Spesso accade di ritrovare in contesti apparentemente lontani dalla geografia le tracce tipiche della lettura del paesaggio. Ancor più spesso accade di ritrovarle nei testi, nei romanzi di autrici e autori che ne tracciano i lineamenti, ne colgono i cambiamenti e li descrivono con dovizia di termini fino a rendendoli familiari a chi legge. Questo accade con i romanzi di Elsa Morante che in una rilettura in chiave storico geografica ben si prestano all'ideazione di percorsi tematici tra le vie della Città eterna. 

Quest'articolo, nato dall’ampio lavoro che Livia Dilolli ha compiuto esaminando i romanzi dell’autrice e ripercorrendo, a volte realmente e a volte idealmente, i luoghi narrati, è frutto dalla convenzione stipulata dall’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia (AIIG) e Touring Club Italiano. Nell'ambito di questa convenzione, la sezione "Geografia" del sito Touring è curata da Sandra Leonardi (docente di Geografia e Turismo Sostenibile e valorizzazione del territorio presso la Facoltà di Lettere - La Sapienza Università di Roma e Consigliere Nazionale dell’AIIG).  

Di qualsiasi luogo si parli, si parla sempre della propria città: lo ricorda Calvino nelle Città invisibili e ne offre una dimostrazione concreta Elsa Morante, nata a Roma nel 1912, più precisamente in via Anicia 7, a Trastevere. Non stupisce dunque come la capitale sia sempre presente nelle opere della grande scrittrice, come personaggio, memoria o suggestione. All’interno di ciascuna emergono tracce dei contesti geografici in cui Elsa vive, cresce, scrive: dagli appartamenti dell’infanzia, alle camere ammobiliate della sua giovinezza al centro di Roma, alle borghesi case coniugali. È tra questi luoghi che vogliamo condurvi in un itinerario tra geografia e letteratura, rivivendo quelle atmosfere e quei luoghi così ben descritti nelle sue pagine.

LE CASE ROMANE DI ELSA MORANTE
Proprio dai luoghi dell'infanzia può prendere avvio questo itinerario: in particolare da via Vespucci 41, a Testaccio, un quartiere di case popolari, mercati quotidiani e orti che segnerà la sua vita. La traccia del suo permanere in un caseggiato composto da piccoli appartamenti, alla «Scala VIII», è testimoniato da una targa con testo di Dacia Maraini:
 

IN QUESTA CASA HA ABITATO
UNA STRAORDINARIA SCRITTRICE ITALIANA
ELSA MORANTE
(ROMA 1912-1985)
UNA MENTE VISIONARIA
UN PROFONDO SENTIMENTO DEL DOLORE
UNA VIVA COMPLICITÀ CON GLI UMILI
CAPACE DI TRASFORMARE LA STORIA IN MITO
LA VITA IN FAVOLA CRUDELE E MISTERIOSA
ANNO 2004

La piccola Elsa all’età di sei anni viene ospitata nella villa patrizia di Maria Guerrieri Gonzaga Maraini, ubicata nel quartiere Nomentano, in Largo di Villa Massimo, una magnifica dimora che sembra essere proprio quella descritta all’interno del primo romanzo.

Seguendo l’itinerario dei luoghi in cui Morante ha abitato si attiva a Monteverde Nuovo, in via Camillo De Lellis 4, ove si trasferì nel 1922. Il quartiere, dallo stampo piccolo-borghese, stava nascendo in quei mesi e si potevano contare pochissimi edifici: tutt’intorno si estendeva un’immensa campagna. Oggi Monteverde è un quartiere residenziale, nei pressi del Tevere: appartiene al XVI Municipio di Roma, il quale comprende parte del territorio tra Via Aurelia Antica e Via Portuense - nel lato meno esteso - e tra le mura gianicolensi e il confine con il comune di Fiumicino - nel lato più lungo. Negli ultimi decenni la zona si è arricchita di fontane, statue, parchi, sentieri pedonali, ma rimangono tuttavia tracce del passato, tra cui bellissimi villini provvisti di giardino, databili all’inizio del Novecento e simbolo di un connubio tra polo urbano e polo naturale. Non è più presente l’appartamento della famiglia Morante, ma rimangono comunque la traversa e l’indirizzo. 


Via Camillo de Lellis, immagine acquisita da Google Earth

Nel 1941, dopo aver abitato da sola per diversi anni in città, in pieno centro e in squallide camere ammobiliate, sintomo della condizione di miseria e di solitudine, Morante si trasferisce con il marito Alberto Moravia (1907-1990) in una piccola casa di proprietà della famiglia dello scrittore, in via Sgambati 9, una traversa di Via Pinciana. Era un modesto appartamento all’attico, all’interno di un’antica palazzina, ma con lo straordinario pregio di affacciarsi proprio su Villa Borghese. Oggi passeggiando per Via Pinciana, nonostante l’abitazione sia stata venduta a privati, ci si può fare comunque un’idea della posizione privilegiata e affascinante della prima casa dei due artisti.


