Il countdown è partito, venerdì 5 maggio 2017 inizia il Giro d’Italia, che celebra la sua edizione del centenario. 3572 chilometri tutti da pedalare sulla Penisola. L’onore di accogliere il momento della partenza nella prima tappa spetta quest’anno ad Alghero. Ed è proprio nella riviera del Corallo e nella costa dei Grifoni che i nostri appassionati cicloturisti, Luca Zironi e Francesca Schintu, hanno pedalato esplorandone geografia, cultura e tradizioni. Laurea in filosofia lui, laurea in architettura e dottorato in storia dell'architettura lei, amano esplorare l'Italia percorrendo le principali ciclabili sparse sul territorio, cercando di lasciare qualche resoconto scritto, per fare un po' di "proselitismo alla causa". Seguite le loro tracce!
Oltre la finestra del nostro alloggio sull’antica plaça de la Ciutat (piazza Civica) c’è un’Alghero mattiniera fuori stagione che attende senza frenesia l’arrivo del turismo di massa. I poderosi bastioni, tra qualche settimana teatro degli innamorati e delle cene a lume di candela, sono ora lasciati al rumore del mare. Giusto i preparativi per l’imminente partenza del Giro d’Italia, fissata per il 5 maggio, paiono turbare la quiete di questa “Barceloneta” di Sardegna, dove tutto (o quasi) “parla” catalano.
Perché Alghero è un’isola nell’isola: l’unica viva testimone dell’espansione catalana nel Mediterraneo, la sola rimasta fuori dalle terre di Spagna. Ce lo dimostra subito la lingua (il dialetto algherese), lo strato più identitario della cultura di un popolo, e poi i toponimi, le architetture, le strade strette del centro storico brulicanti di botteghe, dove il corallo è protagonista assoluto.
In attesa che la città si affolli di biciclette e si tinga di rosa, con gli allestimenti firmati da Antonio Marras, anche noi saliamo in sella (il ritmo sarà decisamente più rilassato!) per godere delle bellezze della riviera, attraverso i sentieri del Parco Regionale di Porto Conte, fino al promontorio di Capo Caccia.

Alghero, i bastioni e le mura 
 
SULLA CICLABILE DA ALGHERO A CAPO CACCIA
L’itinerario prende avvio dall’antico Portal del Mar e ci traghetta subito oltre le mura, sulle banchine del porto, dove si diparte la ciclabile del lungomare Barcellona. La segnaletica orizzontale prevede due sensi di marcia e fissa il limite di velocità a dieci chilometri orari. Proseguendo dritti su via Lido si incontrano gli amici di SardiniaCycling, da cui è possibile noleggiare performanti mountain bike e ricevere consigli su vari percorsi “fixed base” nei dintorni di Alghero.
Nel giro di qualche pedalata raggiungiamo l’ottima infrastruttura ciclabile di viale Burruni che regala alcuni scorci ammalianti sulla laguna del Calich: un’oasi verdeggiante, equipaggiata di aeree pic-nic, sentieri naturalistici e postazioni di birdwatching, per non lasciarsi sfuggire la ricca avifauna che sverna e nidifica nelle zone umide tra il mare e l’entroterra. Poco più avanti, in prossimità della frazione di Fertilia, attraversiamo un ponte ciclopedonale che si profila parallelamente ad un illustre predecessore di epoca romana (in parte ricostruito nel Medioevo). La pista conduce sin sopra le antiche arcate, fino alle postazioni di alcuni pescatori che, compiaciuti, sembrano ignorare le lenze per godersi un bel bagno di sole.
La ciclabile prosegue dritta come un fuso nel tripudio dell’acetosella gialla, tra una lunga serie di simpatiche palme nane, per ora immuni dal cataclisma del punteruolo rosso. Poiché in questo tratto il sole picchia e non ci sono fontane, è conveniente arrivarci con una buona scorta d’acqua.
