6mila vegetali, è in Europa il Paese più ricco non solo dal punto di vista architettonico e artistico, ma anche sotto il profilo della biodiversità», aggiunge Roberto Furlani, responsabile Turismo del Wwf Italia e partecipante alla Carovana Tci. «Una ricchezza naturalistica straordinaria che vede impegnate sul fronte della tutela numerose associazioni. Il 20 per cento circa del paesaggio italiano è oggi protetto non solo dalle cento oasi del Wwf, ma anche dal lavoro di numerosi soggetti attivi sul territorio, da Legambiente alla Lipu, allo stesso Touring Club». Che, assicura Vavassori in conclusione del talk show, è impegnato oggi su un duplice fronte: «Quello della memoria documentale e nel monitoraggio di tutte le politiche pubbliche suscettibili di alterare l'equilibrio di questi nostri preziosi territori».


 

La frase del giorno: «Il paesaggio è il punto di incontro tra la geografia e la storia, tra dato ambientale e creatività umana. Perciò la sua tutela è affidata alla Repubblica prima ancora che allo Stato, perché le persone, noi tutti, siamo parte integrante di questo lascito e quindi titolari di una responsabilità». Massimiliano Vavassori, direttore del centro studi del Tci
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