La Puglia è una sorta di Italia “uno a venti”. Certo è una affermazione in deroga alle proporzioni, ma per il resto poco dovrebbe mancare all’appello (a parte le Alpi). Lunga la Puglia e con un paesaggio così cangiante e ideale da percorrere on the road.

Restringiamo il perimetro alla Valle d’Itria e al Salento e mettiamo anche una ciliegina sulla torta, scegliendo come approdi del vostro viaggio in libertà i borghi dove sventola la Bandiera Arancione del TCI, sinonimo di accoglienza, sapori del territorio e bellezza preservata con cura. Si guida in una terra rossa punteggiata dal bianco delle masserie, dal grigio antico dei trulli e dei muretti a secco, dal verde argentato degli ulivi e da quello più cupo delle querce e della macchia.


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LOCOROTONDO, PANORAMI SCORCI E SAPORI

Svetta su un’altura il paese dal nome evocativo che ne anticipa la conformazione. Un centro storico di viuzze concentriche, dalle tipiche case basse dal tetto aguzzo e imbiancate a calce originariamente per contrastare il sole e la peste e divenute con il tempo simbolo stesso del paese, le “cummerse”. 

Spiccano il vecchio Palazzo Comunale risalente agli inizi del ‘700 e Palazzo Morelli, con i suoi eleganti balconi in stile barocco. Si raggiunge quindi la chiesa Matrice di S. Giorgio, della fine del XVIII secolo e cuore del borgo. Di ispirazione romano-gotica è invece la chiesa di Santa Maria la Greca con uno splendido rosone. Affacciandosi da vari punti panoramici del centro storico si può godere di un tipico paesaggio rurale punteggiato da piccoli trulli chiamati localmente “casedde” e masserie.

Approfittate della visita per cercare di degustare un calice di Locorotondo doc, un vino bianco dal sapore asciutto e dal profumo delicato, magari accompagnato da un tagliere di verdure e formaggi locali. 

Una veduta panoramica di Locorotondo /ThinkstockPhotos

DA CISTERNINO A ORIA

Per arrivare a Cisternino si prosegue sulla Provinciale 134 per circa 10 chilometri e in un quarto d’ora si raggiungono i quasi 400 metri di altezza dove si estende il paese, adagiato su  un gradone calcareo della Murgia. Si cammina e sembra quasi di varcare la soglia di una casbah, con i quattro quartieri di Bère Vecchie, Scheledd, u Pantène e l’Isule, in un labirinto di viuzze sovrastate da archetti, con le case bianche addossate le une alle altre, i balconcini, i mascheroni in pietra e le scalette esterne che si affacciano su corti nascoste. Non perdetevi L’Isule, il cuore del centro storico dove ammirare l’imponente Torre Grande, quadrangolare, costruita nel periodo normanno-svevo come punto di avvistamento.

Si lascia l’altura di Cisternino per scendere e puntare dritti a sud, destinazione Oria e il suo possente castello. Lo si vede svettare già a qualche chilometro di distanza dalla destinazione. Costruito tra il 1227 e il 1233 da Federico II sull’altura della antica acropoli messapica, è una costruzione scenografica e grandiosa, con pianta triangolare, tre torrioni, muraglie ben conservate e un’immensa piazza d’armi.

Federico II sembra considerasse la Puglia una sorta di patria adottiva e il castello di Oria fu per lui un rifugio sicuro e il simbolo della suo dominio sulla regione tra il XII e il XIII secolo. Oria è un unicum nella regione, lo si scopre entrando nel borgo dalla porta degli Ebrei, accedendo al rione che fu sede di una comunità ebraica favorendo lo sviluppo nei campi delle lettere e delle scienze. Invece accedendo da porta Manfredi gli scorci sono di altro tono, tra piazze e strette vie di impianto medievale su cui affacciano palazzi signorili, come il Sedile, il palazzo Martini Carissimo e il palazzo vescovile, che accolgono il Centro di documentazione Messapica e il Museo diocesano.

Passeggiando tra le vie di Cisternino /ThinkstockPhotos

DA CORIGLIANO D’OTRANTO A SPECCHIA

L’ultimo tratto è quello profondamente salentino che si divide tra Corigliano d’Otranto e Specchia. Qui si percorrono le strade antiche della Grecia salentina. Proprio a Corigliano si ritrova il “griko”, una parlata di origine greca che tra mille stenti resiste, portando con se un patrimonio di culture inestimabile. Per visitare il borgo si può partire da piazza San Nicola, da cui diramano le vie che a petalo disegnano la pianta del nucleo storico, che nel Cinquecento venne protetta da una cinta muraria di cui l’unico varco è la porta a sud. Non mancate di vedere il bassorilievo dell’arco Lucchetti, dal gusto bizantino; di ammirare il pavimento a mosaico (1870) della chiesa di San Nicola e soprattutto di cercare almeno un esemplare del Patriarca di Corigliano, una monumentale quercia endemica del Mediterraneo orientale, che in Italia si trova solo nella Puglia centro-meridionale.

Guidando per circa mezz’ora sulla Statale 275 si arriva nel cuore del Salento,su una piccola altura ai piedi della Serra Magnone. Gia il nome raccoglie una storia antica che rimanda a un antico posto di vedetta: la specula è un cumulo di pietre che serviva in origine anche a sepolcro per le civiltà megalitiche della preistoria. Il borgo è perfetto per salutare la Puglia da una terrazza panoramica sul paesaggio salentino, non prima di aver visitato la chiesa di Santa Maria della Grotta. Si trova sulla strada per Presicce e testimonia la presenza basiliana in Puglia. Sembra una cripta naturale che sfoggia sulla facciata delle tracce di affreschi di gusto bizantino, con iscrizioni in greco. Se arrivate nel borgo in estate non mancate gli eventi in programma per “L’estate specchiese”. Tra luglio e settembre si susseguono una serie di eventi con al centro l’olio extravergine di oliva, ottenuto dalla spremitura a freddo dell’oliva salentina.

Prima di rigirare l'auto verso nord programmate una escursionenelle Serre salentine, quella dei Cianci, il Bosco di Cardigliano e tra i querceti di Bosco Danieli, in un paesaggio disegnato da muretti a secco, case imbiancate a calce, oliveti e distese di terra rossa.

Specchia, il Palazzo Risolo /foto Mirabilia Sistemi

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