George Orwell ci passò svariati anni e decise di ambientarci il suo primo romanzo, Giorni Birmani. Rudyard Kipling ne restò talmente ammaliato che arrivò a dire che non esisteva nessun altro Paese al mondo come la Birmania. Norman Lewis pensava fosse il Paese migliore del mondo. Ma questi erano viaggiatori di qualche decennio fa, quando la Birmania britannica sembrava la nazione più promettente di tutta l'Asia Orientale. Finita la Seconda Guerra Mondiale e conquistata l'indipendenza con il generale Aung San, padre del premio Nobel Aung San Suu Kyi, la Birmania divenne ben presto un paria del mondo globale. Le sue ricchezze vennero sistematicamente spogliate da regimi militari senza scrupoli, la popolazione ridotta in povertà e il Paese gettato in uno stato di guerra permanente per gli scontri tra il governo centrale e le tante milizie insurrezionaliste locali. Da qualche anno la situazione sa sta lentamente cambiando, i generali hanno tolto l'uniforme e si danno contegno da statisti, mentre il Paese attraversa una lunga fase di transizione verso qualcosa che ancora non si capisce bene cosa sia.
L'INCONTRO AL TOURING
Per parlare della Birmania di oggi la rivista Touring organizza un incontro al titolo Birmania Mon Amour, che si terrà martedì 2 dicembre dalle 18 nella sede Tci in Corso Italia 10 a Milano. A discuterne saranno Giovanni Porzio, scrittore e fotografo storico inviato di Panorama, Tino Mantarro, redattore di Touring. Con loro i rappresentanti di due ong italiane che da anni operano nel Paese, Oikos e Cesvi.
Attiva nel Paese da oltre un decennio, Cesvi (www.cesvi.it) ha progetti nello Shan State e nella Mandalay Region occupandosi di sensibilizzazione, prevenzione e diagnosi della malaria; nelle stesse aree e nella Dry Zone realizza progetti di nutrizione e sicurezza alimentare, gestione delle risorse naturali, attività di generazione di reddito. Nella capitale Yangon ha avviato una collaborazione con le autorità locali e enti pubblici italiani per la creazione di un efficiente sistema di gestione dei rifiuti. È inoltre attivo nei campi profughi del Kachin, un'area altamente instabile a causa della guerra civile.
Istituto Oikos (www.istituto-oikos.org) si occupa di progetti di sviluppo sostenibile in ambito turistico e di protezione ambientale, nella zona del delta dell'Irrawaddy e nella zona del parco naturale marino di Lampi.