Ogni volta che ritorno nelle Marche le scopro di nuovo. Nuove montagne, nuove vallate, nuovi paesi, castelli, sapori. È la conferma di una pluralità evidente fin dal nome, ma anche della distanza che c’è fra il nord e il sud di questa regione (fra Urbino e Ascoli ci sono oltre 200 km), ma anche fra la costa e l’entroterra. Una distanza più mentale, culturale, che fisica. Se c’è una terra che sa raccontare il mosaico di diversità e di ricchezze dell’Italia, quella sono le Marche.
Questo itinerario si sviluppa nel nord delle Marche, in provincia di Pesaro e Urbino, proprio al confine con l’Umbria: Gubbio è a meno di 40 km, Città di Castello a meno di 30. Eppure, curiosamente, la parlata morbida e alcuni piatti tipici richiamano la Romagna. Del resto il Montefeltro e Urbino sono altrettanto vicini.
MONTAGNE MORBIDE, PICCOLI PAESI
È un entroterra montuoso, l’Appennino è quello Umbro-Marchigiano, ma siamo lontani dalle altezze e dalle asprezze dei Sibillini. Le montagne qui sono più morbide, arrotondate. Il monte Catria è 1701 metri, il monte Nerone appena 1525.
I paesi di rado superano i 5000 abitanti e molti hanno un sindaco giovane, nato dopo gli anni Ottanta. E probabilmente questo ha determinato una rottura coi campanilismi del passato e l’eterna competizione fra borghi vicini, in favore di un sistema turistico integrato. Da soli non si va lontano, insieme invece si vince la sfida per farsi conoscere in un Paese, l’Italia, che probabilmente per qualche tempo ancora sarà la nostra unica meta di viaggi.
I borghi che abbiamo visitato sono numerosi, tutti interessanti. Abbiamo così scelto di dividere in due il nostro itinerario, proponendovi idee e spunti per due diversi weekend (che naturalmente potete unire). Questo è il primo, quello più a nord, e si sviluppa attorno al monte Nerone, tra Apecchio, Piobbico e Cantiano. Il secondo è un poco più a sud, comprende anche l’entroterra di Ancona e coinvolge i paesi di Frontone, Serra Sant’Abbondio e Arcevia (lo trovate a questo link).

Le pendici boscose del monte Catria
APECCHIO, IL PAESE DELLE BIRRE ARTIGIANALI
Il nostro itinerario parte da una parola nuova, coniata da poco: alogastronomia. L’arte di abbinare la birra al cibo. Il prefisso “alo” viene da un’italianizzazione del termine “ale” con cui si indicano le birre ad alta fermentazione. Perché a voler essere precisi, l’alogastronomia si riferisce genericamente alle birre, ma solo alle birre artigianali. Ma cosa si intende per birra artigianale? A definirla, concorrono tre parametri: la birra deve essere non filtrata, non pastorizzata, e la produzione del birrificio non superiore ai 200mila ettolitri l’anno.
Siamo ad Apecchio, piccolo borgo medievale che si raggiunge dalla valle del Metauro, salendo da Fano, dall’Adriatico, e passando per Acqualagna e la gola del Furlo. Nel centro storico di Apecchio, molto ben conservato, si accede attraverso una porta ad arco del Quattrocento.
Nel centro storico di Apecchio / Luca Bonora
Fra gli edifici spicca Palazzo Ubaldini, esempio di architettura rinascimentale con un elegante cortile interno praticato, che ospita nei sotterranei il Museo dei Fossili e Minerali del Monte Nerone. Come il vicino monte Catria, il Nerone è una montagna carsica, ricca di grotte e forre. Piccoli anfratti per ora non accessibili ai turisti, ma molto conosciuti fra gli speleologi (del resto le grotte di Frasassi non sono lontane). L’acqua che scende da queste montagne “porose” è particolarmente ricca di sali minerali e, raccontano gli esperti, diventa un ingrediente fondamentale per fare una birra di qualità. Ben lo sanno allo storico birrificio Collesi di Apecchio, che produce birre artigianali dal 1870. Ale, scout, blanche sono alcune delle tipologie qui prodotte. Grazie anche a Collesi, Apecchio è capofila dell’Associazione Nazionale Città della Birra e promotrice delle Strade della Birra della Regione Marche.
Spiega Giuseppe Collesi: “questo progetto vuole differenziare e caratterizzare il nostro borgo: vorremmo che Apecchio si identificasse con la birra artigianale allo stesso modo in cui Acqualagna si identifica con il tartufo”. Curiosi e amanti della sperimentazione, al birrificio hanno già avviato una linea cosmetica per uomo e per donna, sviluppata assieme all’Università di Camerino, a base di birra: latte, tonico, creme idratanti e antietà. “Il vino fa invecchiare, la birra fa ringiovanire”, scherzano.

Apecchio città della birra / Luca Bonora
PIOBBICO: BRUTTI, MA PER GIOCO
Da Apecchio ci spostiamo nella vicina Piobbico, che sorge in una stretta valle fra i monti Nerone e Contiego. Il paese è conosciuto soprattutto perché ha dato i natali al Club dei Brutti, associazione internazionale fondata qui nel 1879. All’epoca ideato per trovare un marito alle zitelle meno...avvenenti, col tempo si è evoluto con un chiaro intento goliardico e per ironizzare sulla moderna ossessione dell’estetica. E sì che di gusto in paese ne hanno, non fosse altro perché ogni giorno si riempiono gli occhi con il magnifico palazzo Brancaleoni, un castello medieval-rinascimentale che domina l’abitato. Le origini del complesso architettonico, che deve il nome alla celebre famiglia di capitani di ventura, risalgono al X secolo, ma l’ampliamento più significativo risale alla seconda metà del Cinquecento.
