Ben 780 chilometri di percorsi, di cui 122 lungo le alzaie dei Navigli: un’occasione per stare nel verde e all’aria aperta, per scoprire la ricchezza degli ambienti naturali a poca distanza da Milano, Varese e Pavia, tre province che si estendono nel territorio del Parco Lombardo della Valle del Ticino.
Il parco tutela un’area di ben 91800 ettari lungo il versante lombardo del fiume che, da Sesto Calende al ponte della Becca, in provincia di Pavia, è lungo 110 km. Insieme al parco che tutela il versante piemontese, rappresenta una vera e propria oasi di biodiversità che resiste alla cementificazione edilizia, alle cubature della grande logistica e a imponenti infrastrutture come l’A4, l’alta velocità ferroviaria e lo scalo di Malpensa.
Resiste, sì perché di resistenza si tratta. Resistono boschi di latifoglie, brughiere, pioppeti, macchie di pini silvestri, volpi, donnole, puzzole, tassi, faine, martore, caprioli e svariate specie di uccelli e di pesci. Dalla nostra, possiamo conoscere il parco, attraversandolo dolcemente, lasciando poche tracce e possibilmente nessun rifiuto. Non c’è un solo modo per farlo, ma quello che preferiamo è la bicicletta, una scelta ispirata percorsi ciclopedonali che solcano l’area per 780 km, di cui circa 120 lungo le alzaie dei Navigli, una rete capillare illustrata su un portale prezioso, proprio dedicato alle Vie Verdi del Parco.
Per districarvi e scegliere il “vostro” itinerario ne abbiamo individuati sei, grazie all’aiuto dell’Ente del Parco lombardo. Un “best of” che ispirerà sia i meno esperti che i rider agguerriti. Abbiamo avuto un occhio di riguardo per la soluzione treno+bici, ideale per le gite in giornata. Ve li presentiamo in tre puntate, una per ognuna delle province del Parco. Buone pedalate!
Gli altri itinerari ciclabili:
In bicicletta nel Parco Lombardo della Valle del Ticino / foto Shutterstock
1. GLI ANELLI DELLA FAGIANA
- Difficoltà: per tutti
- Lunghezza: 12 km 
- Inizio del percorso: Stazione di Magenta (raggiungibile anche con il passante ferroviario S6)
- Fine del percorso: Centro Parco La Fagiana (e anelli circostanti)
- Tempo di percorrenza: due ore
Con una breve pedalata da Magenta si raggiunge la Riserva Naturale Orientata "La Fagiana", che occupa un'area di circa 500 ettari prevalentemente nel Comune della cittadina (in parte anche in quelli di Boffalora Ticino e Robecco sul Naviglio). Si tratta di un sito naturalistico, scientifico e turistico che nel secolo scorso fu una delle Riserve di caccia più famose dell'epoca, frequentata da personaggi illustri. Il 4 gennaio 1945 la villa che vi era stata edificata venne distrutta in un bombardamento e da quel giorno iniziò il decadimento.
Nel 1984 il Parco del Ticino acquistò gran parte dell'antico territorio di caccia trasformandolo nell'attuale Riserva naturale e creò il primo Centro visitatori del Parco del Ticino, e, dopo alcuni anni il Museo del bracconaggio. Attualmente nell'area si snodano diversi percorsi che permettono di attraversare ambienti interessanti e di scorgere ancora le tracce di dossi e buche del terreno utilizzati dai cacciatori dell'antica riserva per nascondersi durante gli appostamenti.
La riserva orientata naturale "La Fagiana" / foto Shutterstock
La Fagiana costituisce anche un importante centro faunistico, cuore di progetti di salvaguardia per il capriolo, il pigo, la trota marmorata e lo storione. Il progetto di reintroduzione del capriolo ha dato buoni risultati: iniziato nel 1991 con il rilascio di alcuni esemplari dotati di radiocollare, il programma ha portato a una popolazione di alcune centinaia di esemplari che si sono ben adattati al territorio. Pigo, trota marmorata e storione sono tre specie di pesci a rischio di estinzione nel Ticino; alcune vasche situate nelle strutture del Centro parco consentiranno la crescita di un buon numero di esemplari da rilasciare nelle acque del fiume al fine di aumentarne la popolazione riportandola a livelli di normalità.
Oltre a questi progetti, nell'area della riserva è attivo un Centro per il recupero della fauna selvatica gestito dalla LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli), situato tra i boschi di farnie, ciliegi selvatici, carpini e ontani, vegetazione caratteristica della pianura Padana che solo in poche zone è rimasta così ben conservata. Nei pressi della riserva è presente anche un piccolo percorso denominato "Sentiero dell'Arboreto", nel quale sono state collocate e possono essere osservate le specie arboree autoctone del Parco del Ticino.
La riserva orientata naturale "La Fagiana" / foto Shutterstock
A chi desidera entrare in contatto con la natura suggeriamo di percorrere i sentieri ciclopedonali segnalati, ricordando sempre a chi li esplora che si trova in un'area particolarmente protetta e quindi è doveroso seguire quelle poche regole di buona educazione civica e naturalistica che consentono di mantenere inalterato l'ambiente dopo il nostro passaggio. Raccomandiamo, quindi, al visitatore di non uscire dai sentieri, di non fare rumori o schiamazzi e di non entrare con i cani e di evitare di buttare mozziconi di sigaretta o rifiuti di ogni altro genere.
  
2 - IL NAVIGLIO DI BEREGUARDO
- Difficoltà: per tutti
- Lunghezza: 20 km
- Inizio del percorso: Castelletto di Abbiategrasso
- Fine del percorso: Bereguardo (Pv)
- Tempo di percorrenza: 4 ore
- Vai alla mappa dettagliata
Il percorso segue l'alzaia del Naviglio di Bereguardo da Castelletto di Abbiategrasso a Bereguardo. Il Naviglio di Bereguardo ha il proprio incile dal Naviglio Grande a Castelletto di Abbiategrasso e si dirige verso sud, raggiungendo Bereguardo. Lungo il tragitto, compensa una pendenza di circa 24 metri per mezzo di 12 conche.
Castelletto di Abbiategrasso / foto Shutterstock
È uno dei canali artificiali, destinati originariamente alla navigazione interna, scavati tra il basso Medioevo e il XIX secolo nel Milanese, realizzato in gran parte tra il 1457 e il 1470 per volontà di Francesco I Sforza Duca di Milano. Già nel 1420 Filippo Maria Visconti, Duca di Milano, diede inizio ai lavori per una via d'acqua che potesse servire da congiunzione tra Pavia e Milano, portando in città le merci che, tramite il Po, arrivavano dall'Adriatico e quindi da Venezia e dall'Oriente, oltre a quelle raccolte lungo il percorso padano: stoffe, spezie, cereali, formaggio e il preziosissimo sale.
L'arrivo all'Abbazia di Morimondo
Dopo l'apertura del Naviglio di Pavia (1819) la difficoltosa navigazione del Bereguardo cessò e fu relegato a corso d'acqua periferico e destinato all'irrigazione. Davvero da non perdere lungo il percorso la visita alla bellissima Abbazia circestense di Morimondo.
INFORMAZIONI UTILI
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