C’è pedalare e pedalare. Tra schivare i furgoni in sosta vietata lungo le “ciclabili” cittadine oppure seguire l’argine dell’Arno, mentre lo sguardo si apre su una distesa di ulivi che la brezza trasforma in un mare argentato, c’è ben più di una differenza. Ci sono le sensazioni – silenzio, luce del pomeriggio, sfumature di colore del fogliame e delle colture, profumi nell’aria che trasformano qualche chilometro in bicicletta in un’esperienza difficile da dimenticare. E spiegano pure il grande interesse degli appassionati delle due ruote, molto spesso stranieri, per il territorio di Pisa e, in particolare, per il tratto della Strada dell’Olio Monti Pisani che corre tra Vicopisano, Calci e Cascina. «La scorsa settimana erano 16 norvegesi – racconta Daniele Papini, titolare della EcoRent che ci guida lungo il percorso – e nelle prossime sono in agenda tedeschi e svizzeri».


In bici sulla Strada dell'Olio Monti Pisani - foto Lorenzo De Simone

Le ciclabili faticano ad avere un tracciato coerente, un po’ in sede propria e un po’ no, qua e là balbettano tra località e località senza collegarle compiutamente, non è sempre facile imboccare il viottolo o lo sterrato giusto, ma facendo leva sulle tracce gps i pedalatori d’Oltralpe si tolgono d’impaccio meglio di noi, che in ogni caso non avremmo problemi a chiedere informazioni. La difficoltà non è trovare la strada, quanto riuscire a percorrerla senza perdere il ritmo: il nostro filo conduttore vorrebbe essere, oltre alla cultura dell’olio, quella delle pievi romaniche che fanno corona al Monte Pisano. Ma gli incontri inattesi sono sempre in agguato; da non mancare, la visita e degustazione d’olio al Frantoio di Vicopisano dove siamo alloggiati. Mentre Alessandro Scotti, il fattore dell’agriturismo, spiega le tecniche di legatura dei vitigni e tempi e metodi di raccolta delle olive, da un filare di ulivi spuntano due giovani armati di blocchi e retini da entomologo. Sono Malayka Picchi e Simone Marini, ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che stanno svolgendo uno studio, parte di un progetto europeo, sulla biodiversità e la possibilità di coinvolgere gli agricoltori in interventi integrati sul territorio. Un segnale inequivocabile dell’attenzione e la cura dedicate in Toscana all’olivicoltura. Con un bel bagaglio di sensazioni e sapori centrati sull’olio – oltre alla nozione fondamentale che l’extravergine certificato Igp Toscano, sottozona Monti Pisani, è ottenuto da olive delle varietà Frantoio, Leccino, Moraiolo e Razzo, raccolte a mano e spremute a freddo – poche pedalate portano alla partenza da Vicopisano, borgo dove dallo scorso novembre sventola la Bandiera Arancione Tci. 


Uliveti a Vicopisano - foto Shutterstock

I GIOIELLI DI VICOPISANO
La prima tappa è la pieve di S. Maria dall’intatta struttura romanica, all’interno come all’esterno, risalente al sec. XII. Un mezzo giro lungo le mura porta poi ai piedi della torre del Soccorso, elemento chiave delle fortificazioni costruite da Filippo Brunelleschi nei primi decenni del ‘400 per rendere inespugnabile il borgo, passato sotto il controllo di Firenze. Anche nel pisano l’autore della celeberrima cupola del Duomo fiorentino si è distinto, progettando un lungo camminamento merlato in salita (la cosiddetta Rampa brunelleschiana) che collega la torre, un tempo affacciata sul porto fluviale, alla Rocca sulla cima del rilievo. Fresca di restauro, la Rampa non offre solo un panorama sulla piana dell’Arno verso Bientina. «Filippo di ser Brunellesco, com’era noto – sottolinea Fabiola Franchi, l’assessora al turismo, mentre ci guida lungo le ripide scale del torrione per raggiungere il passaggio – aveva ben presenti le esigenze belliche e, per garantire ad arcieri e balestrieri le condizioni di tiro migliori nonostante la pendenza, ha progettato la fortificazione come una sequenza di ampi gradoni piani».


