La sfida è impegnativa anche per il Salento: imporsi come meta turistica fuori stagione, quando è ormai finita l'estate più insolita e lunga degli ultimi anni, con settembre e ottobre che hanno sostituito luglio e agosto nelle temperature e nel sole.
A Lecce e provincia però hanno più assi nella manica di quanto immaginassimo e anche dopo aver riposto i costumi da bagno nell'armadio, c'è sempre un buon motivo per prendere il trolley e partire.
L'itinerario che vi proponiamo si snoda fra Gallipoli e Guagnano, muovendosi quasi esclusivamente nell'entroterra: lontani dalle acque blu del Salento, seguiamo la strada del vino rosso. Anzi, nero.

A guidarci è infatti il negramaro, vino e vitigno simbolo di questo territorio. Vediamo allora cinque cose assolutamente da sapere sul negramaro – come dicono quaggiù, «il vino che fa girare i turisti, non solo la testa» –, prima di visitarne la patria.


 
1. Il nome non si riferisce affatto a un (improbabile) gusto amaro, ma è l'unione di due termini, il latino niger e il greco mavros, che significano entrambi nero. Quindi nero-nero.

2. Per chi ha meno di trent'anni Negramaro è un gruppo rock nato in Salento nel 2001. I sei musicisti che lo compongono sono salentini e molto legati alla loro terra. Il frontman, cantante e autore dei testi, Giuliano Sangiorgi, è di Copertino (Lecce). All'occorrenza, spiegate che il gruppo deve il nome dal vino, e non il contrario.

3. Le uve di negramaro sono duttili: si possono infatti usare per vinificare in purezza, oppure in blend con altri vitigni, come i locali malvasia nera e sussumaniello, ma anche sangiovese, montepulciano e lambrusco; o ancora come rosato e, di recente, anche come spumante, sempre rosato. L'uva è presente in 13 delle 28 dop pugliesi. Quando si parla di negramaro si intende in genere il rosso in purezza, ma il rosato va ricordato perché è il primo vino rosato imbottigliato d'Italia (1943).

 
4. Il Brettanomyces è un lievito naturalmente presente sulle bucce della frutta, gli addetti ai lavori lo chiamano Brett è indica in degustazione un sentore di stalla e cuoio piuttosto marcato. La nota Brett è parte integrante del vino: se manca totalmente, non è un buon negramaro. Se persiste o peggio schiaccia qualsiasi altro sentore (frutta rossa, spezie, tostatura di caffè, liquirizia), lo è ancora meno. In medio stat virtus.

5. Il rivale di sempre è il primitivo, l'altro vitigno pugliese per definizione. Molto diverso per profumo e colore, più morbido e vellutato al palato, più carico di gradazione, da sempre contende idealmente la palma di vino di Puglia. Anche sulla superficie coltivata il testa a testa è serrato: il primitivo ha 11.760 ettari, il negramaro 11.392.

COPERTINO, LA VIGNA SUL CASTELLO
Il nostro viaggio parte dalle mura del Castello angioino di Copertino, che domina questa cittadina di 25mila abitanti ricca di palazzi nobiliari. Oltre alla Collegiata, detta anche chiesa matrice, il castello è sicuramente l'edificio più importante e prestigioso. Voluto nel 1530 dal marchese Alfonso Granai Castriota, generale di Carlo V, è a pianta quadrilatera con poderosi bastioni angolari, un ampio fossato e un portone rinascimentale che conduce al piccolo cortile interno, spesso teatro di eventi e degustazioni, così come i camminamenti sotto i bastioni.

E' invece sopra i bastioni che è stato impiantato nel 2014 un vigneto di negramaro varietà cannellino da parte della cantina sociale Cupertinum. Una scelta filologica anzitutto, poiché documenti storici testimoniano come le mura e i camminamenti in passato sono stati coltivati a vigneto e oliveto: il marchese era un antesignano del km zero. Tra un paio d'anni avremo la prima vendemmia e le prime, sicuramente contese, bottiglie.
Città natale di San Giuseppe, patrono degli studenti, Copertino ha anche un legame forte e insospettabile con un personaggio molto più moderno: Steve Jobs. Il fondatore della Apple infatti viveva a Cupertino, località nella Silicon Valley , California, fondata da un esploratore spagnolo devoto a San Giuseppe. Oggi le due città sono gemellate.

IL FRANTOIO SOTTERRANEO DI GALLIPOLI
Gabriele D'Annunzio scrisse da par suo «l'oro liquido di Gallipoli», riferendosi all'olio d'oliva prodotto in questo porto dello Ionio di probabile fondazione messapica. Un'immagine efficace per la risorsa che a lungo è stata la principale fonte di ricchezza per Gallipoli. Un'epoca d'oro oggi conclusa, ma che rivive nelle parole di Elio Pindinelli, presidente dell'associazione Gallipoli Nostra, durante l'emozionante visita al frantoio oleario ipogeo di via Pace, l'unico oggi visibile dei 35 frantoio seicenteschi della città. L'immersione nel passato di Gallipoli può proseguire con la visita al rinato Castello, finalmente riaperto nel gennaio 2014. Piccolo, quadrangolare con tre torri (Quella sul mare fu distrutta nel XVII secolo) e su tre livelli, negli ambienti sotterranei ospita pannelli esplicativi che ne raccontano la storia e la funzione. Sia il castello sia il frantoio si trovano sull'Isola del Campo.