Piobbico, scorcio di palazzo Brancaleoni
Perfettamente conservato e visitabile, palazzo Brancaleoni ospita un piccolo museo del territorio; al piano nobile, ricco di stanza dalle volte affrescate, ospita mostre temporanee e una piccola collezione di abiti della corte dei Della Rovere. Molto più grande all’interno che all’esterno, il palazzo-castello conta in tutto 135 stanze, in gran parte non utilizzate. Anzi, stupisce che di fronte alla quantità di collezioni storiche e artistiche in Italia prive di spazi espositivi (spesso i musei hanno più opere d’arte nei magazzini che nelle sale), qui non si sia ancora scelto di esporre qualcosa che altrove non ha spazio. Le Soprintendenze, a partire da quella marchigiana, lo prendano come un invito e un suggerimento.
Dallo slargo antistante l’ingresso del palazzo, la vista domina sul Borghetto medievale di Piobbico, un unicum armonico di case in pietra chiara, collegate da stradine dello stesso materiale che creano un suggestivo effetto presepe. Eppure le origini di Piobbico sono ancora più antiche: di fondazione romana, deve infatti il suo toponimo all’originario Ager Publicus.
Il Borghetto medievale di Piobbico / Luca Bonora
CANTIANO: SIAMO A CAVALLO
L’ultima tappa di questo itinerario è Cantiano, Bandiera Arancione Tci, altro centro di origine medievale ai piedi del monte Catria che come vedremo, è particolarmente importante nell’economia della zona. L’abitato sorge attorno a piazza S. Nicolò che ospita la chiesa omonima, del XII-XIII secolo. Sul lato sinistro della chiesa sono ancora visibili le arcate, oggi murate, che anticamente ospitavano il mercato cittadino. In paese, da segnalare per la sua particolarità uno spazio museale da poco inaugurato, il Museo della Turba che ripercorre una tradizione molto sentita a Cantiano: quella del Venerdì Santo. Mentre nel locale Museo archeologico si può incontrare Ugo, esemplare di dinosauro che viveva in questa zona e che è stato ricostruito grazie a studi e ritrovamenti fossili.
Veduta aerea di Cantiano / Bandiere arancioni Tci
Per secoli il monte Catria ha fornito legname ai centri abitati della zona, e per il trasporto si è sempre fatto ricorso a una razza di cavalli autoctona, dalla struttura fisica molto muscolosa. Oggi quella stessa razza, riconosciuta a livello europeo come cavallo del Catria, è utilizzata per passeggiate a cavallo e percorsi di ippoturismo alle pendici della montagna. Tuttora i cavalli del Catria sono allevati allo stato brado negli stessi luoghi dei loro antenati. Sono animali docili e lavoratori infaticabili: nella Seconda guerra mondiale, gli alpini venivano qui a prendere i cavalli da soma per trascinare sul fronte alpino i cannoni che pesavano circa 250 kg.
Alte Marche, cavalli del Catria allo stato brado
In frazione Chiaserna, il centro ippico Badia organizza passeggiate a cavallo, addestramento puledri e scuola di equitazione sia di monta classica (inglese) sia di monta americana. È qui che al ritorno dalla passeggiata assaggiamo un’altra birra artigianale del territorio, quella del Birrificio del Catria, con qualche fettina di salame di cinghiale (che poi è il simbolo del birrificio). “L’estate 2020, con la riscoperta forzata dell’Italia, ci ha aiutato a farci conoscere. Ora dobbiamo continuare a lavorare su quella strada, ragionando come territori, non come aree amministrative. I territori vanno oltre i Comuni e le regioni. I territori raccontano tradizioni ed emozioni”, spiegano. Come quelle che ci aspettano nella seconda parte di questo viaggio.
INFORMAZIONI PRATICHE
- La scheda di Cantiano sul sito Bandiere arancioni.
- Per il soggiorno, ad Apecchio consigliamo Agriturismo Casale “La Rocca”, tre appartamenti con piscina (larocca-agriturismo.it); a Cantiano, il Bed&Breakfast Country House “Cà Paravento” di Roberto e Alessia, un’oasi nel verde (www.caparavento.it). 
- Per un pranzo, “Civico 14+5” Ristorantino Gourmet & Pizzeria, ad Apecchio, tel. 338.9769898.
- Per informazioni sui birrifici: Apecchio città della birra, associazione nazionale, c/o palazzo Ubaldini, tel, 338 3394242, cittadellabirra@gmail.com; Birrificio Collesi, Pian della Serra, Apecchio, www.collesi.comBirrificio agricolo del Catria, Cantiano; www.birradelcatria.com.
- Altre attrazioni: Palazzo Brancaleoni a Piobbico, per informazioni e visite guidate Comune, tel. 0722.986225; www.castellobrancaleoni.itCentro ippico Badia, località Fossato di Chiaserna, Cantiano, tel. 0721790800; centroippicobadia.it.