Davanti alla Pieve di Santa Maria Assunta a Vicopisano - foto Lorenzo De Simone​

Visitata la Rocca, Fabiola ci conduce attraverso i chiassi (vicoli) medievali verso le biciclette facendo notare le targhe in cotto che indicano vie e numeri civici nel borgo antico. L’autore, il ceramista Guido Nesti, lo si incontra alle porte di Vicopisano, in via de’ Due Ponti nella frazione di S. Giovanni alla Vena lungo la Strada dell’Olio. Sarebbe in pensione, «ma mio figlio mi dice sempre ‘resisti!’ e io non sono capace di chiudere bottega». Per combattere la concorrenza dei prodotti low cost si concentrato sui pezzi “a misura” ed è una miniera di informazioni su un artigianato che un tempo era parte essenziale della vita del borgo. «I materiali? Ora li ordino a Montelupo, ma in origine la “mota” per le ceramiche, come si chiama noi l’argilla, si raccoglieva a poca distanza dal laboratorio, quando si ritirava la piena dell’Arno». A qualche passo dal suo laboratorio si trova infatti una tra le più importanti opere d’ingegneria civile del Settecento toscano. Lo dice l’assessora Franchi: sono le Cataratte Ximeniane, il castello idraulico, completo di canale che passa sotto l’Arno, realizzato nel 1757 da Leonardo Ximenes su commissione del granduca Francesco I per regolare le acque in arrivo allo scomparso lago di Bientina. E il sogno di chi amministra Vicopisano sarebbe appunto di restaurarle e riaprirle al pubblico.


Il ceramista Guido Nesti, Vicopisano - foto Lorenzo De Simone

DA CAPRONA VERSO CALCI
Ripresa la bici, l’obiettivo è raggiungere Caprona, dominata su un alto sperone dalla rocca della Verruca con la torre degli Upezzinghi, citata da Dante nel canto XXI dell’Inferno. Proprio dalle pareti sottostanti per secoli si è cavata la pietra verrucana, roccia metamorfica grigio-verde chiara utilizzata nei palazzi medievali di Pisa e, soprattutto, per le macine dei frantoi. Ma ancor prima di passare da Uliveto Terme e degli impianti di imbottigliamento dell’acqua omonima, è difficile non cedere al fascino del minuscolo borgo medievale di Noce: il frantoio è oggi un ristorante molto affermato di cucina del territorio. Poche pedalate più a monte, un altro incontro inatteso. In fondo a un prato, al limitare del bosco, si danno da fare due personaggi con ingombranti scafandri giallo vivo: sono Stefano Ciucci e il suo assistente, apicultori ultra doc. «Non basta più il biologico – esordisce Stefano –, abbiamo scelto di operare con apiari stabili: la resa è minore, ma non provochiamo shock all’ecosistema. Inoltre tutta la nostra produzione è tracciata per luoghi e stagioni di raccolta: il miele di primavera di Noce (base di acacia con note agrumate) è differente da quello estivo. È un lavoraccio, ma gli chef locali lo apprezzano al momento di abbinarlo ai loro piatti in cucina».


In bici sulla Strada dell'Olio Monti Pisani - foto Lorenzo De Simone

Tornati sulla Strada dell’Olio, fiancheggiamo la provinciale Vicarese oltre Caprona. L’argine ombreggiato dai gelsi di un fosso dal nome di Zambra di Montemagno conduce a Calci e al viale d’ingresso della Certosa di Pisa, monastero fondato nel 1366 che oggi si presenta in grandiose forme sei-settecentesche; una parte del complesso ospita il Museo di Storia naturale dell’Università di Pisa. Un autentico “gioiello nascosto” del patrimonio culturale italiano le cui collezioni hanno come data di fondazione il 1591 e sono state riallestite a Calci a partire dal 1979. Arriviamo senza preavviso ma l’accoglienza è delle migliori. Simone Farina, curatore delle collezioni di vertebrati, ci pilota verso tre spazi “da non perdere”: la seicentesca camera delle meraviglie (Wunderkammer) da cui si è sviluppato il concetto stesso di museo naturalistico, la recentissima sala interattiva della biodiversità e il celebre salone dei cetacei, straordinario loggiato che ospita ben 24 scheletri di questi grandi mammiferi; una collezione scientifica di per sé eccezionale che ha pure un importante valore storico. Gran parte risale all’Ottocento.


La Certosa di Calci - foto Shutterstock

LE PIEVI DEL PISANO, GEMME DEL ROMANICO
Allontanandosi dalla Certosa, il centro di Calci e il percorso verso Cascina, in un alternarsi di arginali accessibili solo alle bici e strade (trafficate) aperte a tutti, offrono più capolavori romanici. La pieve dei Ss. Giovanni ed Ermolao nel centro di Calci, risalente alla fine del sec. XI si distingue per un delicato gioco di pietra chiara e scura nella facciata ad archetti ciechi; più avanti, in territorio di Caprona, a ridosso dell’ansa dell’Arno spicca tra gli ulivi mossi dal vento la pieve di S. Giulia, in uno scenario quasi irreale, scandito dai filari di giovani piante. Scavalcato il fiume, San Casciano custodisce la pieve dei Ss. Ippolito e Cassiano, la cui misurata facciata è decorata con architravi scolpite dovute al maestro Biduino, celebre esponente del romanico pisano. Conclude la serie, alle spalle della caratteristica via centrale porticata di Cascina, la pieve di S. Giovanni e S. Maria Assunta, il cui prospetto in pietra verrucana è intarsiato con motivi geometrici in marmo e ardesia.