GALATINA E IL BAROCCO PUGLIESE
Anche Galatina riesce a sorprenderci, mostrando perle di puro barocco pugliese che pensavamo di poter ammirare solo a Lecce e a Nardò. La basilica di S. Caterina d'Alessandria con tre splendidi portali intarsiati e all'interno un unicum di affreschi quattrocenteschi ben coservati, con soggetti dell'Antico Testamento e dell'Apocalisse nella più classica delle Bibliae pauperum. Da vedere anche la chiesa madre dei S. Pietro e Paolo, seicentesca e affacciata su una delle più belle piazze cittadine, è importante perché legata al fenomeno del tarantismo.

CANTINE DA SCOPRIRE
Proseguire il nostro itinerario significa entrare nelle cantine. E più di ogni altra impresa, la cantina è legata al suo proprietario, che sia essa sociale, come la Due Palme (a Cellino San Marco, Brindisi) di Angelo Maci, letteralmente osannato dai suoi dipendenti, o privata che più non si può, come la Moros di Claudio Quarta a Guagnano (Lecce). Lui, Leccese di nascita e di formazione, ha portato nel mondo del vino uno spirito imprenditoriale all'americana, realizzando un luogo trasversale che è al tempo stesso azienda, cantina, spazio di degustazione, galleria d'arte e museo archeologico. Nel centro di Guagnano, la cantina Moros diventa così un luogo da degustare con tutti i sensi, lasciandosi sorprendere dal grandioso murale di Ercole Pignatelli Germinazioni3 e dal percorso fra le botti, dove sono custoditi preziosi reperti  greco-romani legati alla storia del vino in questo territorio.

 
Un luogo ideale per un pranzo (e successivo relax) è la cantina Cantele sempre a Guagnano: al piano superiore di questo piccolo complesso meravigliosamente sperduto tra gli ulivi, "I sensi", ristorante solo su prenotazione moderno ed elegante permette di degustare i vini della casa assieme alle imperdibili orecchiette di grano duro al negroamaro, a burratine, ricotte e cagliate pugliesi e all'immancabile pasticciotto, Il dolce leccese per definizione. Ogni ristorante, bar e pasticceria ha la sua ricetta, con variazioni minime. Può essere ricoperto, con granella di pistacchio, con crema più o meno dolce, biscottato al forno oppure tenuto piacevolmente morbido, resta comunque una golosità in grado di sedurre chi, come chi scrive, di solito rifiuta i dolci.

 
ANCHE A MILANO E A ROMA
Prima di segnalarvi i 10 migliori vini da uve negramaro, vi ricordiamo che Roma e Milano ospitano fino al 9 novembre il Puglia Top Wine Road Show, degustazioni guidate in 27 enoteche delle due città con vini e sapori del tacco d'Italia. I prossimi appuntamenti sono per giovedì 23 ottobre a Milano, enoteca Alcoliche alchimie (via Poliziano 3), protagonista proprio il negramaro; mentre mercoledì 29 ottobre a Roma, da Trimani wine bar (via Cernaia 37), nei bicchieri c'è il primitivo. Info e prenotazioni su www.mtvpuglia.it

i 5 migliori negramaro secondo la guida Vinibuoni d'Italia Tci di Mario Busso e Luigi Cremona…

1. Settantacinque negramaro riserva della cantina sociale Cupertinum (Copertino)
2. Salento igt rosato Five roses 2013, Leone De Castris (Salice Salentino)
3. Salento Igt rosso Masseria Maime 2011 di Tormaresca (Minervino Murge)
4. Salento Igt rosso Piutri 2010 di Duca Carlo Guarini (Scorrano)
5. Salento Igt rosso Amativo (blend di negramaro e primitivo) 2011 di cantina Cantele (Guagnano)

…e i 5 suggeriti da Touring

1. Casili salice salentino riserva doc di tenute Mater Domini (Salice Salentino)
2. Kreos negramaro rosato Salento Igt  di Castello Monaci (Salice Salentino)
3. Danze della contessa Nardò rosso doc di azienda agricola vitivinicola Bonsegna (Nardò)
4. Sud del Sud (blend di negramaro, primitivo, sirah e merlot) di Claudio Quarta/Moros (Guagnano)
5. Orfeo negramaro Puglia Igp di Paololeo (San Donaci, Br)

INFO PRATICHE

Per dormire a Copertino e dintorni, consultate la nostra selezione di alberghi, agriturismi e b&b.
Segnaliamo inoltre la Masseria Bernardini Art resort (nella foto), con piscina, in contrada Agnano - Nardò (Lecce), www.masseriabernardini.com.
 
Per mangiare a Copertino e dintorni, consultate la nostra selezione di ristoranti e trattorie. Molti offrono sconti ai soci Tci.
Segnaliamo inoltre la cantina Cantele per il "laboratorio sinestetico" I sensi (ristorante per gruppi solo su prenotazione), sulla provinciale 365, a Guagnano (www.cantelevini.com); il ristorante Blue Salento al porto di Gallipoli; e la Masseria Bellimento nei pressi di Nardò, agriturismo con degustazione di formaggi fatti in casa (www.masseriabellimento.jimdo.com).

Altri link
Gallipoli: castello, castellogallipoli.it
Frantoi oleari ipogei, www.gallipolinostra.it
 
 
(l'autore ringrazia Pasquale Porcelli e Marina Ciancaglini per il loro prezioso contributo alla conoscenza del vino e del vitigno; Vittoria Cisonno e Laura La Ficara per il loro instancabile contributo alla scoperta del territorio)