Se c’è una terra che sa raccontare il mosaico di diversità e di ricchezze dell’Italia, quella sono le Marche. Questo itinerario si sviluppa nel nord delle Marche, al confine con l’Umbria: Gubbio è a meno di 40 km, Città di Castello a meno di 30. Eppure, curiosamente, la parlata morbida e alcuni piatti tipici richiamano la Romagna. Del resto il Montefeltro e Urbino sono altrettanto vicini.

È un entroterra montuoso: l’Appennino è quello Umbro-Marchigiano, ma siamo lontani dalle altezze e dalle asprezze dei Sibillini. Le montagne qui sono più morbide, arrotondate. Il monte Catria è 1701 metri, il monte Nerone appena 1525.

I borghi che abbiamo visitato sono numerosi, tutti interessanti. Abbiamo così scelto di dividere in due il nostro itinerario, proponendovi idee e spunti per due diversi weekend (che naturalmente potete unire). Questo è il secondo e coinvolge i paesi di Frontone, Serra Sant’Abbondio con il monastero di Fonte Avellana e Arcevia. Il primo, più a nord, si sviluppa attorno al monte Nerone, tra Apecchio, Piobbico e Cantiano e lo trovate a questo link.
Frontone e le colline circostanti viste dal castello / Luca Bonora
FRONTONE, SAPORI DI ROMAGNA
Frontone, 1300 abitanti, sorge su un’altura, in posizione elevata, tanto che dal suo castello la vista spazia verso nord fino a San Marino e verso est fino al mare. È sempre stata una destinazione turistica, in inverno per gli impianti di risalita proprio sul Catria, nelle altre stagioni per il magnifico Castello della Porta, originario del 1082 e poi ampliato nel XV secolo dai Montefeltro, quando divenne baluardo dei loro domini al confine con i Malatesta. Si erge imponente sopra l’abitato, molto ben conservato, e al suo interno ospita varie collezioni storiche e diverse mostre temporanee. Per tradizione ospita anche i mercatini di Natale.
L’altra motivazione per cui Frontone è molto apprezzata e frequentata, tanto che è stato uno dei borghi che ha visto aumentare i turisti nell’estate 2020, è data dalla buona cucina. Frontone è ricca di ristoranti che propongono i due piatti della tradizione, il coniglio in porchetta e la crescia, parente stretto della piadina romagnola con cui condivide acqua, farina e strutto. Qui però ci sono anche le uova, nell’impasto. La si usa per accompagnare salumi, affettati, il lardo e anche formaggi. Non è un paese per vegetariani, questo...
Il massiccio profilo del Castello di Frontone  / Luca Bonora
SERRA SANT'ABBONDIO: CELTI, BIRRE E CRIPTE MISTERIOSE
A pochi chilometri da Frontone si trova Serra Sant’Abbondio, un borgo ancora più piccolo (non raggiunge i mille abitanti) che però mantiene un’identità storica e culturale molto forte. Siamo a due passi dalla “romagnola” Frontone, eppure qui si parla umbro, anzi, eugubino: siamo in un’enclave di origine celtica, a cavallo fra Marche e Umbria. E se Apecchio è la capitale dell’alogastronomia, Serra Sant’Abbondio è capofila dell’associazione “Marche di birra”, che comprende 19 birrifici artigianali nella regione, fra cui La Castellana, birrificio agricolo artigianale che produce birre bionde, rosse, ipa e nere.
Presidente dell’associazione Marche di birra è il giovane sindaco di Serra Sant’Abbondio, Ludovico Caverni. È lui che ci racconta storia e tradizioni del territorio, è lui che ci accompagna a scoprire, fuori dal paese, la piccola cripta paleocristiana di S. Biagio, in frazione Leccia. Antichissima, si trova accanto l’attuale cimitero e racchiude un piccolo mistero: l’altare, che probabilmente è antecedente alla cripta stessa, forse un altare sacrificale dei Celti, è in roccia dolomitica. Il Catria è una montagna calcarea e nel territorio, sugli Appennini, per centinaia e centinaia di chilometri non c’è un materiale simile. Chi l’ha portata qui, e perché?
