A Ponte in Valtellina ci vai per due motivi: o devi comprare le mele, o devi mangiare pizzocheri.  Poi, quando ci arrivi ti accorgi che i motivi potrebbero ben essere altri. Perché il centro storico di epoca tardo medievale di Ponte è una sorpresa che non ti aspetti, soprattutto se sei abituato a vedere gli altri paesini montani della Valtellina, i cui centri storici sono mal ridotti da una crescita recente non troppo (e non bene) controllata. Invece la Ponte novecentesca ha la fortuna di essere cresciuta totalmente fuori dal centro storico, per cui il dedalo di viuzze, la piazza con la chiesa di San Maurizio che risale al XII secolo le case medioevali fortifiacate di piazza Vittoria sono rimaste intatte. Come i muri in pietra che cingono le corti fiorite, le case con i balconi in legno, l'acciottolato per terra, le tante fontane, gli affreschi sbiaditi sui muri e i cancelli di legno a chiudere il paese come accadeva una volta, quando Ponte era un importante centro economico per tutta la media Valtellina, quando ancora era Svizzera. Intorno al paese meleti fin dove si vede e qualche vigneto alle quote più alte, ancora oltre le cime delle Alpi Orobie.

Insomma, un buon contorno prima di una sosta a mangiare pinzocheri in due delle trattorie migliori della zona. Si chiamano Da Nello (via Ginnasio 23, tel. 0342 565367, www.ristorantealbergodanello.it) e vecchia osteria Sole (via Sant’Ignazio 11, tel. 346.8231296 aperto solo nei finesettimana), ce ne sono ovviamente anche altre e tutto offrono grossomodo gli stessi piatti, ma queste portano avanti una gloriosa, spartana tradizione di buon mangiare. Due posti da tovaglia a quadretti e arredamento fuori moda, energiche signore in cucina e abbondanti dosi di pizzoccheri grondanti burro nei piatti pesanti da osteria. Menu obbligato e senza voli pindarici: antipasti di salumi locali, pizzoccheri e sciat (frittelle di grano saraceno con ripieno di formaggio fuso) e insalata amara per digerire tutto (meglio se con una grappa o meglio un Braulio, giusto per essere a chilometri zero). Se siete a dieta, o volete mangiare altro, andate altrove.

Finito il pranzo, si può proseguire salendo a Teglio per vedere la "danza macabra" del XV secolo conservata nell'orario della Confraternita dei Bianchi e fare una passeggiata nel centro storico e al cinquecentesco palazzo Besta. Altrimenti si può fare rotta su Tirano, nel fondovalle, e sceglierla come base per una due giorni nella Valtellina meno frequentata. Qui è doverosa una sosta al santuario della Madonna di Tirano, un edificio rinascimentale costruito per ricordare l'apparizione della Madonna nel 1504. E una passeggiata sulla riva sinistra dell'Adda, attraverso il piccolo centro storico punteggiato di palazzotti rinascimentali, tra cui l'imponente palazzo Salis, dimora della famiglia Salis von Zizeris, potestà della Valtellina durante il periodo grigiore. Se poi la sera si avesse ancora fame si può provare il chisciöi, frittelle di grano saraceno e formaggio, più simili alle mozzarelle in carrozza che agli sciat.

La domenica mattina la gita più affascinante che si può fare da Tirano è di certo il viaggio fino a Sankt Moritz a bordo della Ferrovia retica. Il trenino rosso che partendo dalla Valtellina risale lentamente la val Poschiavo e si inerpica fino ai 2.200 metri del passo Bernina e ridiscende in Engadina, passando per Pontresina. Due ore e mezza di viaggio che in questo periodo dell'anno avviene attraversando tra muraglioni di neve e laghi ghiacciati, con una sosta obbligatoria all'ospizio Bernina, la stazione a quota 2.253 metri, per una passeggiata al fresco. Il modo migliore per digerire quel che si è mangiato il giorno prima.

Info.

Dormire. A Tirano, Hotel Bernina (via Roma 24, davanti alla stazione delle ferrovie Retiche, tel. 0342 701302,www.hotelberninatirano.com), doppia da 85 euro.

Orari, informazioni e prezzi per il trenino del Berina sul sito delle ferrovie retiche (www.rhb.ch).