VENERDÌ SERA: L'ARRIVO
Centosei scalini, un passo dopo l’altro mentre la luce azzurrina avvolge l’andare. Centosei scalini e la quota sul mare da 444 passa a 465 metri, la misura giusta per tuffarsi nell’infinito. Eccolo l’immenso cielo tinto di lontananza sotto cui emergono tra i vapori il promontorio dell’Argentario e, come una terra promessa, l’isola di Montecristo che al tramonto quando il mar Tirreno prende fuoco sembra accendersi di luce propria con il granito rosa di cui è composta. A volte, nelle giornate di tramontana, spicca un’altra forma scura che fa da scenografia all’incanto: è la Corsica che pur raccontando un’altra storia si insinua nel magico scenario trasformandolo in un dipinto dei vedutisti di fine Ottocento.

SABATO: MANCIANO
Lo sguardo lascia il mare e si arrampica su per le valli puntellate di querce, oliveti secolari e ordinate case coloniche; passa un gheppio o forse una poiana e la vista si sposta su un’enorme macchia verde: è la riserva naturale della Selva del Lamone, un intricato connubio di forze naturali; pietre e massi si accatastano sotto i fusti testimoniando che una volta c’erano lava e fuoco. No, non è l’inferno e nemmeno il paradiso. E’ “solo” un immenso paesaggio - di là il Lazio qui la Toscana - che per soli centosei scalini e nessun biglietto d’ingresso si può godere dalla torretta del castello di Manciano. Personale gentile, visto che l’antica dimora è sede del Comune,  dispone spontaneamente le visite e, specie in estate, una boccata di tanta freschezza fa bene al cuore e alla vista. Piantato lassù c’è pure un osservatorio meteorologico in grado di dare informazioni minuto per minuto attraverso una webcam collegata al sito comunale, l’occhio elettronico scruta il cielo in cerca di azzurro e di calore e sembra umano.

Meraviglie che il borgo della Maremma toscana, fluttuante su un colle di arenaria,  regala con grande semplicità; del resto Maremma significa “terra sulla riva del mare”, quindi comunità pronta ad accogliere e far proprio chi approda da queste parti; così come ad avere visioni che dall’orizzonte liquido o dalle fronde degli ulivi salgono tra terra e mare fino a diventare anima e corpo di un genius loci bifronte: tosto e schivo come animale di terra, leggero e fluttuante come creatura marina.

Proprio come le opere dei due cantori del territorio, i pittori Paride Pascucci, animale di terra, e Piero Aldi, creatura marina. I loro capolavori, l’uno a complemento dell’altro, narrano dall’Unità d’Italia  la vita di Manciano, le scene agresti, i paesaggi, i santi. Il primo lo fa con tratto realista e sanguigno, il secondo è più lezioso ed elegante. Si possono ammirare nel Palazzo del Comune- il Cassero senese - con le opere messe una di fronte all’altro in un dialogo quotidiano perenne a ricordo di una storia bella e piena come quella di Manciano. Terra firmata nel Medioevo prima dagli Aldobrandeschi e poi dai Senesi; terra di grandi passioni prima per le imprese di Garibaldi, poi per quelle della nascente classe operaia e dei suoi diritti fino ad arrivare alla difesa estrema della libertà contro l’oppressione nazista con un’imponente formazione partigiana che ha fatto storia.

Eccola Manciano, oltre 7mila anime belle senza averne l’aria, con un’origine ultra millenaria raccontata con discrezione dal Museo di preistoria e protostoria della valle del Fiora. E poi la chiesa di San Leonardo e quella della SS. Annunziata che radunano gli spiriti pii, la piazza con la fontana stile liberty del 1913 dove la vita si raduna quieta, il bar tirato su con l’energia della meglio gioventù. E una mano aperta che insieme al leone di Siena compone il suo stemma, amichevole segnale di pace e di benessere. Come il territorio circostante rivestito di ulivi, casali di pietra e tracce monumentali che parlano etrusco, romano e medievale con lo stesso tono e lo stesso intercalare. Perché alla fine i miti e le storie dei popoli si fondono e diventano una sola, unica storia che fa da collante alla vita dell’oggi. Così come quella indimenticabile  espressione  “maremma maiala”  che secondo la leggenda trova origine da certi fatti compiuti dal conte Ugolino della Gherardesca - quello del “poscia, più che ‘l dolor, potè ‘l digiuno” del XXXII e XXXIII canto dell’Inferno. Si racconta che il nobile alleggerì le casse dell’amministrazione pisana per l’acquisto di certe terre in Maremma. Scoperto l’ammanco i potentati di Pisa inveirono contro quel territorio usando i colori tipici del loro vernacolo, ignari che quell’espressione sarebbe rimasta per sempre.

