La valorizzazione dei territori montani e collinari passa anche attraverso il recupero e la salvaguardia dei paesaggi dei terrazzamenti. Per questo è nato InTERRACED-net, un progetto di cooperazione tra Italia e Svizzera finanziato dal Programma Interreg Italia Svizzera 2014 – 2020 che ha come obiettivo dare nuova vita a queste strutture importanti, frutto di saperi e manualità antiche. Il progetto ha coinvolto l'intero arco alpino, grazie a nove partner (di natura pubblica e privata) tra Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Cantone Grigioni in Svizzera.​

Questa è una delle sette pagine web dedicate a itinerari a piedi in Lombardia, Piemonte e Valle d'Aosta per esplorare questo straordinario paesaggio; per conoscere più da vicino il progetto e accedere alle altre pagine, basta cliccare su questo link

Il Parco regionale di Montevecchia e Valle del Curone e il territorio del Monte di Brianza, fra Lecco e Milano, custodiscono un mosaico di ambienti e paesaggi differenti, all’interno di aree che hanno conservato valori ambientali e paesaggistici grazie alle politiche di tutela attuate dalla Regione e dalle comunità locali. Accanto ad ambienti di grande importanza naturalistica, i sistemi di terrazzamenti caratterizzano il paesaggio, e raccontano una storia di fatica e di relazione profonda con l’ambiente, unica possibile risorsa per soddisfare i bisogni di base.

Per scoprire l'area, proponiamo un itinerario ad anello nel parco. 

- Luogo di partenza e arrivo: parcheggio comunale di Lomaniga. 
- Dislivello: il percorso parte a quota 260 m.s.l.m. e raggiunge quota 450 m.s.l.m. ca; sono presenti alcuni saliscendi che comportano un dislivello totale di 650 m. 
- Lunghezza percorso: 20 km. La rete dei sentieri del Parco, ben segnalati, offre diverse possibilità per accorciare l’itinerario. 
- Tempo di percorrenza: 6 ore 
- Difficoltà: E – sentiero escursionistico ma impegnativo per la lunghezza del percorso
- Attrezzature ed abbigliamento consigliato: i sentieri del Parco del Curone sono percorribili in tutte le stagioni; va tuttavia considerato che nel periodo primaverile ed autunnale può esserci presenza di fango a causa delle piogge più abbondanti, è quindi consigliabile un abbagliamento e un’attrezzatura di media-montagna

Dal parcheggio di Lomaniga, costeggiando il provinciale, si raggiunge il segnavia n.8 per Montevecchia Alta. Si raggiunge la frazione Verteggera, il cui paesaggio terrazzato è rimasto come era anticamente: accessibili solo a piedi, si coltivano rosmarino, erbe aromatiche, alberi da frutta e vite.

Il sentiero prosegue in piano immerso nel paesaggio terrazzato, in cui spicca un lavatoio in pietra. Tra le sue pareti cresce una piccola felce capelvenere, che trova l’habitat ideale nelle fessure delle rocce soggette a stillicidio. Ci si inoltra poi in un bosco con prevalenza di querce e castagni fino ad incrociare una stretta strada asfaltata che scende alla frazione Casarigo. L’antica cascina, probabilmente già abitata in epoca romana, sorge arroccata sopra un poggio e coronata da vigneti. Di sotto si allunga la pianura, poco sopra fanno da contrasto i boschi del Parco. 

Dalla cascina Casarigo una mulattiera con gradinate in pietra molera sale fino alla frazione Galeazzino. Percorrendo i sentieri si osservano i versanti tipici del Parco: i ronchi (i terrazzamenti) sostenuti dalle murature in pietra a secco. Qui le piane dei terrazzi ospitano ancora oggi filari di vite associati alle piante aromatiche tipiche di Montevecchia: la salvia e il rosmarino. Dalla frazione Galeazzino si gode un panorama sulla pianura e fino agli Appennini. 

