Piacenza è una città di cui non si conosce molto, almeno rispetto alle sue grandi “colleghe” sulla via Emilia: nell'immaginario appare un po’ isolata, eppure è in una posizione strategica da sempre, luogo di passaggio sulla via Francigena, sulle rive del maggiore fiume d’Italia, cerniera tra Lombardia ed Emilia Romagna (ma non lontana neppure da Liguria e Piemonte).
Certo, a Piacenza non ci sono il Battistero di Parma o la Cattedrale di Modena a richiamare le folle, però il centro urbano è ben conservato e ricco di numerose attrattive artistiche, che valgono l’esplorazione di una giornata - o anche di due, se unite una gita nei dintorni. In questo articolo vi suggeriamo un itinerario per scoprire che cosa fare a Piacenza.
IL DUOMO E PIAZZA DEI CAVALLI
L’inizio della visita è senz’altro al Duomo. Una chiesa antica, la cui facciata è curiosamente bicolore - parte in arenaria, parte in marmo rosa veronese. Notate i portali e le architravi, risalenti al 1100; e poi, all’interno, le formelle dei Paratici infisse su alcuni pilastri della navata centrale: sono i simboli delle corporazioni artigiane che ne sponsorizzavano la costruzione. Bello anche il Campanile, del 1333, su cui svetta un angelo segnavento. Il Duomo è stato protagonista di un percorso straordinario per ammirarne la cupola, affrescata dal Guercino (cui avevamo dedicato un articolo ad hoc).
Di fronte al Duomo ecco una strada tutta diritta davanti a voi: è la “Stra Drita”, ovvero via XX Settembre, che un tempo si chiamava via degli Orefici (qualche orafo rimane ancora oggi). Conduce - tra negozi e boutique alla moda - a piazza dei Cavalli, il centro laico di Piacenza, che è piacevole e sempre animato. Il nome della piazza deriva dalle due statue equestri dei Farnese, realizzate curiosamente pochi anni prima del capolavoro del Guercino (1620-1625), opera di Francesco Mochi: da quasi 400 anni fanno a guardia al Gotico, un magnifico palazzo rimasto incompiuto tutto di cotto e marmo, aperto solo per eventi. 
LE CHIESE: SANT'ANTONINO, SAN SAVINO, SANTA MARIA IN CORTINA
La passeggiata piacentina può continuare alla scoperta delle tante chiese disseminate nel centro storico. Stupisce, camminando - ma è una prerogativa di molte città di pianura - come gli esercizi commerciali siano concentrati in un paio di strade, via XX Settembre e corso Garibaldi, mentre altrove le case e i tanti palazzi aristocratici si susseguono in una progressione silenziosa. Dicevamo le chiese: molte quelle storicamente degne di nota, forse più per visitatori appassionati che per turisti di giornata. Ognuna comunque ha un elemento di particolarità
Sant’Antonino, tutta di mattoni, è tra le più antiche (venne fondata nel IV secolo) e ha una forma inconsueta, con un transetto preceduto da un pronao altissimo, detto il Paradiso, il cui portale di marmo ha sculture romaniche pregevoli. San Savino, invece, è da ricordare per la cripta, che incredibilmente si illumina automaticamente una volta scesi i gradini - non fatevi scoraggiare dal buio in cui è immersa la navata… Nella cripta, dicevamo, sono bellissimi i capitelli romanici, così come il mosaico pavimentale con i mesi, i segni zodiacali e i lavori agricoli. Certo, non si capisce bene dove l’originale finisca e inizi l’imitazione, ma il risultato è armonico e interessante. Le guide dicono che sarebbero interessanti anche gli antichi capitelli della navata: peccato che nel buio della sera siano invisibili.

Non dobbiamo dimenticare poi Santa Maria in Cortina, nei pressi di Sant'Antonino, dove dall'ottobre 2019 vi accolgono i Volontari Touring: in quest'articolo trovate tutte le informazioni su questo piccolo gioiello. 

LE CHIESE: SAN SISTO E LA MADONNA DI CAMPAGNA
C’è poi San Sisto, dall’altra parte della città: preceduta da un cortile, la si ricorda per il coro intarsiato del Cinquecento, stupendo ancorché poco illuminato; e per l’incredibile storia che vede protagonista la straordinaria, dolcissima, unica Madonna Sistina di Raffaello, dipinta per la chiesa e poi venduta duecento anni dopo ad Augusto III di Polonia (da quel tempo è a Dresda). Una copia troneggia al posto dell’originale, in memoria di quello che avrebbe potuto rappresentare questa chiesa per Piacenza se ancora quell’opera fosse al suo posto. Scoprirete peraltro che i due noti angioletti diventati icone new age provengono da questo dipinto...
E infine - l’abbiamo tenuta per ultima apposta - c’è la chiesa che vi consiglieremmo di visitare se aveste tempo per vederne una sola: il santuario della madonna di Campagna. È un luogo dove si è fatta la storia: qui nel 1095, in occasione di un solenne concilio, papa Urbano II indisse la prima crociata. Bello l’edificio cinquecentesco che si ammira oggi, armonioso, con una grandiosa cupola al centro, affrescato in gran parte dal Pordenone (1530), che qui realizzò il suo capolavoro: nei suoi dipinti murali notate per esempio le mani dei personaggi, il bellissimo ragazzo nero nell’Adorazione dei magi (che diventa quasi un happening paesano!), il poetico asinello della fuga d’Egitto, i colori accesi della Disputa di Santa Caterina.
E poi guardate in alto la cupola: la somiglianza non v'ingannerà e sarà naturale pensare al Guercino, che senz’altro la vide prima di affrescare quella del Duomo. Un pannello multimediale entrando a sinistra permette di navigare in alta risoluzione affresco per affresco e di ascoltare una descrizione della chiesa nelle sue varie parti: davvero un progetto ben fatto. 
I MUSEI E LA GALLERIA RICCI ODDI
Se alle chiese preferite i musei, allora vi segnaliamo che a Piacenza c'è un biglietto cumulativo che permette di entrare a poco prezzo in cinque istituzioni museali cittadine. Tra queste, la Galleria e il Collegio Alberoni, che conserva un toccante Antonello da Messina (ma è aperta solo la domenica), il Museo della Cattedrale e quello civico di Storia naturale. Nei Musei civici di Palazzo Farnese sono ben dieci le collezioni ospitate, tra cui gli appassionati andranno in sollucchero per quella particolarmente estesa di carrozze. Da ricordare anche il Fegato di Piacenza, unico oggetto conosciuto al mondo che testimonia pratiche religiose etrusche, e il magnifico Tondo di Botticelli che raffigura la Madonna con il Bambino e San Giovannino.