La cripta paleocristiana di S. Biagio, a Serra Sant'Abbondio
IL MONASTERO BENEDETTINO DOVE PASSÒ DANTE
Ma il luogo simbolo di Serra Sant’Abbondio, conosciuto anche fuori regione, meta di turisti e di pellegrini, è l’eremo benedettino di Fonte Avellana, fondato nel 982 alle pendici boscose del monte Catria, a 700 metri sul livello del mare. Affidato oggi a sei monaci che vestono abiti laici, seguendo la regola di andare fra la gente vestiti come la gente, viene citato nella Divina Commedia (Paradiso, canto XXI) da Dante Alighieri, il quale sembra che ne sia stato anche ospite. Non è un caso che a Dante sia dedicata la biblioteca dell’eremo, ricchissima di testi religiosi.
I monaci organizzano visite guidate, su prenotazione, per scoprire alcuni dei magnifici spazi interni, come lo Scriptorium, la Sala del Capitolo, il chiostro, la chiesa e la cripta sottostante. Dal 2007 anche il giardino botanico dei monaci è visitabile. Un luogo di meditazione e spiritualità, ma anche, semplicemente, di pace e di relax.
Veduta dall'alto del monastero di Fonte Avellana / GettyImages
I NOVE CASTELLI DI ARCEVIA
Il nostro itinerario sconfina ora nella provincia di Ancona per raggiungere Arcevia, altro piccolo borgo di montagna, al limite settentrionale del parco della Gola della Rossa e di Frasassi. Genga e le grotte non sono lontane, ma noi ci fermiamo qui a scoprire il paese che vanta 18 frazioni e nove “castelli” disseminati su un territorio comunale di ben 126 km quadrati. In realtà i castelli non sono vere e proprie fortezze, in molti casi sono piccoli borghi fortificati e cinti da mura, che comunque meritano di essere visitati. Fra i nove, spiccano quelli di Caudino, Loretello (che è anche il più antico, e oggi è un suggestivo albergo diffuso) e Piticchio.
La stessa Arcevia (uno dei centri più grandi delle Alte Marche, con i suoi oltre 4.000 abitanti), sorge su un contrafforte appenninico, in posizione di confine. Da visitare la Rocca, il Palazzo dei Priori, del XIV secolo, che ospita il teatro Misa, la Collegiata di S. Medardo, chiesa edificata nel XVII secolo su un precedente edificio medievale, che conserva notevoli opere d'arte come i polittici di Luca Signorelli e le ceramiche di Giovanni e Mattia Della Robbia.
L'ingresso del Castello di Piticchio
Arcevia è anche nel territorio del Verdicchio dei castelli di Jesi docg, uno dei vini bianchi simbolo di questa regione – fra le tante cantine, segnaliamo Broccanera, che propone il verdicchio dei Castelli di Jesi anche in versione spumantizzata, brut. E per chi cerca sapori dimenticati, qui ad Arcevia vive Marino Montalbini, agricoltore custode cui la regione Marche ha affidato il compito di coltivare il mays ottofile di Roccacontrada, una varietà di granturco riscoperta proprio da Marino nel 2005, abbandonato nel tempo perché piccolo e di resa modesta: pannocchie piccole, con sole otto file (da cui il nome) di chicchi anch’essi di modeste dimensioni. Ma dal punto di vista nutrizionale questo mays, dall’inconfondibile colore giallo scuro che sfuma nel rossiccio, è ricco di fibre e carboidrati e il sapore che regala a gallette e polenta non si può raccontare. È sorprendente. Un regalo della terra che qui hanno saputo riscoprire e che vi consigliamo di assaggiare: ve ne innamorerete.
INFORMAZIONI PRATICHE
- Per dormire e mangiare: il Monastero di Fonte Avellana a Serra Sant’Abbondio (fonteavellana.it) ospita nella foresteria un ristorante molto frequentato nei finesettimana e può dare ospitalità a 70 persone nel suo ostello. Borgo Loretello, uno dei castelli di Arcevia, è un minuscolo borgo fortificato diventato un suggestivo albergo diffuso (borgoloretello.it). A Frontone, ai piedi del Castello si trova la Taverna della Rocca (tel. 0721.786218), ristorante che oltre ai due piatti della tradizione locale, coniglio in porchetta e crescit, propone carni alla brace.
- Attrazioni: Castello di Frontone, per info e visite: castellofrontone.it.
- Birrifici e prodotti tipici: Birrificio La Castellana, frazione Petrara di Serra Sant'Abbondio; lacastellana.biz; Azienda agricola Marino Montalbini, frazione Magnadorsa di Arcevia (An), tel. 0731.984410, coltiva il mays ottofile e realizza prodotti derivati, come gallette e polenta; Cantina Broccanera, via Montale 190, Arcevia; www.broccanera.it.