Il nostro itinerario in camper oggi si sviluppa in Campania, o meglio in Irpinia, terra di insediamenti antichissimi e tesori che raccontano la cultura delle nostre origini. Si parte da Avellino per esplorare un ampio territorio a nord e a est della città, indugiando sui luoghi dell'arte e della religione, sui panorami e sulle prelibatezze dei sapori del territorio.
Nei caratteri ambientali e orografici l’Irpinia funge infatti da cerniera tra l’area appenninica della Campania e l’adiacente pianura pugliese, garantendo un’integrità paesaggistica quasi immutata nonostante l’espansione edilizia successiva al terremoto del 1980.
Boschi e pascoli si alternano a vigne e coltivi, che sottolineano la vocazione a un’economia agricola orientata alle produzioni di qualità. Distesa in una conca dominata dai rilievi del Partenio e dei monti Picentini, Avellino è sfiorata dalla A16 Napoli Bari.
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AVELLINO E I SUOI AVI:  LONGOBARDI, ASBURGO E BORBONI
Parcheggiato il camper, si raggiunge a piedi la piazza su cui sorge il duomo dell’Assunta, costruito in stile romanico nel XII secolo (alla stessa epoca risale la cripta dell’Addolorata) e più volte riedificato e rimaneggiato sino all’odierno aspetto barocco. Alle spalle della cattedrale, i ruderi del castello longobardo nascosero fino al 1980 i cunicoli che collegavano il maniero al duomo, attualmente impiegati come spazio espositivo.
Da piazza Giovanni Amendola, dove sorgono l’obelisco a Carlo II d’Asburgo e la torre dell’Orologio, si prosegue verso piazza della Libertà con il palazzo del Governo e il palazzo Caracciolo, che si affacciano sui giochi d’acqua delle fontane. Percorrendo corso Vittorio Emanuele, con edifici del primo ’900, una breve deviazione in via Dalmazia porta all’imponente complesso dell’ex carcere borbonico, scenario di eventi culturali, mostre e spettacoli.
Si trova invece nella parte opposta, in corso Umberto I, la seicentesca fontana del Bellerofonte o dei Tre Cannuoli, isolata nel contesto architettonico moderno del dopo terremoto.
Avellino, piazza della libertà / Getty Images
DA MERCOGLIANO AL PARCO REGIONALE DEL PARTENIO 
Usciti dalla città ci si porta in breve a Mercogliano, dove s’imbocca la provinciale 374 seguendo le indicazioni per il santuario di Montevergine: la strada si arrampica con ripidi tornanti, ma rimane agevole anche per i veicoli di grandi dimensioni.
Salendo tra i castagneti si scorge la candida mole del complesso, arroccato a 1.270 metri di quota: nel percorso di visita, unica nel suo genere è la mostra permanente del presepio nel mondo, con i realistici allestimenti del maestro napoletano Giuseppe Ferrigno.
Dal piazzale antistante il santuario la vista spazia sul parco regionale del Partenio, che tutela circa 15.000 ettari di questo ambiente e delle valli circostanti. Tornati sulla 374 e superato il centro di Ospedaletto d’Alpinolo, si arriva a Summonte, sede del parco, dove vale uno sguardo la ben conservata torre angioina.
Continuando sulla provinciale 88, dove la cornice boschiva lascia intravedere scorci sulle valli ai piedi del Partenio, si giunge al bivio con Grottolella e si continua per Prata di Principato Ultra, annunciata da estesi noccioleti e vigneti. Seguendo le indicazioni si raggiunge, a poco più di un chilometro dal paese, la basilica dell’Annunziata: probabilmente fondata tra il VII e il X secolo, conserva affreschi millenari dai colori ancora vividi e un sistema di catacombe paleocristiane rinvenute ne gli anni ’50 (accesso su prenotazione).
Summonte / Getty Images
TUFO E MONTEFUSCO TRA I PAESAGGI DEL VINO
Ancora pochi chilometri e si approda in uno dei centri vinicoli più rinomati della regione: lunghi filari si distendono intorno al borgo di Tufo, che prende il nome dalla pietra con cui sono costruite le case. Affacciato sulla valle del fiume Sabato, il paese fu dapprima longobardo, come testimoniano i resti del castello, e poi aragonese, ma deve la sua fortuna allo sfruttamento commerciale delle due grandi ricchezze del territorio: il vino e lo zolfo, estratto per oltre un secolo fino agli anni ’70.
Interessante la visita alle storiche cantine di Marzo, ospitate nei sotterranei. Poco a valle di Tufo si devia per Montefusco dove le mura del castello aragonese, odierna sede comunale, celano le ex carceri borboniche sulle cui pareti sono incisi nomi e messaggi di coloro che vi erano rinchiusi. La struttura, utilizzata per mostre ed eventi culturali, è solo una delle tappe in questo borgo d’alta collina, capoluogo dell’Irpinia fino al 1806, con un magnifico affaccio sulla Valle del Calore.