Verso Capo Caccia, la laguna del Calich
IL COMPLESSO NURAGICO DI PALMAVERA E LA NECROPOLI ANGHELU RUJU
Una sosta al complesso nuragico di Palmavera è un ristoro per il corpo e per la mente. Una guida gentile e uno scarabeo rinoceronte ci accolgono all’ingresso. Esplorare le capanne del villaggio e camminare tra i cortili delle alte torri in blocchi di arenaria, è un po’ come salire sulla macchina del tempo e fermarsi a 3500 anni fa (le strutture più antiche risalgono al XV secolo a.C.). Sedersi, poi, nella panca circolare della grande capanna delle riunioni, proprio davanti all’altare con il modellino di un nuraghe, ci proietta in un’atmosfera pregna di sacralità e di mistero.
La pista ciclabile termina qui, dopo dieci chilometri in sede protetta, due sensi di circolazione e una cartellonistica chiara e puntuale. Sarebbe bello se la rete si allargasse alla  necropoli prenuragica di Anghelu Ruju (ascrivibile al Neolitico finale), nei pressi delle rinomate tenute Sella&Mosca.
Il nostro itinerario invece prosegue dritto oltre il nuraghe, costeggia una parete di roccia dove si pratica l’arrampicata e, all’altezza di una rotonda, si immette su una provinciale poco trafficata in direzione Capo Caccia (il volume di traffico è ovviamente destinato a crescere con l’arrivo della stagione estiva).
Subito dopo l’hotel Baia di Conte, si incontrano i resti del villaggio nuragico di Sant’Imbenia e di una villa d’ozio sul mare di epoca romana (I secolo d.C.), immersa nel verde e con affaccio diretto sulla “baia delle Ninfe”. La splendida location, i pavimenti a mosaico, le pareti affrescate e le ricche decorazioni in stucco, sono una riprova di quanto i Romani più facoltosi sapessero trattarsi bene.
Poche centinaia di metri più avanti, sulla destra, si apre l’Oasi Naturale “Le Prigionette”, una delle aree più interessanti del Parco Regionale di Porto Conte: 1200 ettari di verde in un intrico di pini e lecci dove non è raro incontrare daini, cavalli selvatici e asinelli albini a spasso per la riserva.
Il complesso nuragico Palmavera 
LE GROTTE DI NETTUNO E LA GROTTA VERDE DI ALGHERO
La strada inizia dolcemente a salire, tra le agavi dalle foglie carnose e un mare dal blu immenso, sino a raggiungere Capo Caccia. Un ampio parcheggio e un ristorante panoramico accolgono i turisti desiderosi di visitare le famose Grotte di Nettuno, accessibili via mare (con battelli in partenza dal porto di Alghero) e via terra, percorrendo i 654 gradini della grandiosa scala del Cabirol, che sembra letteralmente tuffarsi in acqua.
La vista dalla cima della discesa toglie il respiro. Percorrendo le sale luccicanti delle Grotte si ha l’impressione di essere i protagonisti di un racconto fantasy, con tutte quelle stalattiti, stalagmiti e colonne carsiche le cui colate disegnano canne d’organo, trine e merletti. Non stupisce che si sia voluto scomodare proprio il dio del mare per dare un nome a questo strabiliante tempio sotterraneo.
Un’altra scalinata, non ancora aperta al pubblico, sfida il salto nel vuoto della falesia dove si apre la Grotta Verde di Alghero: una cavità carsica frequentata sin dal Neolitico antico, che ha restituito corredi sepolcrali e preziosi graffiti preistorici.
