Il primo passo lo si fa appena fuori dall'aeroporto, lungo l'A29 che collega Punta Raisi e il centro di Palermo. All'altezza del chilometro quinto si percorrono anche quelle decine di metri di autostrada che il 23 maggio 1992, un sabato, furono fatti saltare dalla mafia per eliminare il giudice Giovanni Falcone. Idealmente è la prima tappa per chi sceglie di fare un fine settimana tra Palermo e dintorni in compagnia dei ragazzi di Addiopizzotravel e Libera Terra, per scoprire una Sicilia consapevole che quotidianamente si oppone alla mafia. Gli altri passi si fanno seguendo le proposte di viaggio solidale ideate da queste due associazioni.

Così, per esempio, chi arriva venerdì mattina fa in tempo a iscriversi alle passeggiate pedonali di Addiopizzotravel (tel. 328.5441755, minimo 4 persone, 50 euro; www.addiopizzotravel.it) un giro educativo tra i luoghi significativi della Palermo che si oppone alla mafia. Generalmente si inizia davanti al teatro Massimo e dopo aver sostato in piazza della Memoria, nell'anfiteatro costruito alle spalle del Tribunale di Palermo, si attraversa il mercato del Capo e si arriva in piazza Beati Paoli, dove si viene a conoscenza di una leggenda tanto cara ai mafiosi: quella di una setta di vendicatori giustizieri che come dei Robin Hood mediterranei riparavano i torti giudiziari subiti dalla povera gente. Oltre si visita la Cattedrale di Palermo, si prosegue per la Questura e si finisce a Palazzo della Aquile, sede del Comune e per tanti anni tetro simbolo della collusione tra potere politico e mafioso. A pranzo si può decidere di assaggiare la cucina di strada palermitana, facendo un salto all'Antica focacceria San Francesco (www.sito3d.it/anticafocacceria/) che da 175 anni sforna sfincioni, arancine, panelle e pani ca' meusa. Oppure consultare la guida pizzofree e scegliere tra le oltre 800 attività (tra cui anche la focacceria San Francesco) che fanno parte della rete Addiopizzo. La sera si può dormire nelle strutture (soprattutto b/b) che aderiscono ad Addiopizzo.

Il sabato mattina può essere l'occasione per fare una gita fuori porta e andare in compagnia dei ragazzi di Libera, il g(i)usto di viaggiare (www.ilgiustodiviaggiare.it/) a visitare Corleone e Portella della Ginestra, altri luoghi simbolo della lotta alla mafia. A Portella della Ginestra, all'ombra di montagne spoglie e severe, si visita il memoriale che commemora la strage del 1 maggio 1947. In quel giorno, quando i braccianti della zona festeggiavano la festa dei lavoratori manifestanti contro il latifondo e in favore dell'occupazione delle terre, vennero uccise undici persone e altre 27 rimasero ferite in seguito all'agguato perpetrato dal bandito Salvatore Giuliano e dalla sua banda. Il luogo ideale da cui iniziare una perlustrazione di queste contrade di una bellezza sorprendente e ignota ai più. Così per ammirare meglio i paesaggi ampi di queste montagne così a ridosso della città ci si può fermare all'agriturismo Portella della Ginestra (www.agriturismoportella.blogspot.it/), ricavato da una struttura confiscata a Giovanni Brusca. Una delle prime attività imprenditoriali sorte all'interno di un bene confiscato a Cosa Nostra, l'esempio concreto - come testimoniano Emilio ed Emiliano, che ci lavorano da qualche anno - che un'alternativa è possibile.

Da qui si può proseguire scalando la valle dell'Alto Belice e arrivare a Corleone, il paese che suo malgrado è diventato simbolo della mafia siciliana. Qui si visita il Centro internazionale di documentazione sulle mafie e del movimento antimafia e si può fare un salto alla Bottega dei Sapori e dei saperi della legalità (cortile Colletti 2), un punto vendita dove trovare tutti i prodotti delle cooperative che lavorano nei terreni confiscati alla mafia (in Sicilia e non solo). Poco sopra Corleone si può decidere di fermarsi e dormire, in contrada Drago, all'agriturismo Terre di Corleone (www.terredicorleone.it), nato sulle terre confiscate al capo dei capi, Totò Riina. Un luogo che per anni è stato off limits a tutti gli abitanti del paese e che oggi è l'ideale punto di partenza per passeggiate nella natura maestosa che si apre sotto la struttura. La sera si può mangiare qui, coccolati da Alessandro e Fabiana, due soci della cooperativa che da poco più di un anno gestisce l'agriturismo.

Il mattino dopo, domenica, si può scendere nuovamente verso il mare, magari andando a Cinisi, per visitare la casa della memoria dedicata a Peppino Impastato, il giovane attivista politico animatore di radio Aut assassinato dalla mafia nel 1978. Oppure andare a Partinico, teatro delle lotte non violente di Danilo Dolci, o oggi sede di Tele Jato, una piccola televisione locale che fa dell'attacco frontale alla mafia la sua linea editoriale. Oppure fermarsi (meglio accertarsi che sia aperta) a San Giuseppe Jato dove si trova la cantina Centopassi (www.centopassisicilia.it/) forse il miglior esempio dello sforzo portato avanti in questi anni dagli attivisti di Libera per promuovere e riaffermare la cultura della legalità. Si tratta di una cantina vinicola che produce oltre 150mila bottiglie di vino biologico l'anno e, con le sue bottiglie pluripremiate, rappresenta la punta di diamante del movimento.

Il principio che motiva un'esperienza di viaggio di questo tipo è semplice. "Non un euro di quello che i viaggiatori spendono quando visitano Palermo e dintorni deve finire, anche indirettamente, alla mafia. Per cui il turista consapevole deve soggiornare nelle strutture alla rete addiopizzo e fare acquisti nei negozi che espongono la vetrofania Addiopizzo, il segnale che quel commerciante si è ribellato e ha deciso di non pagare il pizzo" spiega Francesca Vannini, tra i fondatori - con Edoardo Zaffuro e Dario Riccobono - di Addiopizzotravel. Un altro primo passo verso un turismo diverso.