Anche il Touring Club Italiano aderisce al Manifesto di Assisi per “un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica”. Annunciato nel seminario estivo dalla Fondazione Symbola a luglio e presentato per la prima volta nel Forum internazionale di Coldiretti di Cernobbio a ottobre, il Manifesto propone una nuova alleanza tra soggetti diversi per affrontare la crisi climatica, mobilitando le migliori energie disponibili e facendo dell’obiettivo dell’azzeramento delle emissioni nette di CO2 al 2050 l’occasione per migliorare il nostro futuro.

Il testo vede come promotori Ermete Realacci, Vincenzo Boccia, Ettore Prandini, Francesco Starace, Mauro Gambetti, Padre Enzo Fortunato, Catia Bastioli e fin dall’inizio ha raccolto ampie adesioni nel mondo delle imprese, dell’impegno sociale e ambientale, della cultura. Il primo incontro tra i soggetti firmatari e tutti gli interessati si tiene oggi nel Sacro Convento di Assisi - da qui il nome - alla presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e con un intervento del presidente del parlamento Europeo David Sassoli. 

È possibile prendere visione del documento, dei firmatari e sottoscriverlo sul sito www.symbola.net/manifesto. Di seguito il testo completo.

IL MANIFESTO DI ASSISI
Affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro. È una sfida di enorme portata che richiede il contributo delle migliori energie tecnologiche, istituzionali, politiche, sociali, culturali. Il contributo di tutti i mondi economici e produttivi e soprattutto la partecipazione dei cittadini. Importante è stato ed è in questa direzione il ruolo dell’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco.

Siamo convinti che, in presenza di politiche serie e lungimiranti, sia possibile azzerare il contributo netto di emissione dei gas serra entro il 2050. Questa sfida può rinnovare la missione dell’Europa dandole forza e centralità. E può vedere un’Italia in prima fila. Già oggi in molti settori, dall’industria all’agricoltura, dall’artigianato ai servizi, dal design alla ricerca, siamo protagonisti nel campo dell’economia circolare e sostenibile. Siamo, ad esempio, primi in Europa come percentuale di riciclo dei rifiuti prodotti.
 
La nostra green economy rende più competitive le nostre imprese e produce posti di lavoro affondando le radici, spesso secolari, in un modo di produrre legato alla qualità, alla bellezza, all’efficienza, alla storia delle città, alle esperienze positive di comunità e territori. Fa della coesione sociale un fattore produttivo e coniuga empatia e tecnologia. Larga parte della nostra economia dipende da questo.
 
I nostri problemi sono grandi e antichi: non solo il debito pubblico ma le diseguaglianze sociali e territoriali, l’illegalità e l’economia in nero, una burocrazia spesso inefficiente e soffocante, l’incertezza per il presente e il futuro che alimenta paure. Ma l’Italia è anche in grado di mettere in campo risorse ed esperienze che spesso non siamo in grado di valorizzare. Noi siamo convinti che non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia.
 
La sfida della crisi climatica può essere l’occasione per mettere in movimento il nostro Paese in nome di un futuro comune e migliore. Noi, in ogni caso, nei limiti delle nostre possibilità, lavoreremo in questa direzione, senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno. Un’Italia che fa l’Italia, a partire dalle nostre tradizioni migliori, è essenziale per questa sfida e può dare un importante contributo per provare a costruire un mondo, civile, gentile.