Il Monferrato è zona di vini e santi, chiese romaniche e castelli, ottima tavola e borghi storici. Dai confini con le risaie della grande pianura le sue colline si stendono fino a giungere ai poggi di Langhe e Roero. Un continuo ed incantevole saliscendi, un susseguirsi di vigneti e zone boscose, prati e terreni coltivati, paesi arroccati e troneggianti castelli, residenze storiche e pievi. Due sono le sue capitali. Una è Asti, straordinaria espressione culturale e storica. L’altra è Casale, più a nord, vivace centro culturale, porta del Monferrato verso la grande pianura e la Lombardia.
VENERDÌ SERA A CASALE MONFERRATO
Verso nord c’è la pianura che corre fino alle grandi montagne. Verso sud le estreme propaggini settentrionali del Monferrato che, a ridosso del Po, cedono il passo alle risaie. È un lungo percorso quello che dalle terre del Chivassese ci porta alla volta di Casale Monferrato. Il Po lambisce l’estremità settentrionale della città. Lo attraversiamo addentrandoci nell’abitato e parcheggiando in Piazza Castello sulla quale s’affacciano il Castello dei Paleologi e la chiesa di Santa Caterina.
Ci concediamo una cena con un bel piatto di carne cruda con scaglie di formaggio grana ed un piatto d’agnolotti al tartufo, magari della vicina zona di Moncalvo, una delle capitali italiane del prezioso tubero.  
SABATO A CASALE MONFERRATO
Distrutta dagli eserciti di Milano, Asti, Vercelli ed Alessandria, timorosi della potenza delle famiglie casalesi dell’inizio del XIII secolo, la città fu successivamente oggetto di contesa tra le famiglie dei Grassi e dei Cane, per poi passare sotto il dominio del Marchese del Monferrato Teodoro I Paleologo e, nella seconda metà del Cinquecento, sotto i Gonzaga che la resero uno dei centri più prestigiosi d’Europa. Prestigio apprezzabile durante la visita della città, ricca di tesori architettonici, edifici civili e religiosi, piazze e portici.
Non possiamo che iniziare da piazza Castello il nostro itinerario. Costruito nel 1352 da Giovanni II Paleologi, il castello è anche chiamato Castello dei Gonzaga e di cui fu dimora fino alla seconda metà del Cinquecento, divenendo poi fortezza. In parte visitabile, il castello è un importante polo culturale della città; circondato da un fossato è a pianta esagonale asimmetrica con torrioni angolari. Da vedere gli interessanti sotterranei dell’ala occidentale e i cammini di ronda.
Una panoramica dall'alto del castello dei Paleologi
Affacciata sulla piazza c’è anche la chiesa di Santa Caterina, risalente ai primi del Settecento, progettata da Giovanni Battista Scarpitta. Autentico capolavoro barocco è caratterizzata da una grande cupola e da una facciata a due ordini. Pregevole l’interno con il gruppo scultoreo in marmi policromi raffigurante la “Vergine Assunta” di Giovanni Battista Bernero e le belle pareti ricche di decori e affreschi.
A due passi dalla chiesa si trova il quattrocentesco palazzo della marchesa Anna D’Alencon, moglie del Marchese del Monferrato. Sulla parte opposta di piazza Castello sorge il teatro municipale, inaugurato nel 1791, considerato all’epoca il miglior teatro del regno di Sardegna dopo quello di Torino, dall’interno con quattro ordini di palchi in mattone e il loggione decorato con stucchi, velluti e dorature.
Lasciata piazza Castello si prosegue alla volta del cuore antico della città imboccando via Saffi, ricca di botteghe e negozi e dominata dalla torre civica, uno dei simboli cittadini, eretta nell’XI secolo. A lato della torre c’è la chiesa di Santo Stefano che custodisce tele di Guala, Caroto, Cairo e del Moncalvo. Sulla piazzetta di Santo Stefano sorge il monumento dell’architetto casalese Luigi Canina e s’affaccia palazzo Ricci di Cereseto, dalla facciata con quattro grandi colonne in cotto.
Sullo sfondo, la torre civica
Pranzo con un risotto preparato con ragù di pollo e funghi da accompagnare con un vino rosso tipico della zona, il Grignolino del Monferrato Casalese DOC, particolare per il suo profumo di chiodo di garofano, pepe bianco e lampone. Per finire in dolcezza le tipiche pere sciroppate.