Ma se dovete scegliere un solo luogo da visitare, non perdetevi la Galleria d'arte moderna Ricci Oddi. Perché è uno di quei piccoli tesori di provincia dove, una volta tornati a casa, si ha voglia di indirizzare gli amici. La storia è quella del gentiluomo piacentino Giuseppe Ricci Oddi che nei primi quarant'anni del Novecento acquistò una serie di dipinti e di sculture realizzati da suoi contemporanei, diventando uno dei collezionisti italiani più stimati e riveriti. Ricci Oddi non era un esperto di storia dell'arte, ma aveva un grande gusto e l'amore forse ingenuo per le cose belle: fatto sta che riuscì ad accumulare una serie impressionante di capolavori, legati dal filo rosso della contemporaneità.

A un certo punto, poi, decise di donare tutto alla sua città: a fatica si fece assegnare un terreno, a sue spese vi fece costruire un edificio da un amico architetto, nel 1937 inaugurò la Galleria come l'aveva sognata. Lo stesso edificio e la stessa Galleria che si ammirano ancora oggi, caratterizzati da una originale e affascinante simmetria e da soffitti dove penetra la luce naturale.
È quindi un unicum quello di Piacenza, per storia, impostazione, qualità. Le didascalie ben spiegano il rapporto tra Ricci Oddi e i suoi quadri, e passeggiando per le sale sembra ancora di sentirlo mentre valutava l'acquisto di un dipinto o lo faceva disporre nelle sale della Galleria, accanto agli altri della stessa "scuola regionale". Ci sono Hayez, Fattori, Boccioni. Ci sono Boldini, Previati, De Nittis, Zandomeneghi. Ci sono i bronzi di Wildt e le cere di Medardo Rosso, ci sono quadretti piccoli come una stupenda Marina di Viareggio di Telemaco Signorini e grandi tele come quella che ritrae le fantastiche donne immerse nella luce di Amedeo Bocchi. "Non sbagliava un colpo!" ci dice un estasiato visitatore in adorazione di fronte a opere di artisti mai sentiti prima. Prendetevi il tempo e ammirate questo piccolo capolavoro piacentino. 
I DINTORNI
Solo un accenno ai dintorni. Le valli piacentine, a poca distanza dal capoluogo, sono belle e ancora ricche di natura. Qualche consiglio per un itinerario fuori porta. Innanzitutto i tre borghi certificati dal Touring Club Italiano con la Bandiera arancione, uno più bello dell'altro: Bobbio, con il suo ponte sul Trebbia; Castell'Arquato, perfetta scenografia medievale; Vigoleno, piccolo castello cinto da mura (per i soci Tci c'è l'ingresso ridotto al Mastio). In primavera e in estate la val Trebbia è il paradiso di chi ama gli sport fluviali o semplicemente fare un bagno nel fiume: l'acqua è tra le più limpide della regione. Infine, gli scavi di Travo e di Velleia, una delle aree archeologiche più importanti della regione.

INFORMAZIONI
- Per ogni informazione per la visita, utilissimo il sito web del Comune di Piacenza: www.comune.piacenza.it
- Riportiamo gli orari solo della Galleria Ricci Oddi (www.riccioddi.it; da martedì a domenica 9.30-12.30 e 15-18; ingresso ridotto per i soci Tci), lasciando poi al sito del Comune di Piacenza il compito di informare su tutti gli altri.
- Ricordiamo che è disponibile un biglietto d'ingresso, valido un anno, per visitare cinque musei di Piacenza Musei in Rete: i Musei Civici di Palazzo Farnese (biglietto ridotto per i soci Tci), la Galleria Ricci Oddi e i Musei del Collegio Alberoni, il Museo di Storia Naturale e Kronos - Museo della Cattedrale. Intero 17 euro; ridotto 13 euro.
- Per i camperisti, ecco la nuova area camper in viale Sant'Ambrogio: a questa pagina tutte le info
 

MONDO TOURING
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- Le schede dei borghi Bandiera arancione sul sito www.bandierearancioni.it
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