Questo è il racconto di un'escursione in bicicletta nel territorio che conteneva il Ducato di Modena. È un piccolo viaggio nel cuore dell'Emilia, per riscoprire con calma luoghi e paesaggi che ci sembravano familiari e invece ci hanno saputo regalare luci e storie del tutto nuove. Il risultato è un itinerario ad anello che parte e arriva a Modena (passando per Castelvetro, Vignola, Nonantola...), percorribile da chiunque perché quasi interamente in sede protetta e pianeggiante. Ce l'hanno mandato Luca Zironi e Francesca Schintu, due appassionati cicloturisti: laurea in filosofia lui, laurea in architettura e dottorato in storia dell'architettura lei, amano esplorare l'Italia percorrendo le principali ciclabili sparse sul territorio, cercando di lasciare qualche resoconto scritto, per fare un po' di "proselitismo alla causa". Seguite le loro tracce!
MODENA, GLI ESTENSI E LA FERRARI
Partenza a tutto gas con il Museo Enzo Ferrari, a poche centinaia di metri dalla stazione ferroviaria di Modena, dove approdiamo con le nostre biciclette. La sua sagoma futuristica, ideata dall’architetto Jan Kaplický, esibisce lo stesso giallo acceso che fa da sfondo al marchio del Cavallino Rampante e catalizza subito i nostri sguardi. Raggiungerlo comodamente percorrendo una delle tante ciclabili cittadine, sembra quasi la nemesi della bicicletta sull’automobile. Ma ancor prima della velocità, che si può solo immaginare, è la bellezza di certi bolidi a folgorarti, la loro perfezione estetica. Entrare per credere.
Una volta varcata la soglia, il padiglione mette in scena un avvolgente spettacolo multimediale che celebra la vita di Enzo Ferrari e l’unicità delle sue creazioni. La visita alla storica officina meccanica, ora trasformata in Museo dei Motori, è poi un’autentica chicca per gli appassionati.
Il museo Enzo Ferrari, Modena
Per un cambio netto di scenografia ci bastano poche pedalate fino al Giardino ducale estense, in origine luogo di svago e delizie per la corte, proprio a due passi dal grandioso palazzo barocco che ospitava le residenze dei duchi di Modena e Reggio. Oggi l’edificio è sede di una delle più prestigiose Accademie militari d’Italia (erede diretta della storica Accademia militare di Savoia) e durante il passeggio domenicale capita spesso di incrociare giovani cadetti, inconfondibili nelle loro uniformi classiche accompagnate dal tradizionale spadino.
Su prenotazione è possibile rivivere i fasti della corte di Francesco I d’Este, abbracciare con lo sguardo le logge porticate del cortile d’onore, percorrere l’elegante scalone adornato da statue, perdersi nelle ampie stanze dai soffitti d’oro e d’argento, fluire tra gallerie, sale, saloni e salottini.
Risaliamo in sella, ci godiamo con molta calma l’atmosfera accogliente di via Farini, per poi sbucare nell’area pedonale della via Emilia, oggi come ieri dorsale del commercio e delle relazioni tra le principali province della regione. Su tutto svetta il profilo snello della Ghirlandina, la torre campanaria del Duomo, un richiamo irresistibile verso piazza Grande e le sue splendide architetture romaniche (dal 1997 patrimonio dell’Unesco).
La cattedrale di Modena, consacrata all’alba del XII secolo alla presenza della contessa Matilde di Canossa, svela al visitatore più attento un mondo di storie e leggende mirabilmente scolpite sulla pietra. Nell’archivolto del portale della Pescheria c’è persino re Artù a cavallo, in una sequenza assai concitata del ciclo bretone che non ti aspetteresti di trovare proprio qui, tra le Storie della Genesi e quelle di San Geminiano (patrono della città). Eppure Wiligelmo e suoi collaboratori spaziano da un soggetto all’altro, mischiando sacro e profano, vita quotidiana e gesta eroiche. Non possiamo che concederci un’altra sosta per un imperdibile tuffo nell’arte di quasi mille anni fa.