Al termine della mulattiera si arriva nella piazzetta di Montevecchia Alta.  Qui si trova il Santuario Beata Vergine del Carmelo, una delle chiese più suggestive della Brianza per via della sua posizione in cima al colle.  Nei primi anni del Seicento, il vecchio edificio di culto fu abbattuto e in sua vece fu costruito l’attuale santuario in stile barocco, ad unica navata coperta da volte a crociera. Fra gli arredi più preziosi si ricordano il baldacchino del Cinquecento in dorato legno intagliato e la statua lignea della Vergine con Bambino. 

Dalla piazzetta seguire la palina del Parco con segnavia n.9 che scende sotto il centro abitato. La mulattiera termina incrociando la strada alla frazione “Oliva”, il cui toponimo fa riferimento alla presenza in passato di coltivazioni di ulivo.  Dal lato opposto si risale verso la frazione Pilastrello. Sul ciglio della strada provinciale che porta in Alta Collina, è visibile Cascina Pilastrello, antica dimora contadina, datata 1740. Questo cascinale è attribuibile alla tipologia rurale più comune, cioè quella sviluppata su due piani: al piano terra si trovavano le stalle e al piano superiore il fienile. 

Proseguendo verso via Donzelli si arriva a Cascina Butto, sede del Parco di Montevecchia e Valle del Curone. Da qui si gode di una vista a 360 gradi. Un tempo sulle balze di Cascina Butto si coltivavano ortaggi, cereali e piante da frutta, mentre la viticoltura era sfavorita dall’esposizione dei versanti.

Dal parcheggio sotto Cascina Butto, scendere lungo via Valfredda. La strada diventa sterrata e si snoda inoltrandosi in un bosco di latifoglie, con la presenza di querce, nocciolo, sambuco e carpini bianchi. 
Poco prima del nucleo di Cascina Gaidana, il bosco si apre offrendo un panorama sulla Valle del Curone, in particolar modo sul nucleo rurale di Bagaggera, risalente al Seicento. La località si trova all’inizio del corso superiore del torrente Curone, le cui colline circostanti furono un tempo estese opere di difesa. Il complesso è coronato da campi coltivati, oltre i quali si estendono boscaglie. Dopo circa 500 m si giunge a Cascina Valfredda, che deve nome alle caratteristiche climatiche della zona.  Oggi è circondata da prati utilizzati per il pascolo e per lo sfalcio. Un tempo vi era una chiesa con un altare dedicato alla Vergine della Neve. La fontana in pietra adiacente al lavatoio, su cui sono ancora visibili antiche incisioni, è un esempio di riutilizzo di un importante manufatto in epoche successive. La vasca è probabilmente costituita da un sarcofago romano, poi riutilizzato in epoca medioevale come altare della chiesetta. 

Superato il lavatoio, seguire le indicazioni per Cà Soldato lungo il sentiero che si inoltra nel bosco con prevalenza di castagno, farnia e carpino. Dopo lo stagno, si arriva a Cà Soldato. La cascina è adibita a centro Parco e dispone di un museo nel quale vengono proposti gli ambienti e la fauna che caratterizzano il territorio del Parco, oltre agli attrezzi agricoli e della vita contadina un tempo utilizzati. L’origine del nome della cascina, abitata fino al 1987, riporta alla memoria antiche battaglie e la fortificazione romana a salvaguardia di una fornace. Di fronte all’edificio, i prati resistono all’avanzare del bosco. 

Da qui prendere la sterrata che scende e si inoltra nuovamente nel bosco, come indica il segnavia n. 11 Cipressi – Galbusera Bianca. Attraversare il torrente Curone e giunti all’incrocio proseguire a sinistra. La denominazione della Valle del Curone è la prova della presenza etrusco-ligure in questo territorio. Curone deriverebbe dal nome di una tribù, i Curuni, che stanziandosi avrebbero dato nome alla valle e al torrente. Si cammina lungo una strada immersa tra i prati, mantenuti per la produzione di foraggio da sfalcio. Dopo circa 400 m, si incontra il nucleo rurale di Malnido. In tempi remoti, tale località fu il centro di una fornace per la produzione di laterizi. Lo sfruttamento estrattivo ha lasciato ancora tracce visibili della fornace che, preesistente alla conquista romana, si trasformò poi in un complesso, forse il più grande dell’Italia transpadana, per la produzione di embrici e materiale da costruzione. All’insediamento costituito da un vecchio caseggiato, sono stati affiancati edifici più recenti adibiti ad attività agricole.

