Il fatto che una mostra s’intitoli “Le Isole Incantate” fa pensare ad una raccolta di opere che descrivono un mondo fantasioso, irreale, inesistente. Non è così: il nome si riferisce infatti all’esibizione che ha aperto il 20 marzo scorso nel grande Salone d’Onore del Palazzo dei Principi all’Isola Bella sul Lago Maggiore, a cura di Alessandro Morandotti, visitabile fino al 25 ottobre, e che racconta come gli artisti, mecenati, rappresentarono le Isole Borromeo nel corso dei secoli.
Le Isole Incantate, infatti, hanno ciascuna un nome: si tratta dell’Isola Bella, l’Isola Madre, l’Isola dei pescatori e le Isole di Brissago che, insieme all’Eremo Santa Caterina del Sasso e i Castelli di Cannero, sono di proprietà della famiglia Borromeo e ogni estate vengono aperte al pubblico per un itinerario di grande fascino e ricchezza artistica.
LA MOSTRA LE ISOLE INCANTATE
I quadri in mostra sono un arricchimento ulteriore che i Borromeo stessi realizzano per i propri visitatori e offrono un cappello introduttivo alle meraviglie naturali e architettoniche che si possono poi vedere nella realtà. Il viaggio nel tempo parte dal Settecento, con la nascita del Vedutismo e dei pittori-viaggiatori. In particolare, l’itinerario nell’arte ha inizio con la definizione che diede delle Isole il pastore anglicano Gilbert Burnet (1643-1715), uno dei primi viaggiatori a passare per l’Isola Bella, nel 1686. Allora, anche se i Borromeo stavano ancora completando i lavori sull'isola, Burnet sentenziò che “when is all finished, this place will look like an Inchanted Island” (da cui il titolo della mostra: "quando tutto sarà finito, questo posto sembrerà un'isola incantata").  
Tra la precisione vedutista dell’olandese Van Wittel (1653-1736) e la corrispondente accuratezza del pittore italiano Alessandro Antoniani, che dal 1711 fu costantemente presente in casa Borromeo, si capisce anche lo scopo che quelle vedute dovevano avere: Vitaliano VI infatti le commissionò perché potessero essere dei “biglietti da visita” da presentare a ospiti illustri che giungevano sulle Isole, “perché servissero alla casa per farsi amici e stima” (come ricorda in un passo del suo testamento). Lo spirito stesso con cui vennero abitate le Isole dai Borromeo fu quasi di “pubblicità”:
si volle che la casa fosse sempre a diposizione di matrimoni e ricevimenti solenni, perché il nome della famiglia fosse legato a quel luogo davvero incantevole.
 
COSA FARE SULLE ISOLE BORROMEE: L'ISOLA BELLA
Allo stesso modo i visitatori del Duemila, quasi come accompagnati dal Conte Vitaliano Borromeo di oggi (o da sua madre Bona, donna attenta e appassionata alla conservazione e la conoscenza delle Isole), dopo aver ammirato i quadri in mostra, oltre alle mappe antiche, le acqueforti o le litografie che rappresentano le proprietà nel corso dei secoli fino all’Ottocento, arricchiti delle nuove conoscenze di questi singolari e raffinati “biglietti da visita” possono andare a riscontrare le stesse meraviglie dal vero.  
I Borromeo si occupano in modo continuo della proprietà, e non si può che ammirare lo stato di conservazione delle Isole: restando sull’Isola Bella, è stato da pochi anni concluso il restauro conservativo delle facciate di palazzo Borromeo, e del suo relativo Giardino barocco, le cui dieci terrazze sovrapposte vanno a formare una piramide tronca e su livelli differenti, tutti collegati da scalinate e immersi in una vegetazione estremamente varia e mista di diverse specie. Sempre nel palazzo dell’Isola Bella sono conservati i sette arazzi del Cardinale Mazzarino, capolavori della tessitura fiamminga del 1500, che i Principi Borromeo ricevettero in dono dal Cardinale Vitaliano VII Borromeo e che sono ritornati da pochi anni all’Isola Bella dopo due anni di intervento di restauro in Belgio. All’Isola Bella si può anche visitare la vasta zona sotterranea, le “Grotte”, dotata di uno speciale microclima che ha favorito l'insediamento di una colonia di pipistrelli. In soli tre anni, però, questi sono diminuiti, arrivando da 1000 a 500: dopo un lungo periodo di studi, sono stati decisi degli interventi per favorire una nuova proliferazione della colonia.  
