Dar voce e visibilità a tutti quei soggetti che in vari modi e in diversi ambiti “si prendono cura” dell’Italia, del suo territorio, del suo ambiente naturale, dei suoi beni culturali, delle sue tradizioni, del suo cibo... in una parola, dei suoi “beni comuni”. Dei piccoli e grandi tesori, palesi o nascosti che siano.

Era questo l’obiettivo dell’incontro di oggi dal titolo "L’Italia che si prende cura dell’Italia", organizzato a Milano dal Touring Club Italiano insieme a Fondazione Cariplo, con la collaborazione scientifica di Labsus. Si è parlato dunque sia dell'un milione di cittadini attivi sia delle 46mila associazioni che nella loro azione quotidiana puntano a una cultura della valorizzazione e del rispetto delle risorse e delle persone. In particolare (si vedano le slide nella gallery sopra), il milione di volontari per i beni comuni costituisce il 18% dei volontari totali attivi nel Terzo settore (sono localizzati per il 53% al Nord, per il 24% al Centro e per il 23% al Sud); a livello regionale, la quota di volontari che si occupano di beni comuni rispetto alla popolazione residente – una sorta di indice di propensione al volontariato – vede al primo posto Trentino-Alto Adige (5%), seguito da Basilicata (4%) e Valle d’Aosta e Umbria (3%). Un’alternativa dunque all’Italia del rancore, dell’egoismo e dell’incuria - una parola, quest'ultima, che spesso negli interventi è stata contrapposta a cura, quella che ogni cittadino dovrebbe avere del suo Paese e della sua comunità. 

CITTADINI ATTIVI, DA MONZA A CASERTA
La prima parte dell'incontro - intitolata "Quelli che si prendono cura dei quartieri e dei borghi" - ha visto protagonisti alcuni volontari che curano i beni comuni sul territorio. Moderati da Gregorio Arena, presidente di Labsus - Laboratorio per la Sussidarietà e consigliere del Touring Club Italiano, si sono alternati al microfono sei "cittadini attivi", che hanno raccontato la loro esperienza sul territorio e i beni comuni che hanno contribuito a "curare": parchi e spazi verdi a Latina e a Caserta, orti a Monza, flessibilità dei servizi per l’infanzia e un fondo di mutuo soccorso proposto da 30 donne braccianti ad Adelfia (Bari), le antiche mura di Siena, la gestione di uno spazio all'interno di un quartiere problematico di Genova

Anche se in contesti diversi, sono emersi molti tratti comuni, a partire dai patti di collaborazione stipulati tra cittadini e amministrazione: un processo relativamente nuovo, in cui cittadini volontari si fanno promotori di una iniziativa sociale e interpellano le amministrazioni per lavorare insieme. E poi, comune a tutte le esperienze è anche la costruzione di un senso di comunità: attraverso piccoli gesti di cura si crea capitale sociale, si permette anche un riscatto, si restituisce dignità. In molti casi, la partecipazione diventa un moltiplicatore. "Certo, i beni comuni continuano a rimanere pubblici, ma i cittadini prendendosene cura si assumono responsabilità anche verso gli altri cittadini, nell'interesse generale" ha spiegato Arena. "I cittadini attivi non lo sanno, ma di fatto stanno facendo politica. Gesti e azioni che fanno il bene della nostra democrazia. I beni comuni se arricchiti arricchiscono tutti, se indeboliti, indeboliscono tutti”.

LE ASSOCIAZIONI NAZIONALI
Alla seconda parte dell'incontro - denominata "Quelli che si prendono cura di tutta l'Italia" - hanno invece preso parte le maggiori organizzazioni nazionali impegnate nel settore. Dopo l’introduzione di Claudia Sorlini, Vice Presidente del Touring Club Italiano (in rappresentanza del Presidente dell’Associazione, Franco Iseppi), hanno preso parte al dibattito Stefano Ciafani, Presidente di Legambiente; Luciano Gualzetti, Direttore di Caritas Ambrosiana; in collegamento video, Carlo Petrini, fondatore di Slow Food; Marco Magnifico, vicepresidente FAI; Vincenzo Torti, Presidente CAI. La moderazione di questo panel è stata della giornalista del Corriere della Sera Rita Querzé; a conclusione, l'intervento del presidente di Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti.