Prendendo la carrareccia con segnavia n. 1 Pianello che risale la valle, si giunge ai ruderi di Cascina Ospedaletto, il cui nome evoca il ruolo svolto dal fabbricato durante la peste seicentesca, dove venivano ricoverati gli infermi. Secondo alcuni l’edificio potrebbe anche aver svolto funzione di accoglienza per i pellegrini di passaggio.

Seguendo il segnavia n.2, il sentiero si inoltra nella vegetazione boschiva salendo per la collina fino a Cascina Scarpada, caratterizzata da una loggia chiusa. Insieme a Cascina Costa sorge in posizione panoramica sulla Valle del Curone. Oggi ospitano un’azienda vitivinicola e sono sede di un agriturismo. Attorno alle due cascine, i terrazzamenti sono coltivati a vigneto. Il percorso continua a mezzacosta con saliscendi, tra vigneti, campi adibiti al pascolo e prati. L’anfiteatro che da Cascina Scarpada si estende fino a Galbusera Bianca, costituisce l’habitat dei prati magri. I prati e i terrazzamenti sono ricchi di specie vegetali termofile. Fra le molte specie che compaiono in questi ambienti spiccano le orchidee. La ricchezza floristica ha anche grande importanza per la fauna. La conservazione di questi ambienti è dipendente dalle modalità di gestione. La cessazione dell'attività agricola riavvia la trasformazione verso il bosco, con la scomparsa di specie di importanza naturalistica, la cui presenza è legata alla pratica dello sfalcio.

La Galbusera Nera è costituita da due edifici orientati ad est-ovest. I muri ospitano affreschi ottocenteschi raffiguranti una Madonna e il beato Giobbe. La devozione popolare per San Giobbe è legata alla tradizione della Brianza e in particolare alla bachicoltura. Attorno alla cascina i terrazzamenti sono coltivati a vigneto. Più avanti, collegata a mezzacosta sul pendio, sorge Galbusera Bianca. Il complesso rurale è composto da una casa padronale, tre cascine, una stalla e una chiesetta: insieme formano un borgo noto nel Trecento con il nome di Valbissera. La presenza di un edificio di culto dedicato a San Francesco conferma che in passato era un nucleo insediativo. La spiegazione più plausibile sulla divisione delle due cascine tra bianca e nera si rifà al colore delle uve che vi venivano coltivate.   

Da qui prendere la mulattiera che sale dopo la Chiesa di San Francesco (segnavia n.11 Cipressi – Pianello). Arrivati di fronte alla scalinata, salire tra i filari di cipressi, architetture vegetali che caratterizzano il paesaggio della Valle del Curone. La loro originaria funzione era quella di individuare i confini di alcuni possedimenti terrieri dell'area lungo il crinale ed i pendii delle colline. La mulattiera segue il crinale fino a risalire una collina piramidale, con gradoni terrazzati lasciati a prato. In primo piano, si staglia il versante sud del Monte di Brianza, una dorsale che con il Parco e il Parco Regionale del Monte Barro creano un unico sistema che arriva fino a Lecco. 

Dopo essere scesi dal crinale, il sentiero arriva in località Pianello. All’incrocio seguire il segnavia n. 7 – Missaglia. Più avanti si apre sulla piana di Bernaga e i suoi campi terrazzati, dove più alto sorge il Monastero di clausura delle Monache Romite Ambrosiane. Dopo circa 500 mt. prendere la direzione del segnavia n. 7 – Panoramica – Missaglia. La mulattiera si inoltra nel bosco per poi incrociare la strada panoramica che sale a Montevecchia.

Più avanti, seguire le indicazioni per Valle Santa Croce e scendere per la sterrata che si snoda nel bosco fino al fondovalle. Nella valle sono ben distinguibili le localizzazioni delle attività agricole e forestali: sulle pendici scoscese e soggette a rischio di dissesti idrogeologici, domina il bosco visto come sussidio all’attività agricola tradizionale (legna da ardere e paleria ad uso agricolo) laddove la pendenza si riduce, l’attività umana ha creato una serie di terrazzamenti. Nel fondovalle dominano campi coltivati anche se la presenza di boschetti e siepi creano un ambiente variegato di valore paesaggistico e naturalistico. Il nome della valle deriva dalla chiesa rimaneggiata e menzionata già in un documento del 1289 come ecclesia. Il muro di cinta della cappella conserva un’incisione pre-romana, testimonianza degli abitanti di questa valle.

