È una terra di colli e pendii, vallate morbide e dolci. È un susseguirsi di valloni attraversati da corsi d’acqua, separati da alture rivestite da boschi e vigneti. È una zona disseminata di torri e castelli, piccoli borghi arroccati e cittadine ricche di storia. Èquell’angolo di Piemonte che si stende tra la Langa Astigiana e le terre dell’Acquese, quella zona di Piemonte dove i monti delle terre d’Asti si mescolano con le valli di Alessandria, a due passi dall’entroterra ligure.
Acqui Terme è la capitale di questa parte di provincia alessandrina, Roccaverano è invece il centro principale della Langa Astigiana. La prima è la capitale di una zona che regala al mondo un delizioso vino rosso dolce, il Brachetto d’Acqui. La seconda è il borgo dove si produce una delle robiole più apprezzate d'Italia. Dalla prima destinazione alla seconda si svolge il nostro itinerario.
Acqui Terme, l'acquedotto romano / Getty Images
ACQUI TERME, LA BOLLENTE E IL BRACHETTO
Quattro archi e due pilastri dell’acquedotto augusteo costituiscono la testimonianza più importante dei tempi romani di Acqui Terme, centro commerciale e industriale della zona meridionale della provincia di Alessandria.
Rinomata fin dall’antichità per le sue acque termali a base sulfurea, era la capitale dei liguri statielli, diventò romana nel 172 a.C. divenendo Aquae Statiellae. Furono i frequentati centri termali a regalargli, durante il periodo imperiale, la massima prosperità. Importante centro sotto i franchi, nel XII divenne libero comune sempre in lotta con Alessandria, Asti e Genova, passando, alla fine del XIII secolo, al marchesato del Monferrato fino all’annessione al ducato dei Savoia agli inizi del XVIII secolo. Oggi è un importante centro turistico termale e una meta del turismo enogastronomico regionale.
Capitale di uno dei vini dolci più apprezzati, il Brachetto d’Acqui, dall’intenso colore rosso rubino o porpora, dal profumo delicato e aromatico, che richiama ai sentori della frutta rossa e della rosa, Acqui Terme è anche terra del Dolcetto, altro prestigioso vino rosso piemontese, di tartufi e di ottima pasticceria con i deliziosi baci e gli amaretti.
Vigna dell'Astigiano / foto Getty Images
La città propone importanti tesori medievali a cominciare dalla grandiosa Basilica di San Pietro, di origine paleocristiana, sormontata da un campanile ottagonale. Altro importante esempio di architettura romanica è il Duomo dell’Assunta, risalente all’XI secolo, con tre absidi semicircolari, il tiburio ottagonale e un campanile a cinque piani, con l’interno contraddistinto dalle cinque navate riccamente decorate, dalla suggestiva cripta e il bel pulpito di epoca rinascimentale. Da vedere anche il trecentesco chiostro della canonica e il Palazzo Vescovile. Su un’altura sorge il Castello dei Monferrato, risalente all’XI secolo, distrutto nel Seicento e successivamente riedificato, per essere poi restaurato nell’Ottocento, che custodisce il Civico Museo Archeologico che custodisce reperti romani provenienti da scavi locali.
Imperdibile la Fontana della Bollente, tra le principali attrattive della città e simbolo della stessa in quanto emblema della sua antica storia come stazione termale. Già molto nota in epoca romana sorge oggi nel cuore di Acqui in quello che è un autentico salotto cittadino, spesso utilizzato per spettacoli e eventi culturali. La Bollente si presenta come un basso tempio a forma ottagonale, con al centro una sorgente di acqua salso-bromo-iodica che sgorga in modo naturale alla temperatura di ben 74 gradi con la portata di oltre 550 litri al minuto, utilizzata soprattutto insieme ai fanghi negli stabilimenti di cura termali per le sue proprietà curative di malattie tra cui i reumatismi, artrosi e quelle legate al sistema respiratorio. Alla visita di quest’ultima si può unire una passeggiata tra i vecchi portici di via Saracco, sotto i quali si possono vedere i resti di un pavimento a mosaico di epoca romana.
La Bollente / Getty Images
DA ACQUI TERME A BISTAGNO A MOMBALDONE
Lasciamo Acqui Terme per dirigerci a Roccaverano. La prima tappa è Bistagno, sede della Gipsoteca “Giulio Monteverde”, dove sono raccolti 30 gessi monumentali dello stesso scultore. Proseguiamo tra campi coltivati e scorci collinari fino a Montechiaro d’Acqui, e superata la frazione Piana si prosegue alla volta di Mombaldone, unico villaggio dell’Alta Langa ancora cinto da mura, dominato dal castello che lo divide in due zone distinte, entrambe ricche di edifici di origine medievale.
Tra i tesori del borgo antico vi sono la porta di accesso al ricetto, caratterizzata da un bell’arco gotico, e la chiesa parrocchiale settecentesca di San Nicolao, dalla curiosa forma a pianta esagonale, mentre il territorio circostante è caratterizzato da vaste aree coltivate a vigneto, boschi di cerri, castagni e querce e pascoli premontani. Lasciato Mombaldone saliamo al borgo di Roccaverano.
Mombaldone / Getty Images
ROCCAVERANO, TERRA DI PANORAMI E DELLA MITICA ROBIOLA
Piccola capitale della Langa Astigiana, a 759 metri di altitudine Roccaverano ne è il borgo più alto e rappresentativo, immerso in uno straordinario scenario di boschi, pascoli e cascine. Panoramico centro di villeggiatura ha nella parrocchiale dell’Assunta, dall’armoniosa facciata tripartita da lesene, la sua massima espressione architettonica. Davanti alla chiesa vi sono i resti del castello duecentesco.
La celebrità di questo borgo dell’estremo lembo meridionale delle terre astigiane è legata alla sua robiola. La Robiola di Roccaverano Dop è un formaggio a pasta morbida prodotto con latte caprino oppure caprino e bovino, realizzato artigianalmente nel territorio situato nei pressi del paese di Roccaverano. Le sue origini risalgono ai Celti che, stabilitisi in Liguria, iniziarono a produrre un formaggio molto simile a quello realizzato oggi. Di tale formaggio si fa menzione nelle cronache dell’anno Mille. Nella versione fresca ha una consistenza cremosa e morbida, in quella stagionata il sapore è deciso presentando una consistenza morbida e leggermente compatta. Il celebre formaggio di questo borgo è una delle tante eccellenze delle terre di langa, terra generosa e mitica, famosa in tutto il mondo.
Roccaverano / Getty Images
NELLE LANGHE CON IL TOURING
I borghi Bandiera arancione

Come già accennato, molti paesi delle Langhe si possono fregiare della Bandiera arancione Tci, il riconoscimento che il Touring Club Italiano assegna ai piccoli borghi dell'entroterra che si distinguono per la loro qualità turistico-ambientale. Per avere maggiori informazioni, basta consultare il sito www.bandierearancioni.it. Ecco le schede dei borghi della zona: Gavi, Sassello, Bergolo.