Via Sgambati 9, immagine dall’alto acquisita da Google Earth

Tra il 1948 e il 1949, dopo un periodo di tempo trascorso in Ciociaria - a causa dell’occupazione e della minaccia tedesca nella Capitale -, la coppia acquista e si trasferisce in un attico in via dell’Oca 27. La casa Morante-Moravia si trovava all’ultimo piano ed era dotata di un incantevole e sontuoso terrazzo che si affacciava sui tetti e sulle cupole delle chiese circostanti - tra cui le due principali, quella di Santa Maria in Montesanto e quella di Santa Maria dei Miracoli. È proprio in questa casa, nei pressi di Piazza del Popolo, che Elsa allestisce il suo magnifico studio, oggi riprodotto fedelmente nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma: la sua stanza è arredata con i mobili originali, tra cui la scrivania e la libreria ricca dei suoi romanzi e dei suoi volumi di studio; si possono ammirare la macchina da scrivere, la sua amata collezione di dischi, i quadri del prediletto pittore americano Bill Morrow, nonché i suoi ritratti realizzati da Carlo Levi e Leonor Fini. Il peregrinare della scrittrice non si esaurisce quando riceve in dono dal marito un’altra piccola casa, in via Archimede 161, all’interno di un condominio situato su una salita del quartiere Parioli, che viene adibita a studio.


Via Dell’Oca 27, immagine dall’alto acquisita da Google Earth​

Con la separazione da Moravia, la scrittrice decide di andare a vivere per un breve periodo in una casa tutta per sé, in via del Babuino 46, nel rione Campo Marzio, quindi tra Piazza del Popolo e Piazza di Spagna: oggi la zona fa parte del complesso urbanistico e architettonico conosciuto come Tridente, ed è una delle strade principali nel centro di Roma. Ma ben presto Elsa tornerà nell’appartamento in via dell’Oca, che rimarrà per sempre di sua proprietà e continuerà a essere frequentato da intellettuali come Giorgio Bassani, Umberto Saba, Attilio Bertolucci, Sandro Penna, Enzo Siciliano, Pier Paolo Pasolini, Natalia Ginzburg. Dopo anni di viaggi in giro per il mondo, una vita tormentata e a tratti misteriosa, la scrittrice muore nel 1985 nella clinica in Via di Villa Massimo

ROMA E I ROMANZI DI ELSA MORANTE 
Quali tracce di questi spostamenti romani si trovano nei romanzi di Morante? Iniziamo con Menzogna e sortilegio (1948), ambientato nella Palermo di fine Ottocento-inizio Novecento, ma in cui - grazie alle descrizioni dei vari quartieri, delle strade, dei caseggiati - si può notare come la scrittrice abbia trovato ispirazione dal contesto romano: gli scenari sono ricchi di particolari e richiamano gli spostamenti di Elsa di stazione in stazione, i suoi traslochi di quartiere in quartiere. L’immaginario urbano a cui attinge l’autrice è proprio quello romano.

Nel secondo romanzo, L’isola di Arturo (1957) la descrizione del Penitenziario ha forti similitudini con il riformatorio minorile Aristide Gabelli di Porta Portese, istituito proprio da Augusto Morante - padre anagrafico ma non naturale di Elsa. 

Verso il sommo della salita, a sinistra, opposti alla balaustra, incominciavano i primi fabbricati del Penitenziario, con le abitazioni degli addetti, gli uffici e le infermerie. Al termine, la salita si slargava in una terrazza, che offriva su due lati la vista del mare aperto all’infinito, di una freschezza celeste. Qua sorgeva la gigantesca porta della Terra Murata, con la sua profonda volta di pietra, e le garitte per le sentinelle scavate nei pilastri. 


Ex carcere minorile Aristide Gabelli, immagine acquisita da Google Earth

La Storia (1974) è il romanzo più «romano» di tutti, dal momento che disegna una città viva e pulsante, quasi da considerarsi la vera protagonista della narrazione: Roma è rappresentata in maniera lucida e realistica, identificata nel corso della narrazione, di volta in volta, con i vari quartieri - San Lorenzo, il Ghetto, Pietralata, Testaccio, Lungotevere, e così via. Con la minuziosa descrizione di luoghi, strade e sobborghi, la scrittrice dedica un vero monumento letterario alla città di Roma: seguendo gli itinerari percorsi quotidianamente dalla protagonista Ida e dal figlio Useppe è possibile riconoscere angoli e incroci della città, soprattutto quelli più poveri e popolari. 

