Palermo è una città imprevedibile, in ogni senso. È innegabilmente bella, in una posizione privilegiata, con una storia straordinaria alle spalle, un passato evidentemente ricco. Però è anche un po' cadente e decadente, talvolta sporca e rotta, con contraddizioni tali da lasciare senza parole anche il viaggiatore più esperto. Dall'elegante e firmata via della Libertà ai vicoli di Ballarò si aprono mille mondi diversi e si passa dal Suv all'Ape camper in un batter di ciglia. Eppure in questa città la vibrazione che si avverte è sempre positiva e l'entusiasmo delle persone che si incontrano è palpabile. Sì perché qui la voglia di fare, creare, inventare è costante. Soprattutto se si parla di arte. D'altronde in passato Palermo era la culla di collezionisti e artisti che hanno lasciato un'eredità di incalcolabile valore alla città. Ma, per fortuna, c'è anche chi non si accontenta dei fasti dei tempi che furono e guarda avanti sostenendo i creativi di oggi.

Un itinerario ideale alla scoperta della Palermo contemporanea può partire dalla Galleria d'arte moderna (Gam) che si trova nel complesso di S. Anna alla Misericordia, un affascinante edificio del Quattrocento nato come residenza privata e trasformato nel Seicento in un convento. All'interno le collezioni raccontano di una città di mecenati e collezionisti, che tra il Settecento e il Novecento non si facevano scappare le opere più interessanti e gli artisti più innovativi. Per questo non stupisce anche la presenza costante di mostre temporanee dedicate ai creativi di oggi chiamati in qualche modo a confrontarsi con la storia.

Poco distante dalla Gam, ai Quattro Canti, si trova la nuova e bella sede della galleria di Francesco Pantaleone. Lui è un vulcano di idee, tutte di ottimo gusto e rappresenta alcuni degli artisti più interessanti del panorama contemporaneo. Basta farci quattro chiacchiere per capire quanto ama la sua città nonostante tutto. Potrebbe andarsene, è giovane, di talento, ma resta e anzi si allarga allestendo anche una biblioteca d'arte. È lui che consiglia una visita allo Spazio Zac, i Cantieri culturali della Zisa che si trovano nell'ex stabilimento Ducrot e che sono un reale esperimento di contaminazioni che coinvolge tutta la città. Dopo anni di abbandono e dubbi sul da farsi con un'enorme area semi abbandonata, finalmente oggi tutto rivive con laboratori d'arte, teatri, cinema e gallerie. Per la gioia di un intero quartiere e per l'orgoglio di una città stufa di essere solo un cliché.

A volte però le cose non vanno benissimo e si cade in una sorta di impasse. Come è successo al museo Riso, poco distante da Pantaleone geograficamente (si trova in via Vittorio Emanuele 365, dopo l'incrocio dei Quattro Canti) e persino teoricamente, ma decisamente più abbandonato a se stesso, con una collezione anche interessante, ma allestita con poco criterio. Le cose pare stiano lentamente migliorando e speriamo davvero che torni a essere un altro incubatore di arte in città.

Ma se il palazzo che ospita il Riso è un cantiere aperto e infinito, molto diversa è la storia di palazzo Branciforte (via Bara all'Olivella 2) che è stato casa privata, monte di pietà (con una straordinaria struttura in legno degna dei migliori sogni e incubi di Escher) e ora biblioteca e spazio espositivo ristrutturato e ripensato dalla lucida mente di Gae Aulenti che ha regalato alla città un vero gioiellino dove è piacevole anche solo bere il caffè nella corte interna.

L'ultimo palazzo che invitiamo a scoprire in questo itinerario artistico palermitano è palazzo Abatellis. Qui di contemporaneo non c'è praticamente nulla, ma quando ci si trova di fronte all'Annunziata di Antonello da Messina si fa pace con tutto. La Madonna ha un volto quasi moderno e uno sguardo intenso che porta a pensieri fuori dal tempo. Per metabolizzare tutto non resta che cercare un baracchino che venda verdura fritta in uno dei vicoli della Kalsa e poi andare verso il lungomare a godersi il sole, il vento e l'aria buona che, nonostante il traffico, si respira davvero a Palermo.