La scala del Cabirol e la discesa alle Grotte di Nettuno 
SI TORNA AD ALGHERO SU UNO STERRATO A MEZZA COSTA
Il vento, che solitamente soffia forte su questo promontorio e che in generale in Sardegna può mettere i ciclisti in seria difficoltà, oggi è impercettibile. C’è giusto una fresca brezza che ci scompiglia i capelli fuori dal casco, come una carezza che viene da lontano. Sulla via del ritorno, a cinquecento metri esatti dal parcheggio di Capo Caccia, i biker più esperti possono sperimentare l’ebrezza di un sentiero a mezza costa raggiungibile oltre il guard rail.
Dapprima lo sterrato presenta un breccione molto sconnesso, dove le ruote tendono ad affondare, poi va progressivamente migliorando, fino a compattarsi in un fondo di terra battuta scorrevole e godibile. La natura così incontaminata e selvaggia, il mare che riusciamo quasi a toccare, il piccolo molo di cala Dragunara, tutto fa pensare all’essenza della mountain bike. Lo sterrato si ricongiunge alla strada principale (provinciale n.55), che percorriamo a ritroso sino a svoltare verso la frazione di Maristella. Case basse, campi, frutteti e una lunga strada assolata in leggera discesa, conducono alle rinomate spiagge del Lazzaretto e delle Bombarde.
Per rientrare ad Alghero cogliamo l’invito di una carraia in terra rossa orlata di pini, evitando così di ripercorrere la stessa ciclabile dell’andata. È anche un’occasione per visitare Fertilia, una delle tre città di fondazione del periodo fascista in Sardegna (insieme a Carbonia e Arborea), sorta nel 1936 per ospitare la popolazione in eccesso della provincia di Ferrara. Nel dopoguerra, invece, le sue architetture dal sapore “metafisico” accoglieranno gli esuli di Istria e Dalmazia.
Il molo di cala Dragunara
ALGHERO, TRA ARCHITETTURE E SAPORI
Siamo di nuovo ad Alghero, dopo aver percorso complessivamente cinquanta chilometri. Bici a mano, giriamo a zonzo per il centro storico. Ogni vicolo è una promessa su un nuovo e suggestivo scorcio, un palazzo, una chiesa, un’antica bottega.
Le eleganti bifore del palau De Ferrera, le raffinate finestre a transenna traforata di casa Doria e il maestoso portale a raggiera del palau Carcassona, sono solo un assaggio del vasto repertorio di architetture gotico-catalane custodite nel borgo murato. Da non perdere assolutamente lo splendido portale che si apre alla base del campanile della cattedrale e l’ardita volta stellare nel presbiterio della chiesa di San Francesco.
Mentre divoriamo un bel piatto di spaghetti ai frutti di mare già pregustiamo la tappa di domani in cui percorreremo la strada che congiunge Alghero e Bosa, descritta nella nuova Guida Touring “Italia in bicicletta” come “una delle più belle litoranee del Mediterraneo”.
Nel centro storico di Alghero, via Carlo Alberto 
DA ALGHERO A BOSA, SULLE STRADE DELL"ITALIA IN BICICLETTA" TCI
La mattina seguente imbocchiamo la ciclabile sul lungomare Valencia e siamo già sulla provinciale in direzione sud. Tra il dodicesimo e il tredicesimo chilometro c’è una fontana in cui fare rifornimento e, salvo alcuni baretti sulla spiaggia che comunque aprono solo d’estate, questa è l’unica risorsa d’acqua sino a Bosa.
La strada è pressoché deserta, contiamo più animali che automobili. Verso il diciassettesimo chilometro ci sono alcune salite decise. Ma la fatica è quanto basta per rendere limpido lo sguardo sull’orizzonte o per avvistare qualche grifone che volteggia morbido in cielo. Un inebriante aerosol di mirto e lentischio è garantito nella lunga serie di discese mozzafiato. È possibile concedersi alcune piacevoli divagazioni scendendo a piedi fino alla spettacolare spiaggia di Cumpultittu o, direttamente in bicicletta, verso il paesaggio lunare di Tentizzos. La litoranea Alghero-Bosa, però, sembra fatta apposta per vedere il mare dall’alto, per capirlo nella sua profondità.