COSA FARE SULLE ISOLE BORROMEE: L'ISOLA MADRE
Nel punto più ampio del Golfo Borromeo si trova la più grande delle isole del Verbano, non a caso chiamata Isola Madre, anche se il nome originario era Isola di San Vittore per la presenza di una cappella dedicata al Santo. Quest’isola è stata probabilmente la prima ad essere abitata, dato che i lavori di trasformazione in luogo di residenza privata furono realizzati dal Conte Lancillotto Borromeo agli inizi del secolo XVI. Dagli ultimi decenni del 1500, ovvero da Renato I Borromeo in poi, furono compiute numerose modifiche ad opera di importanti architetti quali Pellegrino Tibaldi, il Crivelli e Filippo Cagnola, fino a raggiungere l’aspetto attuale solo alla fine del XIX secolo. L'ultima grande opera architettonica intrapresa, infatti, fu la Cappella di famiglia, voluta a partire dal 1858 da Vitaliano IX ad opera dell'architetto Defendente Vannini.
Nonostante queste numerose bellezze architettoniche da scoprire, l’Isola Madre è da visitare anzitutto per i giardini, un’attrattiva piacevolissima non solo per la bellezza della vegetazione ma anche per la presenza di piante aromatiche , di agrumi e i numerosi pergolati che riescono a garantire passeggiate al fresco anche nelle stagioni più calde. Tra le numerose specie di volatili e di animali presenti, l’Isola Madre è un giardino botanico magari meno spettacoloso dell’Isola Bella, ma di una ricchezza vegetale affascinante (ospita anche piante esotiche, originarie di ogni parte del mondo, Famosa la spettacolare fioritura di azalee nel mese di maggio). Nella zona più calda dell’Isola si trovano piante di origine tropicale (come alcune specie di Anacardiacee, piante da cui gli Indios ricavavano un veleno simile al cianuro; dalle radici si ottengono allucinogeni e dalle foglie una sostanza medicinale).
Gloria dell’Isola Madre sono poi le camelie, coltivate sull’isola dal 1830 per desiderio di Vitaliano IX Borromeo, naturalista di fama. A partire dalla Japonica furono ottenuti ibridi quali “Gloria delle isole Borromeo” e la “Gloria del Verbano”. Oltre al Viale delle Palme in cui cresce la Jubea spectabilis, una specie di palma di grandezza notevole e che qui esiste da oltre 125 anni, ancora nel giardino dell’Isola Madre si trova un antico cipresso proveniente appunto dalla regione che dà il nome a questo sito. Il Cipresso cashmiriano, dai grandi rami ascendenti e dal fogliame verde-azzurro, è il più grande d’Europa.
Per concludere il tour, non poteva mancare una sosta nell’Isola dei Pescatori che, più piccolina delle altre e magari meno ricca di vegetazioni spettacolose, è tuttavia un’ottima meta per una pausa, anche di una notte. Si trova qui infatti l’Albergo Ristorante Belvedere, 8 camere e un ottimo ristorante.
LA ROCCA DI ANGERA
Continuando a descrivere l’ininterrotto lavoro dei Borromeo sulle proprie terre, pochi anni orsono si sono conclusi i restauri della Sala della Giustizia nella Rocca di Angera (affrescata dopo la Battaglia di Desio del 1227 dal “Maestro di Angera”), sulla sponda lombarda del lago. Rocca in cui si trovano anche la collezione di bambole, automi, case di bambola, abiti e carillon di ogni epoca (anch’essa da poco restaurata), e il giardino medievale, ricostruito dopo studi sulla botanica dell’epoca. “Circa 80 persone lavorano per noi a tempo pieno" dice Vitaliano Borromeo. "Poi ci sono i restauratori magari contattati per uno specifico progetto, chi si occupa dei giardini e molte altre mansioni che ruotano attorno alle Isole. In particolare, tra gli addetti alla manutenzione degli immobili e quelli che curano la parte di giardino ci sono in tutto circa 25 persone che operano quotidianamente nelle proprietà aperte al pubblico”. Intorno alle Isole, infatti, gira una micro-economia legata al turismo.
Dice ancora il Conte: “Le persone scelte per lavorare sulle isole e ad Angera sono di fiducia e sanno coniugare al “saper fare” un approccio sensibile ed attento nella cura di un patrimonio fragile e variegato. Il muratore deve essere un po’ anche restauratore ed il giardiniere non deve solo tagliare i prati, ma deve conoscere e saper curare piante difficilmente reperibili a queste latitudini. A seconda delle necessità, però, ci appoggiamo anche ad aziende esterne di comprovata esperienza, come è successo ad esempio per gli Arazzi per cui ci siamo rivolti ad un centro di restauri belga”.  
INFORMAZIONI
Come raggiungere le Isole e info varie sulle proprietà dei Borromeo: tel. 0323.30556 e 0331.931300; www.isoleborromee.it/it/home/viaggio. 
Albergo Ristorante Belvedere Isola dei Pescatori, Stresa (VB), tel. 0323.32292;
 www.belvedere-isolapescatori.it.
Hotel Regina Palace, a Stresa sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, affacciato sul Golfo Borromeo, tel. 0323.936936; www.reginapalace.it