Pieve di S. Giovanni e S. Maria Assunta, Cascina - foto Lorenzo De Simone

Una visione – la piana di Cascina e le sue gemme romaniche – che allieta la giornata di Francesco Elter, la cui azienda agricola nel Comune di Calci domina l’area dal vicino dosso dello Spuntone e custodisce due tesori in uno. «Tra i miei 4.978 ulivi – precisa Francesco –, posso dire il numero con certezza, sono tutti georeferenziati in un archivio digitale, ce n’è uno con almeno 600 anni di vita; gli studi condotti dal Cnr di Perugia su quella pianta hanno potuto accertare che si tratta di una varietà diversa da quelle note, battezzata “Trillo di Calci”». E dalle sue olive, e quelle di altre 18 piante della stessa varietà rintracciate nell’uliveto coltivato con tecniche sostenibili da Francesco Elter, è stato ricavato un extravergine che da fine aprile può fregiarsi del titolo di presidio Slow Food. Perché l’eccellenza, nelle terre di Pisa, ha radici lontane.


Uliveti a Vicopisano - foto Lorenzo De Simone

INFORMAZIONI
- Informazioni e percorsi (anche ciclabili) sul territorio del Monte Pisano nelle sezioni Itinerari ed Esperienze di terredipisa.it, iniziativa della Camera di commercio di Pisa, e su stradadellolio.it, progetto comunitario dedicato alla Strada dell’Olio Monti Pisani. Nolo bici: Daniele Papini, Ecorent, via Tosco Romagnola 1077, San Giorgio di Cascina (tel. 050.777461 e 348.8716221; ecorent.net).
- Dormire: lungo il percorso da Vicopisano a Cascina, diversi gli agriturismi e b&b. A Vicopisano, a pochi passi dall’abitato, agriturismo Il frantoio di Vicopisano (tel. 050.796005 e 050.798870; vicopisanolio.it) con tre appartamenti, visita del frantoio, degustazione di olio, bottega dei propri prodotti, pluripremiati, e Locanda VillAmorosa (tel. 339.3098013; villamorosa.com); a Cascina, Giardino della Pieve Relais (tel. 328.8598625; giardinodellapieve.it).
- Mangiare: a Vicopisano, in pieno centro storico, taverna Toscana Aurora, piazza D. Cavalca 11 (tel. 050.7211678); alle porte del centro, Timo Cucina Mediterranea (viale V. Veneto 4, tel. 389.5991572); nella frazione Noce, Vecchia Noce, Loc. Noce 39 (tel. 050.788229); a Cascina, Gastronomia Il Portico 1963, corso Matteotti 24, tel. 050.701435; sempre a Cascina si trova il miele di Regina di Noce, via IV Novembre 147 (tel. 391.4364614; reginadinoce.it); a Calci, Azienda agricola Francesco Elter, via Val di Vico 11 (tel. 329.6764814; agrielter.com).
- Guida Verde Toscana (pag. 410, 29,90 €, 25,92 € ai soci); da non perdere la guida Borghi da vivere (pag. 320, 19,90 €, 15,92 € ai soci) dedicata alle località Bandiera Arancione del Touring: in Toscana i borghi d’eccellenza sono 40, tra cui spicca proprio da pochi mesi Vicopisano: bandierearancioni.it.

LA TOSCANA A DUE RUOTE
La Toscana offre agli amanti delle due ruote innumerevoli itinerari ciclistici che, con percorsi segnati e servizi accurati, portano ovunque: dalle spiagge ai rilievi, dai borghi e le città d'arte alle campagne. Scenari mutevoli, cangianti, sorprendenti che accolgono chi esplora la regione a due ruote come se stesse aspettando proprio il suo sguardo. Dove? In ogni angolo della Toscana. Se mare e bici sono il binomio perfetto della Versilia, con itinerari che vanno dal lungomare di Viareggio al lago di Massaciuccoli, chi preferisce luoghi meno affollati può scegliere l’Arcipelago Toscano con i percorsi sull’isola d'Elba o la Maremma con il suo Grand Tour. Nelle Terre di Siena il circuito di strade bianche dell'Eroica è ormai un classico, ma non è da sottovalutare l’Anello del Rinascimento che si affaccia su Firenze: 250 chilometri suddivisi in 8 tappe da percorrere a piedi o in mountain bike. A Prato i percorsi ciclabili si snodano tra il verde e l’arte contemporanea, mentre il Sentiero della Bonifica che collega Arezzo con Chiusi rappresenta un interessante viaggio nell’epoca etrusca. Senza dimenticare né il tracciato toscano della Francigena né le ripide salite delle Apuane e della Lunigiana. Info: tutti i dettagli sugli itinerari in bicicletta su visittuscany.com.