Salire di nuovo e prendere il sentiero sui campi terrazzati. Guadare il torrente e inoltrarsi nel bosco fino al nucleo di antica formazione di Cascina Novelè, ancora oggi abitata da più famiglie. L’abitazione a pianta quadrata consta di due piani più un sottotetto colombaio-fienile. Sulla facciata vi è una edicola scavata nel muro che contiene una statua votiva di Sant’Antonio di Padova (protettore dei bambini).
La carrareccia arriva a Cascina Bellesina Inferiore, la sola superstite delle due originarie (inferiore e superiore) e ancora ad oggi abitata. Questa struttura in pietra molera si trova in posizione dominante sulla parte sud della Valle Santa Croce. Il portico protegge un’icona dedicata alla Madonna del Bosco. A Cascina Bellesina ha sede un’azienda agricola che si occupa di allevamento di pecore della razza brianzola.

Superati alcuni terrazzamenti coltivati a vite, prendere la carrareccia che scende fino al fondovalle e che costeggia Cascina Fornace, oggi completamente ristrutturata. A nord della cascina si trovava la parte rustica, con stalla al piano terra e fienile al primo piano. Ancora oggi si vede il nucleo più antico, cui furono aggiunte altre parti in epoche successive. 
Prendere il segnavia n.6 Lomaniga. Qui c’è una croce votiva scolpita nella pietra molera che reca i motivi della morte ed i simboli della passione. Il manufatto risale ai tempi della peste e indica la presenza di luoghi di sepoltura. La strada percorre il fondovalle, costeggiando il torrente Molgoretta e inoltrandosi in un bosco igrofilo, con la prevalenza di ontani neri e frassini. Al bivio, seguire il segnavia 6A Lomaniga e salire da Pianetta Bassa a Pianetta Alta. Giunti alle ultime abitazioni la mulattiera prosegue fino alla località Oliva, da cui con un breve tratto su strada in discesa, si torna sulla strada provinciale e quindi al parcheggio di Lomaniga.


 

PUNTI DI INTERESSE
1. Cascina Verteggera. In epoca romana qui passava la strada (oggi confine tra Missaglia e Montevecchia) che aggirava una fortificazione e conduceva alle cave a cielo aperto, ora frazione Cappona. Il paesaggio terrazzato di Verteggera si presenta come era anticamente: la coltivazione, effettuata secondo gli antichi metodi non è mai cessata. Si coltiva rosmarino, erbe aromatiche, alberi da frutta e vite. Da notare la presenza di terrazzamenti accessibili solo a piedi, per mezzo di ripide scalinate: vere e proprie opere di ingegneria contadina.
2. Cascina Scarpada. Procedendo sul sentiero che sentiero si inoltra nella fitta vegetazione boschiva salendo si arriva alla piacevole Cascina Scarpada, caratterizzata da un’insolita loggia chiusa che fa da ingresso alle stanze interne, una delle tante cascine del Parco che nonostante sia ancora attiva e abitata conserva ancora caratteristiche architettoniche peculiari.
3. Cascina Costa. La Cascina Costa insieme a Cascina Scarpada, sorge in splendida posizione panoramica su un costone prospiciente la Valle del Curone, da cui il nome. Circondata da vigneti è la meta ideale di una escursione al parco, ospita una conosciutissima azienda vitivinicola e sede di un apprezzato agriturismo.
4. Galbusera nera. Costeggiando il grande anfiteatro di mezzacosta che con brevi saliscendi, tra vigneti e campi adibiti al pascolo e prati, in questo punto del Parco ritroviamo l’habitat dei prati magri, che l'Unione Europea considera di interesse prioritario per la conservazione della natura nel nostro continente, arriviamo alla Cascina Galbusera Nera, costituita da due edifici orientati ad est-ovest, su due piani, che si sviluppano in modo semplice e lineare. I muri ospitano due affreschi ottocenteschi raffiguranti una Madonna e il beato Giobbe. 
5. Galbusera bianca. Collegata a mezzacosta sul pendio attraverso una antica strada campestre, sorge Galbusera Bianca. Il complesso rurale è composto da una casa padronale, tre cascine, una stalla e una chiesetta, riuniti insieme a formare un piccolo borgo già noto nel Trecento con il nome di Valbissera. La presenza di un edificio di culto dedicato a San Francesco, conferma che in passato questo fu un vero e proprio nucleo insediativo e non solamente una struttura al servizio dell’attività agricola.