DOMENICA: MONTEMERANO E SATURNIA
A una manciata di chilometri ridono Montemerano e Saturnia striate del bianco della pietra tutta intorno: sono le deposizioni di carbonato di calcio delle acque minerali che nascono dal bacino profondo dell’Amiata. Due minuscole frazioni di Manciano, meno di 200 abitanti ciascuno (dugento dicono qui in Toscana) che hanno la personalità di piccole capitali d’arte e la bellezza di una donna vissuta con tanto ancora da dare.  La piazza del Castello a Montemerano è da registrare per sempre, meglio con una Canon che con un improbabile selfie. Anche qui i nobili Aldobrandeschi hanno consentito al borgo di prendere vita come castrum fortificato che in seguito è divenuto un vero e proprio borgo nelle mani dei signori di Baschi e quindi dei soliti bellicosi Senesi alla fine annessi e connessi ai più forti,  i Medici. Incredibile la chiesa di S. Giorgio ricca di affreschi, i più belli si trovano nel presbiterio e nel transetto, come la Madonna della Gattaiola, una tavola quattrocentesca del Maestro di Montemerano, in passato riutilizzata come porta con un’apertura circolare in basso per il passaggio del gatto.

Saturnia spumeggiante che, quasi come Venere, nasce dalle acque termominerali, temperatura costante di 37,7 gradi C, un patrimonio di incalcolabile valore ambientale, economico, sociale. Elevata dai Romani a sede di prefettura conserva un’emozionante tratto di Via Clodia perfettamente basolata come a quei tempi, sacre pietre con le cicatrici delle ruote dei carri romani, medievali, rinascimentali. Sembra una minuzia, invece è un’immensità toccare con le mani quegli umili passaggi umani divenuti a loro insaputa un pezzo di storia da rivivere e raccontare. In piazza Vittorio Veneto – il nucleo del borgo – i Romani si rivelano ancora attraverso cippi e iscrizioni marmoree. Qui, dove si nasconde l’incontro del cardo e del decumano massimo,  il Comune ha in progetto di creare un itinerario ridando fiato alle pietre parlanti. Così come sta rilanciando il territorio puntando su cultura ed enogastronomia, le uniche materie prime su cui può contare l’Italia.

Magica Manciano con le sue rose canine, i boschi, i laghetti e le cascatelle calde dove l’umanità si concede un ristoro gratuito. Dolce Manciano profumata di vigne, sambuco e biancospino,  minuscola tessera di un grande mosaico che con la sua forma e i suoi colori contribuisce a creare l’immagine composita e meravigliosa del nostro Paese che quando si ricorda torna a essere grande.

INFO UTILI

Dormire
Le camere di Paolino, via del Mattatoio 3 Manciano, tel. 336.713893, www.lecameredipaolino.it.
Terme Saturnia Spa e Golf resort, tel. 0564.600865, www.termedisaturnia.it.

Mangiare
Da Caino, via Chiesa 4 Montemerano, tel. 0564.602817 e 327.3594882

Trattoria Da Paolino, via Marsala 41 Manciano, tel. 0564.629388 e 329.7176722, Manciano
Enoteca La torre in Cantina, via del Ponticino 13 Manciano, tel. 0564.629787

Camper

Park La Quercia, via Aurinia 12, Saturnia, tel. 342.1535716 o 0583.584049
L’alveare del Pinzi, Strada della Peschiera, Saturnia, tel. 0564.601335 o 349.0673294.

Info

Ufficio Turistico Comune di Manciano, tel. 0564.620532; www.mancianopromozione.com
Consorzio Turistico Altra Maremma, tel. 0564.601280; www.laltramaremma.it