Bip bip. Bip bip. Bip bip. Mai ricevuti così tanti sms uno dopo l’altro. Il cellulare pare impazzito. “Benvenuto in Albania. La tua compagnia telefonica ti augura buon soggiorno”. “Benvenuto in Fyrom. Per chiamare dall’estero digita un due tre asterisco e cancelletto”. Ma non eravamo in Grecia? Il barcaiolo intuisce la nostra perplessità e indica i monti innevati all’orizzonte. “Albània”, dice. Poi il dito si sposta sulla riva opposta, verso cui si sta dirigendo un compatto stormo di cormorani. “Fyrom”. E qui?

Qui siamo nella fetta greca del Megáli Préspa, immenso lago diviso fra tre Stati, confine naturale prestato ai giochi della storia. Sotto un cielo plumbeo, Spiros – scopriamo che si chiama così, il barcaiolo: ovvio che siamo in Grecia – solca le acque grigie mostrando eremi e dipinti incastonati tra le rocce. La Panagía Eleoússa, nascosta in una grotta alta nella falesia, racchiude sorprendenti affreschi medievali, un po’ naïf. Facciamo luce con una candela. Poi cala il sole, è tempo di tornare a Psarádes. Terra greca, ma il cellulare continua a lamentarsi. 


Lago di Prespa, Grecia - foto Gettyimages
LAGHI E BIRWATCHING A PRESPA E KASTORIA
Préspa è il riassunto perfetto di quest’itinerario nel Settentrione ellenico. Natura e cultura, cultura e natura, senza eccessi, senza clamori, senza frotte di turisti: una ricetta che si ripete da un confine all’altro, lungo i 600 chilometri che dall’Albania portano fino alla Turchia. Poi, s’intende, tutto è relativo. I birdwatcher, per esempio, hanno eletto Préspa tra le migliori mete in Europa: l’obiettivo (peraltro facile) è l’avvistamento delle due rare specie di pellicani che nel continente nidificano solo qui e nel delta del Danubio (e insieme a loro delle migliaia di specie alate che affollano i canneti e i prati umidi del Mikrí Préspa, il lago piccolo). Gli appassionati di arte bizantina, dal canto loro, arrivano fino alla vicina Kastoría per scoprire affreschi e chiesette dai tratti popolari e dai colori intensi.

Ma anche chi non è particolarmente appassionato di pittura medievale o di ornitologia apprezzerà. A Préspa, il paesaggio un po’ fuori dal tempo, i voli lenti degli aironi, la strana sensazione di essere in montagna e in Grecia allo stesso tempo. A Kastoría, le antiche case in legno, i vicoletti, il monastero della Mavriotíssa sulle rive del lago, con il platano secolare che sembra gareggiare in età con l’albero di Jesse dipinto sulla facciata. Senza contare le decine di cartelli che reclamizzano “furs” e le vetrine con inquietanti manichini impellicciati: strano ma vero, Kastoría è famosa per la lavorazione delle pelli. Pensavate che i castori non c’entrassero?


Pellicano riccio, Grecia - foto Gettyimages
ANTICHE MERAVIGLIE: VERGINA, PELLA E SALONICCO
La panetteria si chiama Alexandros, il ristorante Olimpiade, l’albergo Filippos. Giungiamo a Vergína dopo che dal finestrino sono sfilati boschi di faggi e resort sciistici, e subito appare chiaro che siamo arrivati nella terra dei re. Tutto quel che c’è da queste parti è dedicato alla nobilissima famiglia macedone, vanto, orgoglio e ovviamente enorme fonte di profitto per la Macedonia intera. A Vergína, peraltro, ne hanno ben donde: pochi fuori dalla Grecia lo sanno, ma questa è la sede della più grande scoperta archeologica del Novecento.