Il Palazzo Ducale estense di Modena
DA MODENA A CASTELVETRO DI MODENA
Proseguendo verso sud, a ridosso del parco della Resistenza, ci immettiamo nel flusso di una delle principali arterie cicloturistiche italiane, la Ciclopista del Sole (variante Modena), che in questo settore corre sul selciato dei vecchi binari diretti a Vignola. Dopo venti chilometri di pedalata attraversiamo la piazza di Castelnuovo Rangone, dove ogni anno si festeggia lo zampone più grande del mondo (oltre 800 chili) preparato dai maestri salumieri emiliani e offerto gratuitamente alla collettività (previo trasporto con gru!). Alla statua di un maialino, dal portamento più che fiero, si affida il compito di rammentare al viaggiatore i vanti di Castelnuovo in materia di gastronomia.
Continuando lungo la medesima ciclabile si arriva velocemente a Vignola. Noi però preferiamo divagare verso le colline che annunciano l’Appennino e, all’altezza della località Sette Cani, svoltiamo a destra sulla pista che costeggia il torrente Guerro.
Nel giro di cinque chilometri siamo nel cuore dell’Emilia, a Castelvetro di Modena, Bandiera arancione del Touring Club Italiano. Il borgo medievale merita certamente una sosta, anche solo per gustare le sue eccellenze enogastronomiche: l’aceto balsamico tradizionale di Modena o il lambrusco Grasparossa DOP, che si accompagna egregiamente ai piatti tipici regionali (crescentine, tortelli e zampone). Una bottiglia di questo ottimo vino è anche l’ambito premio per i biker che partecipano ad un festoso raduno annuale chiamato Graspalonga.
La pavimentazione a scacchiera che si apre nell’incantevole terrazza di piazza Roma è teatro di un’altra attesa manifestazione, questa volta biennale: la partita a Dama vivente, che si gioca in abiti d’epoca. Si rievocano così i festeggiamenti allestiti dai marchesi Rangoni in onore del loro illustre ospite, Torquato Tasso, in visita (in realtà in fuga!) a Castelvetro nel 1564. Poco importa se la scacchiera sia una trovata relativamente recente (anni Cinquanta del Novecento) e nel borgo antico non manchino i rifacimenti in stile. L’atmosfera che si respira è comunque di grande fascino.
La ciclabile Modena-Vignola
DA CASTELVETRO DI MODENA A VIGNOLA
Per raggiungere Vignola si può rientrare sull’omonima ciclabile oppure sfruttare alcune carraie che parallelamente alla provinciale attraversano campi, vigneti e i rinomati ciliegi. Oltre alla ciliegia IGP che l’ha resa famosa nel mondo, Vignola ha un altro orgoglio in fatto di cibo, capace di solleticare anche i palati più esigenti: cioccolato, mandorle e arachidi tostate si sposano divinamente nella ricetta segreta della torta Barozzi, dedicata al celebre architetto di papa Giulio III, Jacopo Barozzi detto “il Vignola”, che qui ebbe i natali nel 1507. La strabiliante scala a chiocciola di Palazzo Barozzi in piazza dei Contrari è un saggio inequivocabile della sua maestria.
Ed eccoci finalmente alla famosa Rocca, uno dei più interessanti castelli del ducato di Modena e Reggio. I sotterranei, i camminamenti, le torri, le scale anguste, sono gli ingredienti di una visita indimenticabile anche per i più piccoli. Pensare poi che parte delle murature esterne fossero affrescate e coloratissime, come ha dimostrato un recente restauro, rende il tutto ancora più intrigante.
In piazza dei Contrari approfittiamo di una fontana per rifornire le nostre borracce, prima di scendere alcuni gradini e imboccare un tunnel pedonale che sbuca in un ampio parcheggio sull’argine del Panaro. Il percorso Natura che si districa tra la folta vegetazione sulla sponda del fiume è una lunga e tranquilla promenade, assai frequentata da ciclisti, podisti, famiglie, in tutti i periodi dell’anno.
La Rocca di Vignola dal percorso Natura sul Panaro
DA VIGNOLA A CARPI
Per chiudere il cerchio del nostro itinerario orientiamo i manubri verso nord, in direzione Modena. Lo sterrato è buono, ci sono diverse aree pic-nic e, in prossimità di bivi o deviazioni, non manca mai una chiara cartellonistica. Nelle immediate vicinanze di Spilamberto troviamo rifugio in un agriturismo molto confortevole e per cena ci sottoponiamo piacevolmente alla cura “gnocco e tigelle”, integratori efficacissimi dopo i quaranta chilometri di oggi.
Il fiume fa capolino tra le fronde, a volte indomito, a volte prostrato dall’operoso setaccio di alcuni cementifici. Prima di concludersi comodamente alla periferia est di Modena, il percorso Natura offre divertenti single track tra i pioppeti e alcuni passaggi panoramici su piccoli laghi artificiali.