6. Cipressi di Colle ai Pen. Punto panoramico tra i più belli del parco I cipressi del Colle ai Pen non sono un semplice ornamento delle colline del Parco. La loro originaria funzione era quella di individuare i confini di alcuni possedimenti terrieri dell'area, siti lungo il crinale ed i pendii delle colline di questa zona. I cipressi furono piantati dalla famiglia D'Adda Busca (proprietaria del tenimento "Busca delle due Galbusere") nel 1800.
7. Collina piramide. Dal balcone naturale dei Cipressi, dall’ampio panorama, la mulattiera segue il crinale fino a risalire una collina dalla particolare forma piramidale, con gradoni terrazzati lasciati a prato. Di fronte, in primo piano, si staglia il versante sud del Monte di Brianza, una lunga dorsale verde che con il Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone e il Parco Regionale del Monte Barro creano un unico sistema verde che arriva fino alle porte di Lecco. 
8. Monastero Monache Romite Ambrosiane. Poco più avanti la vista si apre sulla piana di Bernaga e i suoi campi terrazzati, dove più alto sorge imponente il Monastero di clausura delle Monache Romite Ambrosiane, luogo di pace e spiritualità armonicamente inserito nel paesaggio. Le origini dell’attuale struttura di Bernaga risalgono alla posa della prima pietra della chiesa di S. Gregorio il 20 settembre 1628, benedetta dall’allora Card. Federico Borromeo. 

9. Cascina Novelè. Nucleo di antica formazione Cascina Novelè è ancora oggi è abitata da più famiglie, l’abitazione a pianta quadrata consta di due piani più un sottotetto colombaio-fienile. I piani sono collegati da una scala posta in un piccolo porticato contenuto entro il perimetro della casa e che al primo piano diventa ballatoio aperto con balaustre in legno Sulla facciata vi è una edicola votiva scavata nel muro che contiene una piccola statua votiva di Sant’Antonio di Padova (protettore dei bambini).
10. Valle Santa Croce. Il territorio della Valle Santa Croce è interamente incluso nel Parco Naturale di Montevecchia e della Valle del Curone e ne costituisce una delle aree di maggior valore storico e ambientale. Nella valle sono ben distinguibili le diverse localizzazioni delle attività agricole e forestali: sulle pendici troppo scoscese per le attività agricole e soggette a rischio di dissesti idrogeologici, domina il bosco visto come sussidio all’attività agricola tradizionale (legna da ardere e paleria ad uso agricolo) laddove la pendenza si riduce, l’attività umana ha creato una serie di terrazzamenti. Nel fondovalle dominano campi coltivati anche se la presenza di boschetti e siepi creano un ambiente molto variegato di elevato valore paesaggistico e naturalistico. 
11. Cascina Bellesina. Cascina Bellesina Inferiore, la sola superstite delle due originarie (inferiore e superiore). Si trova in una posizione da cui si domina quasi tutta la parte a sud della Valle Santa Croce. Disposta su due piani, più un colombaio, è caratterizzata dalla presenza di un portico a due arcate al piano terra, con sovrastante loggia. La struttura è completamente in pietra molera e gli spigoli dell’edificio sono rinforzati da grossi conci squadrati. La pavimentazione del portico era originariamente in ciottoli. Il portico protegge un’icona dedicata alla Madonna del Bosco. 
12. Cascina Casarigo. Nel 1630 la peste dilagò per tutta la Lombardia e anche a Montevecchia. Le croci votive collocate lungo le strade segnalavano la presenza di fosse comuni e invocavano la clemenza del Signore. Proprio dietro la vecchia cascina lungo il sentiero che porta in alto ci sono i resti della Croce Votiva del Casarigo. ma ai giorni nostri la Cascina merita un cenno per il fatto di essere una delle cascine che, ristrutturata con materiali locali. Produttrice di vini ed oli di pregio fa parte del cosiddetto Percorso delle erbe aromatiche, dove la salvia e il rosmarino di Montevecchia, sono tra le officinali utilizzate per aromatizzare alcuni tipi di formaggi come le formaggelle fresche e i formaggini stagionati sott’olio.
13. Cascina Fornace. Oggi completamente ristrutturata, sulla testata nord della cascina si trovava la parte rustica, con stalla al piano terra e fienile al primo piano schermato da un grigliato in laterizio. Siamo in presenza di una cascina “povera” infatti i muri sono realizzati con pietra molera ma con conci piccoli e irregolari. 
14. Cascina Ospedaletto. Merita un cenno questa Cascina, seppur oggi completamente diroccata e soffocata dalla vegetazione il cui nome evoca l’antico ruolo svolto dal fabbricato durante la peste secentesca, allorché qui venivano ricoverati gli infermi. Secondo alcuni l’edificio potrebbe anche aver svolto funzione di accoglienza per i pellegrini di passaggio. 
15. Galeazzino. Punto panoramico tra i più belli del Parco il Galeazzino, nelle giornate terse la vista spazia dagli Appennini, allo skyline dei grattacieli della metropoli milanese fino alle Alpi, un vero e proprio balcone sulla Pianura. 