Sorlini, vicepresidente Touring, ha parlato di sostenibilità (un concetto non solo economico, ma anche ambientale e sociale) e di responsabilità a tutelare i beni comuni anche per le generazioni future. L'accento è stato posto naturalmente sull'iniziativa Aperti per Voi, che grazie a oltre 3.000 Volontari Touring per il Patrimonio Culturale permette di tenere aperti 81 luoghi italiani altrimenti difficilmente visitabili. Ciafani (Legambiente) ha parlato di un "esercito pacifico" che si prende cura del Paese, ma anche della necessità di regole chiare e di tante difficoltà burocratiche a portare avanti i progetti; Gualzetti (Caritas) ha posto l'accento sulla necessità dell'incontro tra le persone e sul concetto di solidarietà, che lo Stato deve promuovere senza distinzioni; Petrini (Slowfood) ha auspicato un lavoro armonico tra le associazioni per "coltivare e custodire"; Magnifico (Fai) ha ribadito la necessità dell'attenzione alle persone e agli emarginati ("non avrebbe nessun senso restaurare un monumento se non servisse alla gente: la nostra funzione comune è sociale"); Torti (Cai) ha portato come esempio il Sentiero Italia, itinerario che unisce il Paese e offre opportunità alle comunità attraversate. Guzzetti, infine, ha indicato le priorità - povertà, disoccupazione giovanile, fragilità - ricordando come Fondazione Cariplo da anni sperimenta nella direzione di un welfare centrato sulla comunità.

IL NOSTRO IMPEGNO SUI BENI COMUNI
Proprio con l'obiettivo di lavorare insieme per prendersi cura dell'Italia, le singole organizzazioni hanno anche sottoscritto un impegno sui “beni comuni” riassunto in sei punti. Eccolo. 

1. la Costituzione racchiude al suo interno il senso del prendersi cura dell’Italia come bene comune, sia con riferimento agli artt. 4, 9 e 118 ultimo comma sia ai suoi principi generali;
2. prendersi cura dei beni comuni non produce effetti positivi solo su chi si impegna direttamente ma anche sulla società nella sua interezza, contribuendo a rafforzare le relazioni di comunità e il senso di appartenenza;
3. i cittadini attivi e le organizzazioni che si prendono cura dei beni comuni sono una ricchezza, troppo spesso purtroppo considerata come una interferenza invece che come un’opportunità da parte delle istituzioni. Occorre superare queste diffidenze e incentivare una cultura di condivisione e di collaborazione fra istituzioni e cittadini;
4. è necessario che le istituzioni, le imprese e i mezzi di informazione diano sempre maggior attenzione e visibilità a questa energia espressa dalla società civile sostenendo la crescente disponibilità dei cittadini a dedicare il proprio tempo alla cura dei beni comuni materiali e immateriali, anche attraverso le attività promosse dalle organizzazioni stesse;
5. le nostre organizzazioni, pur nei differenti ambiti di intervento, vedono nella cura dei beni comuni l’elemento unificante delle rispettive funzioni: sussidiarietà, integrazione tra pubblico e privato, rapporto virtuoso tra cittadini e istituzioni, creazione di senso di appartenenza e di senso civico, produzione di conoscenza e valorizzazione dei territori;
6. le nostre organizzazioni si impegnano pertanto, anche mettendo in essere forme sistematiche di collaborazione, a promuovere le attività di cura del Paese e a sensibilizzare su tale tema i rispettivi membri e in generale la pubblica opinione.