Non ci credete? Neppure noi, prima di andarci. Qui un testardo professore di Atene nel 1977 scoprì quasi per caso la tomba di Filippo il Macedone: proprio lui, il padre di Alessandro Magno. C’era tutto il corredo, nella tomba con la facciata a tempio: armatura, monili, offerte varie, le ossa del re in uno scrigno d’oro, appoggiato su un letto d’avorio... Un emozionante tesoro che oggi è disposto in un museo accanto a questa e ad altre tombe, o sarebbe meglio dire che le tombe fanno parte del museo stesso, visto che le hanno lasciate lì dov’erano e ci hanno costruito intorno il museo. Alla fine sarete così presi dalle gesta di Alessandro che dopo Vergína vi recherete anche voi a Pella, la capitale del regno, per scoprire gli stupendi mosaici conservati al museo locale. E poi a Salonicco, per ammirare altre meraviglie nel Museo archeologico, zeppo di corone e gioielli in oro, oltre che del più bel manufatto d’epoca ellenistica, il cratere di Dervéni.


Il tesoro di Filippo II a Vergina, Grecia - foto Youtube
UN SALTO AL MARE: LA PENISOLA DI SITHONIA
Arrivati a Salonicco si vede il mare per la prima volta, e naturalmente viene voglia di fargli visita. Niente di meglio allora di una puntata in Calcidica, là dove metà dei tessalonicesi possiede la seconda casa. Tre penisole, tre mondi differenti: a ovest, la lussuosa Kassándra, deturpata dal cemento; a est, il mistico Monte Áthos, tutt’altra storia. E in mezzo? In mezzo c’è Sithonía, che ci accoglie con una natura rigogliosa e nessuno in giro. Ovvio, siamo in primavera, le ginestre e i cisti sono in fiore, si fa persino fatica a trovare un affittacamere aperto.

Alla fine, a Pórto Koufó, ad aprire la domatia ecco una signora che parla greco e tedesco, e questo la dice lunga sulle frequentazioni della zona. Cerchiamo di immaginarci la splendida spiaggia di Lagomándra e quella di Kalamítsi invase da bagnanti e ombrelloni, ma è difficile, tanto sono belle ora nella loro solitudine. Si doppia il capo e si risale sul lato est, e a un certo punto, oltre il braccio di mare, appare la vetta dell’Áthos, visione impressionante, piramide di 2000 metri a picco sul mare. Peccato non poter fare un salto. Ci accontentiamo della magnifica cartolina di Vourvouroú, dove le rocce di granito e il colore dell’acqua fanno credere di essere finiti in costa Smeralda. No, siamo sempre in Grecia: sulla spiaggia mangiano tzatzíki.


Penisola di Sithonia, Grecia - foto Gettyimages
IN MACEDONIA: ALISTRATI, DRAMA E FILIPPI
Avanti, verso est. Lasciamo la Calcidica e scopriamo di prenderci gusto, a esplorare la Macedonia. Forse perché – orgoglio nostrano – ci dicono tutti che non passano molti italiani, da queste parti. Anzi, proprio pochi: alle grotte di Alistráti rimangono quasi basiti quando diciamo che arriviamo da Milano. Noi rimaniamo basiti entrando nelle caverne, dopo aver percorso un tunnel a effetto in cui, per accrescere la suspense, risuona la colonna sonora di 1492 - La scoperta del paradiso (beh, è di Vangelis: proprietà greca, in qualche modo). Chi dice che le grotte sono tutte uguali dovrà ricredersi: le “solite” stalattiti e stalagmiti, d’accordo, ma questa volta disposte su un percorso lunghissimo, un’alta galleria che procede sinuosa senza dislivelli, impressionante creazione di un fiume del passato.

Stranamente, poche guide nominano Alistráti. E proprio nessuna fa cenno di Dráma, dove casualmente passiamo la notte: suggeriremo integrazioni, perché l’idilliaco parco urbano di Agía Varvára vale davvero la sosta, sorvegliato da enormi edifici che un tempo ospitavano i raccolti di tabacco. Un dépliant all’ufficio turistico suggerisce altre mete inconsuete, gli invitanti monti Rodopi, al confine con la Bulgaria: siamo tentati di avventurarci tra abeti e vette alpine, ma la notte abbiamo fatto uno strano sogno. Una tartaruga ci diceva “ci rivedremo a Filippi”. Troppe letture storiche o troppa melitzanosaláta?

