A volte capita di avere un colpo di fulmine. In Abruzzo ci è successo così. Prima c’è il paese che non ti aspetti. Lanciano, stretto attorno ai suoi vicoli in salita, alla meravigliosa facciata gotica di Santa Maria Maggiore, al suo santissimo miracolo eucaristico davanti al quale, ogni giorno, si prostrano adoranti centinaia di pellegrini. Si scopre una storia dopo l’altra, a Lanciano: come quella del percorso archeologico sotterraneo, pieno di fascino, che dai sotterranei di San Francesco si inoltra in ampi cunicoli e finalmente sbuca in piazza del Plebiscito, sotto il Duomo. Dalle mura, in alto, tra una torre e l’altra – non mancate di salire - lo sguardo corre alle vette della Maiella. Non ci vuole un occhio di lince per intuirne la bellezza. E viene subito voglia di avvicinarsi, alle montagne.

Poi c’è il passato che non ti aspetti. Perché se da Lanciano, attraverso il passo omonimo, se la stagione lo consente, o facendo un giro un po’ più largo, attraverso Manoppello, si arriva a Roccamorice, si scoprono quelli che sono i gioielli nascosti della Majella: i suoi eremi. Quello di S. Spirito, cui si arriva dopo una scenografica strada che si perde tra i declivi sassosi dei colli: incastonato nella roccia, tra i boschi di faggi, luogo ideale per ritirarsi a pensare e a sbrogliare i propri pensieri, imitando gli straordinari eremiti del medioevo che sulla Maiella trovarono pace ideale per meditare – non c’è da stupirsi se Francesco Petrarca definì la montagna “Domus Christi”. Se S. Spirito è raggiungibile in auto, per S. Bartolomeo (seguire le indicazioni appena dopo Roccamorice) bisogna camminare e scendere in un canyon: ma ne vale la pena, sembra di essere piccoli esploratori alla ricerca del Graal.

Poi, ancora, c’è la natura che non ti aspetti. Perché se da Roccamorice si prende la statale 487, si entra nel parco nazionale della Maiella. E le meraviglie non mancano, da Caramanico Terme fino a Pescocostanzo. Ne consigliamo soltanto due, anche se molte altre avrebbero dignità di essere citate. Alla sede del parco a Caramanico, chiedete il permesso per scendere nelle gole dell’Orfento: una breve passeggiata che vi porterà sul fondo di un canyon, tra acque cristalline e fronde verdeggianti. Circondati dai canti di usignoli e capinere, camminerete in quello che vi sembrerà l’eden primigenio, fuori dal mondo, lontano da tutto. E poi, più avanti, dopo tornanti, passi, boschi, pascoli, vette innevate, fermatevi al bosco di S. Antonio. Cercate i faggi più grandi, antichi patriarchi che da secoli torreggiano possenti sulla valle. Il tempo non sembra avere significato, per loro.

Tre giorni in Majella e, scommettiamo, non potrete dire di non aver avuto un colpo di fulmine.

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INFO

Una buona base per esplorare il parco nazionale della Maiella è Caramanico Terme: ospitalità e trattamenti termali all’albergo Maiella e delle Terme, in posizione centralissima e collegato alle Terme (viale Roma 29,  tel. 085.92301, sconto 10 per cento soci Tci) e al cinque stelle La Réserve hotel Terme, poco fuori dall’abitato (via S. Croce, tel. 085.92391, sconto 10 per cento soc Tci). Alternativamente, nella parte meridionale dell’area protetta, si può optare per Pescocostanzo: nei dintorni, due agriturismi ospitali, dove sperimentare la cucina del territorio, Masseria Cerasella (tel. 320.7515630, sconto 10 per cento soci Tci) e Giuliana (tel. 0864.641127-333.2111225, sconto 10 per cento soci Tci). Presso il bosco di S. Antonio è il ristorante con camere Il Faggeto (tel. 0864.67100, sconto 10 per cento soci Tci). A Lanciano, dopo un giro nel bel centro storico, ci si può fermare per pranzare alla trattoria Paolucci (via Dalmazia 30, tel. 0872.710638, sconto 10 per cento soci Tci) e Ai vecchi sapori (via Ravizza 16, 0872.712184, sconto 10 per cento soci Tci).