Tutto il romanzo pullula di meravigliose descrizioni di scenari romani, tanto cari all’autrice: si pensi al Ghetto, che è per lei un luogo dal richiamo estremamente dolce e familiare, ma anche di paura e inquietudine, considerate le origini ebree della madre. 

Il Ghetto era un piccolo quartiere antico, segregato - fino al secolo scorso con alte muraglie e cancelli che venivano chiusi alla sera; e soggetto di quei tempi - alle febbri, per via dei vapori e della melma del Tevere vicino, che ancora non aveva argini. Da quando il vecchio quartiere era stato risanato e le muraglie abbattute, il suo popolo non aveva fatto che moltiplicarsi; e adesso, in quelle solite quattro straducce e due piazzette, ci si arrangiavano a stare a migliaia. C’erano molte centinaia di pupetti e ragazzini, per lo più riccetti, con gli occhi vispi; e ancora al principio della guerra, avanti che incominciasse la grande fame, ci giravano diversi gatti, domiciliati fra le rovine del Teatro di Marcello, a un passo di là.


Quartiere ebraico, immagine acquisita da Google Earth​

Gli avvenimenti storici, i cambiamenti nella vita dei personaggi, le scelte che di volta in volta vengono compiute, si riflettono nei luoghi a loro circostanti: i protagonisti si muovono sempre in un preciso spazio geografico, all’interno di una Roma sconvolta dalla guerra. Celebre è l’episodio del bombardamento di San Lorenzo. E oggi, camminando per il quartiere di San Lorenzo, si può osservare un palazzo bombardato e lasciato mutilo in via degli Equi: di fronte è possibile leggere alcune targhe sparse, con citazioni di vari autori che narrano l’episodio del bombardamento del quartiere. Tra questi c’è proprio un estratto da La Storia.


Via degli Equi, foto di Livia Dilolli​

Sembra possibile, camminando, portare il segno sul testo, e viceversa sembra di camminare con la protagonista su Via Tiburtina dirigendosi verso Pietralata, una zona sterile di campagna all’estrema periferia di Roma, dove il regime fascista aveva istituito qualche anno prima una sorta di villaggio di esclusi, ossia di famiglie povere cacciate via d’autorità dalle loro vecchie residenze nel cento cittadino. La  precisione con cui la Morante gestisce lo spazio emerge chiaramente dalla menzione di quartieri, zone, vie: menzione finalizzata all’orientamento del lettore nel corso della narrazione, nonché alla creazione di effetti di assoluto realismo e attendibilità. Perfino le passeggiate di Useppe e della sua cagnolina Bella, per quanto avvolte da un’aura simbolica e metaforica, possono essere geograficamente ricostruite, grazie a indizi che ne riportano le località.

Senza nemmeno accorgersene, cammina e cammina, superarono Via Marmorata, seguendo tutta la lunghezza del Viale Ostiense; e raggiunta la Basilica di San Paolo, presero a destra, dove Bella, chiamata da un odore inebriante, incominciò a correre, seguita da Useppe.

In questo modo è possibile disegnare una vera e propria mappa della città in cui si svolge la vicenda, inquadrando perfettamente l’unità di spazio e intersecandola con quella di tempo, in nome di un romanzo storico costruito con esattezza e puntualità. Le passeggiate quotidiane di Ida e Useppe offrono un punto di vista privilegiato per conoscere la realtà di Roma, della quale l’autrice si diverte a disegnare minuziosamente la mappa sui suoi quaderni: seguendo i vari percorsi dei protagonisti, il lettore si orienta perfettamente per le vie, i quartieri, le zone della città, cuore del romanzo, riconoscendone angoli e strade.

La città presta amorevolmente i suoi scenari più belli e intensi alla narrazione, così come in Aracoeli (1982): se infatti, nei primi romanzi Roma è individuabile solo attraverso similitudini, allusioni, simboli, negli ultimi due dominano apertamente e nudamente i quartieri romani, senza la necessità di filtri.

Roma come origine e richiamo verso casa, Roma sempre disposta ad accogliere e a consolare, Roma teatro della sua esistenza, Roma ispirazione per la sua scrittura, Roma cuore della sua «fiaba estrema»: semplicemente la sua Roma. 

INFORMAZIONI
Gli itinerari romani ripercorsi, relativi alla biografia e alla produzione letteraria di Elsa Morante, sono stati riportati anche nel progetto realizzato con Google Earth e accessibile a questo link.