16. Santuario Beata Vergine del Carmelo. Il Santuario della Beata Vergine del Carmelo, con i suoi 180 gradini e una vista panoramica sull’intera Brianza è una delle chiese più suggestive per via della sua posizione in cima al colle. 

17. Cascina Butto (sede Parco). La Cascina Butto situata in un panoramico promontorio è stata trasformata in sede del Parco di Montevecchia e della Valle del Curone oltre ai vari uffici amministrativi ospita il Centro visite del Parco, un piccolo ma esaustivo museo dedicato a tutti gli aspetti più salienti della geologia, botanica e zoologia del Parco. Di particolare interesse le tre sale interattive, due dedicate alla fauna selvatica locale e una alle tradizioni stoiche culturali legate all’agricoltura ed alle sue pratiche. Le aree esterne alla cascina invece ospitano una stazione di osservazione ornitologica, e un orto didattico fruite da famiglie e scolaresche.

18. Cascina Valffredda. La Cascina Valfredda, il cui nome è legato alle caratteristiche climatiche della zona in cui è localizzata, vi si trova una bella fontana in pietra, adiacente al lavatoio rimangono le tracce di un altare della chiesetta dedicata alla Madonna della Neve (oggi scomparsa) che sorgeva nei pressi della cascina. Osservando la fontana da vicino, sono ancora visibili le antiche incisioni. 
19. Cascina Ca’ del Soldato. La cascina “Ca’ del Soldato” è adibita a centro Parco ed è sede delle Guardie Ecologiche Volontarie. Ca’ del Soldato dispone di un piccolo museo, aperto la domenica, nel quale vengono proposti i diversi ambienti che caratterizzano il territorio del Parco e la fauna presente, oltre agli attrezzi agricoli e della vita contadina utilizzati, un tempo, in questi luoghi. 
20. Cascina Malnido. In tempi remoti, la località di Malnido fu il centro di una grande fornace per la produzione di laterizi. Lo sfruttamento estrattivo ha lasciato ancora tracce visibili dell’antica fornace che, preesistente alla conquista romana, si trasformò poi in un grande complesso, forse il più grande dell’Italia transpadana per la produzione di embrici e materiale da costruzione. Oggi Malnido, è sede dell’azienda agricola “Latte e terra” che offre latticini (latte, formaggi, yogurt), carne, ortaggi e miele. 

INFORMAZIONI

Sito web www.parcocurone.it/fruizione/index.html
- La traccia del percorso descritto in formato GPX è scaricabile a questo link.