Il centro storico è impreziosito dalla chiesa di S. Giovanni del Vaglio e dal monastero di S. Caterina da Siena: alla loro imponenza si contrappone la fitta trama dei vicoli, che richiama le elaborate creazioni con tombolo e uncinetto di cui è ricca la tradizione locale.
Uno scorcio a Tufo, patria del celebre vitigno Greco Docg
DA MONTEMILETTO ALLE ARCHEOLOGIE DI MIRABELLA AECLANUM 
All’uscita dell’abitato, la provinciale 42 scende con ripidi tornanti e un lungo rettilineo verso il fondovalle del Calore, in un susseguirsi di scorci sulle campagne, fino a incrociare la A16 che corre in galleria al di sotto dell’abitato di Montemiletto.
La mole squadrata del suggestivo castello della Leonessa, che dal XII secolo sorveglia il paese, corona il nucleo storico nel quale si ammirano la chiesa della SS. Annunziata e gli interni settecenteschi di S. Anna. Ai piedi del borgo, la statale 7 Appia si dirige verso Foggia superando la deviazione per Taurasi (centro di eccellenza della produzione vinicola irpina) e raggiunge il bivio per Mirabella Eclano, dove il terzo sabato di settembre si svolge la Tirata del Carro: tutto il paese è coinvolto nei festeggiamenti che ruotano intorno al trasporto di una torre alta 25 metri, completamente realizzata con steli di grano intrecciati.
Assai sviluppata è anche la lavorazione della cartapesta, che trova una delle sue migliori espressioni nelle ottocentesche sculture della Passione di Cristo conservate nel museo dei Misteri, all’interno delle vecchie scuderie del complesso francescano. Poco fuori l’abitato si trova il parco archeologico di Aeclanum.
I resti della città romana, sorta sull’insediamento strappato agli Irpini, emergono suggestivi dal contesto agreste: oltre ad alcune abitazioni, gli scavi hanno riportato alla luce le mura delle terme, del mercato, di una basilica paleocristiana e di monumenti funerari, a riprova del ruolo di primo piano che questo centro ricopriva nell’antichità.
Aeclanum, il sito archeologico / Wikimedia
DA ROCCA SAN FELICE A MONTELLA, L'ALTA IRPINIA E I MONTI PICENTINI
La statale 303 conduce in poco più di 20 chilometri ai confini dell’Alta Irpinia. Scampata al disastro del 1980, Rocca San Felice è annunciata dall’inconfondibile sagoma del castello medievale, che si staglia sulla sommità del baluardo roccioso intorno al quale si sviluppa il paese.
Trovato parcheggio ai margini dell’abitato, si sale alla fortezza immersa nella vegetazione, e sembra di trovarsi in un luogo sperduto; la sensazione si acuisce visitando lo Stagno della Mefite, un laghetto di fango ribollente che gli Irpini consideravano una delle porte dell’oltretomba. Citato da Virgilio nell’Eneide, questo pantano vulcanico raggiungibile con un percorso pedonale di antichissima frequentazione è reso unico dai rumori e dagli odori che sprigiona (è opportuno mantenersi a una certa distanza dalle sponde per non correre rischi).
Al contrario del precedente, Sant’Angelo dei Lombardi fu uno dei centri più duramente colpiti dal sisma del 1980. Il centro storico è stato ricostruito, eppure conserva interessanti testimonianze del passato splendore, fra cui il castello del XII secolo e la cattedrale, più volte rimaneggiata ma con notevoli tracce dell’origine medievale.
Da qui si scende alla statale Appia seguendola in direzione di Avellino con un’ultima tappa a Montella, che si raggiunge con una breve deviazione. Disteso ai piedi del versante settentrionale dei Monti Picentini, il paese è rinomato per la produzione delle castagne ed è caratterizzato dal castello del Monte, maniero longobardo con torrione cilindrico sorto sui resti di un’antica necropoli.
Più in basso si ammira il complesso monastico di S. Maria della Neve (aperto solo in alcuni periodi dell’anno e in particolare il 5 agosto, quando si celebra la ricorrenza mariana). A qualche chilometro si visitano inoltre il santuario del SS. Salvatore e il convento di S. Francesco a Folloni, nel quale sono esposti preziosi dipinti, oggetti sacri e arredi d’epoca. Tornati al fondovalle, non resta che riprendere la statale chiudendo l’anello in prossimità del capoluogo e dell’autostrada.
Dal Monte Acellica al Monte Polveracchio / parcoregionalemontipicentini.it
AREE DI SOSTA
Nel territorio irpino, totalmente privo di campeggi, la pratica suggerisce di concordare la sosta con agriturismi o ristoranti che consentano di pernottare sul proprio terreno. 
Mirabella Eclano - Area attrezzata presso l’hotel e ristorante Il Bosco, frazione Passo di Mirabella, nelle vicinanze del parco archeologico, tel. 0825 449883.
Montella - Area attrezzata nei pressi del campo sportivo.
Rocca San Felice - Area attrezzata sulla strada Palombaia, con impianto Camper WC Wash.
Torella dei Lombardi - Area attrezzata comunale Alto Ofanto, alla periferia del paese.
L'ASSICURAZIONE
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