Da una parte c’è Santa Teresa di Gallura, dall’altra Castelsardo e Sassari. In mezzo, chilometri di mediterraneo e pinete, dune, spiagge. Il maestrale qui soffia costante, modellando le scogliere di granito o gli alberi di ginepro. È proprio il vento che ha scolpito questo tratto di costa, a pochi chilometri dalle anse riparate e tranquille della Costa Smeralda o dalle lunghe spiagge di sabbia bianca che si distendono da Porto Torres sino a Stintino.
Perché questa costa potremmo definirla incontaminata, tanto da essere chiamata “Paradiso”, e in auto in questo spicchio di Sardegna aspro ed emozionante vi fermerete spesso per immortalare un ricordo o semplicemente ammirare quel che c’è, in silenzio.  
ISOLA ROSSA
Si parte da Castelsardo, direzione Santa Teresa di Gallura. Dopo qualche chilometro, prendendo una deviazione sulla sinistra, ecco apparire candido, sopra incantevoli rocce di porfido color amaranto, il borgo di Isola Rossa. Un piccolo paese di pochi abitanti che in alta stagione si disperdono in decine di migliaia di turisti.
Isola Rossa si staglia sulle suggestive rocce di porfido color amaranto. L’isoletta omonima, composta della stessa pietra rosseggiante, ne delimita a ovest il porticciolo. Il borgo invece nacque solo agli inizi del Novecento per iniziativa di un piccolo gruppo di pescatori e contadini napoletani e galluresi che sfruttarono il mare antistante soprattutto per la pesca dei mitili e dei crostacei. Vicino all’abitato, scura sulla roccia, si erge una cinquecentesca torre spagnola di difesa.
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VIGNOLA E PORTOBELLO DI GALLURA
Da qui si riprende la strada principale. Lungo il breve tragitto da Isola Rossa a Vignola, la strada dista dal mare appena qualche chilometro, per poi piegare con decisione a breve distanza dal paesello di pescatori.
Un chilometro prima di Vignola si trova sulla sinistra il bivio per Portobello di Gallura. Varcato il rio Vignola, si approda a una distesa d’acqua marina il cui impatto visivo si accoppia con quello fornito dalla costa scoscesa, coperta dalla fronda dei lentischi e degli olivastri.
Da Vignola, la strada torna poi a costeggiare il mare a una decina di chilometri, superato il granitico promontorio di monte Russo, vale la pena sostare alla spiaggia di Rena Maiore, affacciata a Cala Vall’Alta. Sul suo dosso verdeggiante, gli antichi identificavano i cancelli dell’inferno, a causa del fragore del mare durante i giorni di maestrale. Da qui a Capo Testa mancano solo dieci chilometri.
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CAPO TESTA E SANTA REPARATA
Collegato alla terraferma da uno stretto istmo, Capo Testa lascia ancora intravedere sula lato occidentale le cave sfruttate in epoca romana e utilizzate anche dai pisani per costruire il duomo della loro città. Il luogo è davvero incantevole perché è caratterizzato da paesaggi spettacolari, una tavolozza di mari color smeraldo e gli ocra di scogliere granitiche che cadono a picco sul mare.
Sulla costa che fronteggia la piccola penisola c’è oggi un grande insediamento, Santa Reparata, formata dai resti di un tempietto medievale che ha dato il nome alla baia. All’estremità del promontorio si trova, invece, cala Spinosa, con l’acqua color smeraldo ad anfiteatro dalle rocce di granito. Nei giorni di calma, l’acqua si scioglie in aria trasparente fino al fondale. Merito delle correnti delle Bocche e della sabbia di quarzo e granito, pesante, non polverosa, che regala una delle visibilità subacquee migliori del Mediterraneo

VARIANTE 1/IN KAYAK 
Tornando indietro, vi proponiamo una prima variante. Lungo la Baia di Li Cossi si può lasciare il proprio mezzo e provare (o ri-provare) l’esperienza di un kayak. Perché non ha prezzo pagaiare in questo mare quasi etereo, oltre l’approdo roccioso di Porto Leccio, sino ai faraglioni di granito rosso di punta Caneddi. Costa Paradiso la chiamano, e così appare in tutto il suo candore.

VARIANTE 2/UN TREKKING LITORANEO 
Un’altra imperdibile occasione in un territorio dalla natura così esuberante è di certo un trekking. Magari un trekking "litorale" che ricalchi (con tempi e di certo con modi diversi) quello stradale tra Isola Rossa e Capo Testa, fermandosi però a Portobello di Gallura. Alle prime luci del mattino ci si trova dinnanzi un’ideale bestiario di granito, cesellato e modellato dal vento nel promontorio delle antiche cave romane. La rassicurazione per proseguire è non dimenticare mai di coprirsi il capo e di avere con se riserve abbondanti di acqua. Si può proseguire verso ovest, oltre il profilo del monte Ruju, sfiorando le spiagge di Rena Majore, fino a Portobello di Gallura.
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VARIANTE 3/ LA VALLE DELLA LUNA E AGGIUS
E per finire, un'ultima variante. La Valle della Luna si raggiunge da Isola Rossa, inoltrandosi verso l’entroterra fra un’armoniosa sequenza di colline: la suggestiva denominazione turistica ha sostituito quella originaria di Piana dei Grandi Sassi, a designare questa landa d’aspetto desolato caratterizzata dalla presenza di rocce granitiche scavate dall’erosione naturale, molte con forme animali. Anche se alcuni cavatori senza scrupoli ne hanno ridotto il numero, il paesaggio è straordinario e tra le forme superstiti spicca la Testa di Platone, o del Frate Cappuccino, come viene chiamata l’enorme roccia vicina alla strada.

La Valle della Luna si trova a poca distanza da Aggius, borgo Bandiera arancione del Touring Club Italiano, dove visitare il bellissimo MEOC "Museo Etnografico Oliva Carta Cannas" e il Museo del Banditismo, che da soli valgono il viaggio: per informazioni, www.bandierearancioni.it/borgo/aggius.