Sulla litoranea Alghero-Bosa godendosi il panorama sulla torre Argentina Tentizzos
BOSA, ANTICA E AUTENTICA SARDEGNA
Bosa è una perla. Una cartolina coloratissima. La ricchezza delle sue tradizioni affiora da tempi lontani e si accende in un tripudio di folklore con l’alternarsi di feste sacre e profane che coinvolgono tutta la comunità, oltre a richiamare un gran numero di visitatori.
Parcheggiamo le bici per esplorare il centro cittadino e restiamo ammaliati dalle sue atmosfere vibranti. Dal filet di un’anziana signora, gote rosse e sguardo materno, sembrano librarsi alcune farfalle. Bambini vocianti si riconcorrono tra i vicoli acciottolati, per poi scomparire improvvisamente. Le case del quartiere “Sa Costa” si aggrappano strette alle pendici del colle di Serravalle sino al castello dei Malaspina (XIII secolo), che domina con fierezza tutto il paesaggio.
La cappella palatina, intitolata nell’Ottocento a Nostra Signora de Sos Regnos Altos, custodisce un ciclo frammentario di affreschi trecenteschi di cui si era persa memoria. La scena che racconta “l’incontro dei tre vivi e dei tre morti” si distingue per la qualità pittorica e per la forza del messaggio.
Per chi sceglie di visitare il castello c’è la promessa di una veduta da capogiro sulla valle fluviale del Temo, con la schiera delle antiche concerie che si specchiano in acqua e le barche in legno ormeggiate dai nomi più estrosi. Il Temo, l’unico fiume navigale della Sardegna, trascina lo sguardo fino al mare: opportunità e pericolo, come dimostra la torre spagnola di guardia alle incursioni saracene.
Bosa, il panorama dal castello Malaspina 
DA "BOSA VETUS" AD ALGHERO
È ora di deliziarci con le specialità della cucina tipica, che esalta i sapori e i profumi del mare, senza trascurare (ovviamente) la rinomata malvasia, un vino che non teme confronti.
Dopo aver recuperato le nostre biciclette, attraversiamo il ponte in trachite rossa a traffico alternato, per svoltare subito a sinistra. Un chilometro e mezzo di una bella strada di campagna, tra uliveti e agrumeti, ci guida fino all’ex cattedrale di San Pietro extra muros (XI secolo), una delle chiese romaniche più antiche della Sardegna. Qui sorgeva l’antica “Bosa vetus”, progressivamente abbandonata dagli abitanti che preferirono la protezione dei Malaspina insediandosi alle pendici del castello.  Forte come la sua trachite, ma allegra come il suo carnevale, Bosa è per chi vuole qualcosa in più. Per chi cerca una Sardegna antica e autentica.
Bosa, la chiesa di San Pietro extra muros 
Alla rotonda di piazza Zanetti prendiamo l’autobus per ritornare ad Alghero. Le linee extraurbane dell’Arst infatti, secondo disponibilità di spazio, consentono il trasporto di due biciclette per volta.  In meno di un’ora siamo di nuovo in piazza Civica. “Un tramonto caldo e mitico” cala sulla città e chiude il sipario su una due giorni di cicloturismo da sogno.
INFORMAZIONI
- Sito ufficiale di Alghero Turismo: www.algheroturismo.eu.
- Per noleggio bici: www.sardiniacycling.com.
- Sito ufficiale del Parco Naturale Regionale di Porto Conte: www.parcodiportoconte.it.
- Sito ufficiale dell’Assessorato al turismo del Comune di Bosa:www.bosaonline.com.
- Per organizzare una visita al castello di Bosa: www.castellodibosa.com.
- Per info e orari sugli autobus “Arst” che consentono il trasporto delle biciclette: www.arst.sardegna.it.
LE NOSTRE GUIDE SU BICICLETTA E SARDEGNA