Riprendiamo nel pomeriggio la visita della città proseguendo su via Saffi fino a giungere nella centralissima piazza Mazzini, con al centro il monumento equestre di Carlo Alberto di Abbondio Sangiorgio, e sulla quale s’affaccia palazzo Fornara. Le tante botteghe del centro impongono qualche fermata per fare degli acquisti, tra cui qualche bottiglia di vino, i krumiri, tipici biscotti della città ricavati dall’impasto composto da burro, zucchero, farina e uova, e la muletta, il salame stagionato preparato con le parti più nobili del maiale.
I krumiri, i biscotti tipici del Monferrato
Da piazza Mazzini, percorrendo via Leoni e via Caire, si giunge alla chiesa di San Domenico dal bel portale marmoreo rinascimentale, a tre navate con preziose opere tra cui una “Madonna con Bambino” di scuola fiamminga e dipinti del Moncalvo, Niccolò Musso e Giovan Battista Caire. Imperdibile una visita alla cattedrale di Sant’Evasio, in stile romanico lombardo, fondata nell’VIII secolo dal re longobardo Liutprando, dalla facciata a capanna, asimmetrica e incorniciata da due campanili laterali.
Cena con un ricco bollito da assaporare con il “bagnet”, la saporita salsa verde, da accompagnare con un vino rosso classico di queste terre, il barbera d’Asti superiore.
DOMENICA A CERESETO, OTTIGLIO, VIGNALE E MONTEMAGNO.
Lasciata Casale Monferrato seguiamo il corso del Po fino a giungere nei pressi di Pontestura e salire alla volta di Moncalvo d’Asti. Percorrendo la strada statale 455 saliamo verso la città della fiera del tartufo. Sulla sinistra, appoggiato su di un poggio, sorge lo splendido castello di Cereseto. Irrompe con tutta la sua imponenza nella campagna. Il borgo che par quasi addossarsi timidamente ai bastioni del castello merita una visita. Vicoli dalla tipica impronta medioevale, strette strade e dolci declivi fanno da cornice al castello costruito in stile neogotico a partire da 1911. Anche se gl’interni non sono visitabili, la bellezza del castello soddisfa chi se ne trovi al cospetto ad ammirarne torri e merli.
Il castello di Cereseto
Altra tappa della mattinata è il borgo di Ottiglio, ad una manciata di minuti da Cereseto, dalla singolare disposizione a grappolo sulla collina, con castello e chiesa di San Germano che dominano l’abitato, entrambi costruiti in mattoni e tufo. Le dolci colline vitate che fanno da cornice ad Ottiglio ci accompagnano alla volta di Vignale Monferrato, borgo un tempo appartenente al marchesato degli Aleramici.
Una chiesa campestre a Ottiglio
Zona di barbera e grignolino e del gioco del pallone elastico è anche terra di bagna caoda, tra i più tradizionali piatti del Monferrato, preparata con aglio, acciughe e olio. Pranzo quindi con la bagna caoda, da gustare con ortaggi freschi tra cui verze, cardi, finocchi e topinambour.
La bagna caoda, simbolo della gastronomia piemontese
Passeggiata pomeridiana nel borgo di Vignale dominato dalla chiesa parrocchiale di San Bartolomeo dalla facciata monumentale dall’imponente pronao classicheggiante, con all’interno affreschi di Morgari e un crocifisso del XVI secolo. Lasciato Vignale Monferrato procediamo alla volta di Montemagno, tra i borghi più belli del Monferrato, caratterizzato dal suo bel castello che, con i suoi merli ghibellini, le finestre ad arco acuto, la ricchissima fascia di corona, il giro d’archetti pensili e i fregi in cotto, è uno dei più interessanti della regione. Da non perdere una passeggiata per i suoi stretti vicoli medioevali con i particolari ballatoi lignei, che conducono all’interessante parrocchiale barocca dal bel colonnato che si affaccia su piazza San Martino, tra le più belle del Piemonte.
La cena è a base di salumi, tra cui la muletta, il salame stagionato del casalese, e antipasti tra cui acciughe al verde e vitello tonnato. Per finire una fetta di torta di nocciole e una passeggiata sotto le stelle per godere, ancora un po’, del fascino delle colline del Monferrato.
La muletta, salume tipico del territorio
INFORMAZIONI UTILI
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