Comunque sia, a Filippi, di prima mattina, c’è davvero una tartaruga che passeggia tranquilla tra le rovine del foro romano. E pure un riccio che fa capolino tra gli enormi pilastri della basilica B, quella edificata in onore di San Paolo, che qui battezzò il primo cristiano. Il sito è immerso tra i fiori, le colonne e i capitelli con le croci scolpite sono quasi nascosti dai papaveri. Riusciamo pure a salire all’acropoli, complice l’aria fresca. La piana di Filippi è ai nostri piedi, ampia e racchiusa tra i monti: perfetto scenario per una battaglia. Immaginiamo gli eserciti di Bruto, Cassio, Antonio e Ottaviano in quello che è stato il momento fondamentale per la storia di Roma: era questione di repubblica o monarchia, mica cose di tutti i giorni. Come il futuro Augusto, lasciamo Filippi sull’antica via Egnatia. Lui andava verso ovest, di ritorno in Italia. Noi verso est, meta la Tracia.

Filippi, Grecia - foto Ente ellenico per il turismo

IN TRACIA: LA FORESTA DI DADIA
Il sole è sorto da poco. Fa ancora freddo, nel bosco, ma gli avvoltoi iniziano ad arrivare, richiamati dall’odore delle carcasse. Nascosti nel capanno, a debita distanza per non disturbarli, li vediamo atterrare: tanto sono maestosi in volo, quanto goffi sul terreno. Grifoni, avvoltoi monaci, capovaccai: la foresta di Dadiá è uno dei luoghi europei più importanti per i rapaci, specie gli avvoltoi. Il parco organizza appositi carnai per aiutarli, loro che mangiano solo carogne e che in tutto il continente hanno subito un calo drammatico a causa dei bocconi avvelenati lasciati dai pastori.

A un certo punto, sulla scena irrompe una volpe: come dei pulcini, gli avvoltoi scappano sugli alberi. Una scena d’altri tempi. Lasciamo il capanno e scendiamo verso l’albergo che è anche il centro del parco, illuminante esempio di gestione sostenibile dell’area. Qui, in Tracia, ultima regione greca a est, si prova a puntare sull’ecoturismo. “Di turisti ne vengono” spiega la ragazza alla reception. “Peccato solo che d’inverno rimaniamo vuoti, sapessi che bello è anche in dicembre”. Scendiamo a Souflí, dove le cicogne hanno eletto come loro casa ogni singolo pilone della luce. Il confine con la Turchia è a due passi. Il cellulare ricomincerà a suonare.     

INFORMAZIONI
- L’itinerario proposto è percorribile in auto (oltre 600 km) in circa una settimana. Consigliabile soprattutto in primavera (da aprile a giugno). In tutte le località non mancano le strutture ricettive, generalmente di medio livello, spesso buono. 
- Ai laghi di Préspa, ottimo l’Agios Germanos hostel (prenotalo sul sito del nostro partner Booking.com). Centro visite: www.spp.gr.
- A Kastoría, numerosi b&b e boutique hotel, tra cui il più bello è Arhondiko tou Vergoula, nella città vecchia (prenotalo sul sito del nostro partner Booking.com).
- A Vergína si può provare la pension Vergina, semplice ma accogliente (prenotala sul sito del nostro partner Booking.com).
- Nella penisola di Sithonía affittacamere lungo la costa; per una sistemazione più particolare, consigliato il villaggio di Parthenónas, molto curato, in posizione panoramica.
- Per le grotte di Alistráti: www.alistraticave.gr.
Filippi è a metà strada tra Kavála (numerose sistemazioni, tra cui il lussuoso Imaret, in un antico palazzo ottomano; pagina di Booking.com) e Dráma (dove si può dormire allo Xenia, pagina di Booking.com, e mangiare da Nisaki, nel parco di Agía Varvára).
- Nella foresta di Dadiá consigliato Forest Inn, l'hotel nel centro ecoturistico (forestinn.eu/main); da qui parte il sentiero per il capanno degli avvoltoi (un’ora), raggiungibile anche con una navetta.