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È un emblematica rievocazione, quella che Napoli dedica all’Unità d’Italia a chiusura di un anno di celebrazioni nazionali. Un omaggio allo strumento che ne fu l’artefice materiale: l’esercito piemontese, braccio armato della politica sabauda d’unificazione del Paese. Ma è un’armata pacifica, minuscola e innocua, quella che compone i diversi battaglioni schierati alla Certosa di S. Martino: ci sono gli artiglieri a cavallo – comprese le batterie Voloire – e i bersaglieri con la fanfara, la cavalleria in alta uniforme, i lancieri e le guardie reali.
Sono 500 piccoli acquerelli sagomati, eseguiti a metà Ottocento da Emanuele e Filippo Gin, padre e figlio, appassionati di uniformi, destinati ai giovani rampolli di casa reale ma tanto accurati nei dettagli, tecnici e fisionomici, da costituire un importante strumento di studio per gli appassionati e gli studiosi di costumi militari. Autentiche miniature, precise nei particolari con cui sono raffigurate le divise dei singoli corpi armati, queste figurine sono anche piccoli capolavori artistici, brillanti nei colori e nelle perfette armonie delle proporzioni. La serie di acquerelli, solo una sezione delle oltre duemila figure acquistate nel 1923 dal Museo di S. Martino, sono esposte al pubblico per la prima volta, a sottolineare l’eccezionalità della ricorrenza.
Elena Del Savio