La via Romea Nonantolana occidentale, inserita nella rete dei Cammini storici italiani, è però un’occasione per non rientrare ancora in città. La si può cogliere proseguendo diritto, abbandonandosi alla ripetitività geometrica dei campi lasciati a riposo. Alcuni splendidi aironi cenerini, appostati sul ciglio dei canali, sembrano avere tutta la pazienza di questo mondo nell’aspettare l’arrivo del pranzo.
Noi invece siamo piuttosto impazienti di ripercorrere le orme di mercanti e pellegrini fino all’abbazia di Nonantola (nella foto), ricostruita in forme romaniche dopo il rovinoso terremoto del 1117, che distrusse il primo impianto di Età longobarda. A distanza di novecento anni, l’abbazia deve fare i conti ancora una volta con i danni strutturali provocati dai forti eventi sismici del 2012: troviamo un imponente cantiere di restauro, che non ci impedisce affatto di ammirare le splendide decorazioni scultoree del portale (realizzate dalla scuola di Wiligelmo). Anzi, si rivela subito un interessantissimo cantiere didattico, con pannelli illustrativi e percorsi in sede protetta che ci catapultano dietro le quinte dei lavori.
Usciti dal paese riprendiamo la Ciclopista del Sole, superiamo una darsena settecentesca presso l’abitato di Bomporto e incrociamo un’altra importante ciclabile all’altezza di Bastiglia. Si tratta di un rettilineo lungo venti chilometri, costruito sul sedime di una vecchia ferrovia dismessa che conduce di nuovo a Modena. Per noi non è ancora il momento di rientrare e proseguiamo dritti fino a Sozzigalli, località che ingloba nel nome il ricordo dei suoi trascorsi gallici (così come le vicine Gargallo e Campogalliano) e delle alleanze cui i Romani furono talvolta costretti a indulgere (“sozzi” rimanderebbe a “socii”). La Ciclopista del sole, che in questo settore sfrutta la morbida serpentina del fiume Secchia, continua poi per Mantova, Trento, Vipiteno...Capo Nord (Eurovelo 7).
Dopo pochi chilometri abbandoniamo l’argine e seguiamo i cartelli stradali per Carpi, assecondando strade a basso scorrimento e qualche sterrato. La piazza dei Martiri, spesso e volentieri animata da un vivace traffico di biciclette, è una delle piazze più grandi d’Italia.
Lungo il lato orientale si snodano i volumi che compongono il palazzo dei Pio (signori di Carpi tra XIV e XVI secolo): un insieme di architetture di epoche diverse in cui si riesce a leggere la progressiva trasformazione da castello medievale a residenza rinascimentale. Regista indiscusso di questo imponente programma di rinnovamento edilizio, che coinvolse tutto il centro storico mettendo in campo artisti di primo livello, fu Alberto III Pio. Un uomo di grande cultura, ottimo diplomatico e assiduo viaggiatore, che riuscì a fare di Carpi una delle corti più prestigiose dell’epoca.
Il Palazzo è un perfetto esempio di monumento storico sapientemente impiegato a vantaggio della cittadinanza. Ospita l’Archivio storico comunale, una biblioteca, una ludoteca e tre musei. Su tutti il Museo monumento al deportato rappresenta un obbligo morale e, com’è ovvio, il suo significato profondo va ben al di là dei limiti di questo contributo.
Carpi, piazza dei Martiri
DA CARPI A MODENA (BICI + TRENO)
Ci attardiamo a visitare il centro storico, così ricco di portici, caffetterie, negozi. Quando il sole tramonta sui cinquanta chilometri di oggi, il brusco calo della temperatura ci ricorda l’urgenza della vicina stazione per il rientro a Modena. I treni della linea Carpi-Modena sono frequentissimi e quasi tutti consentono il trasporto di biciclette.
In tutta la regione Emilia Romagna, la rete ciclabile è una regnatela fitta e rassicurante, un filo di Arianna con cui è semplice disegnare arzigogoli cicloturistici secondo le più diverse esigenze e possibilità. Ogni provincia dispone di itinerari tematici organici, strutturati ad hoc per la bicicletta, che è possibile ricalcare facilmente. Oppure no. Si può anche andare raminghi per campi coltivati, vigneti, argini, come tra le fughe di un gigantesco mosaico.

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