La domanda sorge spontanea. Perché visitare in treno, anziché in automobile, la valle d’Itria? La risposta è altrettanto spontanea: perché è bello. È bello lasciar perdere, per una volta, le quattro ruote, il parcheggio, la sosta più o meno vietata. È bello immergersi nel paesaggio, guardarlo con calma dal finestrino di un vagone, papaveri-olivi-muretti a secco-case imbiancate di calce viva-le gazze che volano via. È bello lasciarsi sedurre dalle campagne disseminate di quelle buffe case con il tetto a forma di imbuto che fanno parte imprescindibile del paesaggio italiano, di quell’unicità e diversità che ci contraddistingue in tutto il mondo. Pronti, via.

SABATO: ALBEROBELLO E LOCOROTONDO
Lasciamo l’auto a Bari e saliamo sul treno delle Ferrovie del Sud Est, piccola compagnia che collega capillarmente molti paesi a sud del capoluogo. La prima tappa potrebbe essere Castellana per le grotte o Putignano per le strade strette e contorte, o ancora Noci per le gnostre, i tipici cortili aperti sulle vie, ma noi preferiamo puntare subito al dunque e fermarci ad Alberobello.
Scendiamo dal treno e ci addentriamo per le vie del rione Aia Piccola, dove si visitano il Museo del territorio e il Trullo sovrano, eccellenti ricostruzioni di come si viveva nella zona fino a non molti anni fa. Atmosfera piacevole, pochi turisti intorno. Almeno finché arriviamo al rione Monti, invaso da mandrie di turisti-cavallette, spettacolare dimostrazione di quanto verità e finzione possano essere lì, vicinissimi, a un passo l’uno dall’altro. Perché non si riesce più a capire che cos’è genuino e che cosa costruito, ammirando i trulli perfetti, bellissimi, lindi, puliti, imbiancati da poco, costellati di ristorantini e di negozi di souvenir anch’essi perfetti che propongono trulli in pietra, in ceramica, in legno, in peluche, trulli sui piatti, sui tappeti, sulle brocche, sulle magliette, sulle calamite. Sembra un parco divertimenti, un set cinematografico. E pensare che questa era architettura rurale povera, creata per esigenze climatiche e pratiche, per la vita di tutti i giorni: di quello spirito, nel rione Monti, non è rimasta che qualche pietra.
Un po’ frastornati da Trulloland riprendiamo il treno e scendiamo dopo qualche minuto a Locorotondo. Dove ci rilassiamo: a passeggiare sotto le cummerse (i tetti tipici) non siamo che noi e qualche famiglia inglese (d’altronde Ryanair vola diretta a Brindisi più volte a settimana). Famiglie con cui puntualmente ci perdiamo e ci ritroviamo all’angolo successivo: dopo un quarto d’ora sembra di conoscersi da una vita. Locorotondo è piccola, nei suoi cerchi concentrici di casette bianche appollaiate sul colle; e basta questa sua fisionomia, insieme alla cura con cui è tenuta, per eleggerla luogo del cuore, anche senza monumenti importanti, senza particolari attrattive.
DOMENICA: MARTINA FRANCA, CISTERNINO E OSTUNI
Martina Franca è la tappa successiva, anche in questo caso solo qualche minuto di rotaie. L’alter ego di Alberobello, ci viene da pensare: tanto tra i trulli le attività sono a uso e consumo dei turisti, quanto fra le chiese barocche e il Palazzo Ducale tutto pare pensato per chi ci abita. Genuino, vivo. S. Martino e S. Domenico rifulgono tra le case bianche, ed è un piacere perdersi tra le salite e le discese dei suoi vicoli tortuosi, scoprendo i fregi elaborati, i portali scolpiti e i balconi in ferro battuto.
A Martina Franca la linea ferroviaria si divide: potremmo scendere fino a Taranto, ma preferiamo deviare verso Cisternino, che un po’ troppo spesso passa in secondo piano rispetto alle sue sorelle maggiori. Forse perché non ci sono particolari monumenti degni di nota: ma è l’atmosfera che si respira tra le piazze e i caffè, tra le case con le scale esterne e i fornelli pronti a grigliare costate e salsicce, a risultare affascinante. Dalla villa comunale la vista spazia su Martina Franca, Locorotondo e Ceglie Messapica: un buon posto dove fermarsi a contemplare la bellezza di questa terra.
Manca ancora un’ultima tappa, prima di lasciare la valle d’Itria: purtroppo non è su questa linea ferroviaria, da Cisternino bisogna prendere un bus per raggiungere Ostuni. Ma non si può mancare la Città bianca per eccellenza. Ci capitiamo verso sera, dopo il caldo pomeridiano, quando la vita torna a scorrere. Tra piazzetta S. Oronzo (punto di partenza sotto la collina) e la Cattedrale (punto d’arrivo in cima alla collina) è tutto un dedalo di chiese, case, ristoranti, locali, boutique, e non si finisce di sgranare gli occhi che già si è di fronte a un’altra meraviglia. In parecchi angoli sembra di essere in Costa Smeralda. Ma è troppo bello per darci fastidio.

INFO PRATICHE
Mangiare
A Ostuni, si mangia in modo eccellente all’Osteria piazzetta Cattedrale (tel. 0831.335026; www.piazzettacattedrale.it), di fronte alla Cattedrale romanica. A Martina Franca consigliamo Gaonas Officine del gusto (tel. 329.3093665; www.ristorantegaonas.com), con piatti tipici reinterpretati. A Cisternino, da provare i “fornelli pronti”: macellerie-ristoranti che arrostiscono la carne appena comprata. Fra i più noti: Arrosteria del vicoletto, via Giulio II 6, tel. 080.4448063; Fornello Pronto, via Basiliani 18, tel. 080.4446431.
Altre info
Orari e itinerari delle Ferrovie del Sud Est sull’ottimo sito www.fseonline.it (anche al numero verde 800.079090, da lunedì a sabato 7-17). In Puglia sono presenti molte compagnie ferroviarie diverse da Trenitalia, che permettono numerosi itinerari di turismo lento: per esempio la Ferrotramviaria Bari nord (collegamenti tra Bari e Barletta); le Ferrovie Appulo-Lucane; e soprattutto le Ferrovie del Gargano, che collegano Peschici a San Severo. Siti di riferimento dei vari paesi: Ostuni, www.comune.ostuni.br.it; Martina Franca, www.comunemartinafranca.gov.it; Locorotondo, www.comune.locorotondo.ba.it; Cisternino, www.comune.cisternino.br.it; Alberobello, www.comune.alberobello.ba.it.