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Il Museo delle navi romane, sul lago di Nemi, è una costruzione interessante, in quanto è un rarissimo esempio di struttura concepita in funzione del contenuto e condizionata da quest’ultimo nelle soluzioni architettoniche. Trattasi, infatti, di un doppio hangar di calcestruzzo delle dimensioni esatte per le due navi, che erano lunghe circa 80 metri. Inizialmente fu realizzato con grandi superfici vetrate e, al di sopra del tetto, fu costruita una terrazza praticabile con un inedito panorama del lago. Dopo la ristrutturazione è stato adibito per ospitare un tratto dell’antica Via Sacra, i modelli in scala 1:5 delle navi, pannelli illustrativi, il materiale scampato all’incendio del 1944 e reperti del Tempio di Diana. Nessun autore dell’antica Roma ha mai parlato delle navi. Se ne supponeva l’esistenza, finché, tra i reperti archeologici pescati, comparvero le fistulae aquariae, grosse tubazioni in piombo che facevano parte di un costoso impianto idraulico utilizzato dalle ricche famiglie romane. Erano ricavati da lastre rettangolari di piombo su cui era stampigliato il nome del proprietario, o del liberto idraulico. Se ne dedusse che appartenevano all’imperatore Caligola. Quando questi morì, presumibilmente, le due navi furono affondate, per la condanna alla “damnatio memoriae”.
Il Tempio di Diana sorgeva nel bosco sulle sponde del lago di Nemi. Era il massimo centro religioso e politico della Lega Latina. Il santuario si sviluppava su un’area di oltre 5.000 mq., sottostante l’attuale paese di Nemi. Un vasto terrazzamento artificiale sosteneva due portici, uno con colonne intonacate di rosso, l’altro con colonne di peperino grigio. Sul lato a monte, grandi nicchie semicircolari accoglievano eleganti sculture; poco lontano, un teatro. Oggi sono ancora visibili una parete con le grandi nicchie, una parte del pronao con l’altare votivo ed alcune colonne. Il Tempio di Diana fu abbandonato con l’avvento del Cristianesimo, spogliato dei marmi e delle decorazioni e utilizzato come cava di materiale da costruzione. Caligola molto si adoperò per il tempio di Diana ed ebbe un ruolo strategico nel rinnovare l’apparato decorativo del santuario, inserendo uno splendido ninfeo e corredi di statue della famiglia Giulio/Claudia sulle strutture arcaiche erette a fine IV - inizi III sec. a.c. e rimaneggiate in epoca tardo-repubblicana.
Quota di partecipazione: Soci: € 13,00 Non Soci: € 16,00
Biglietto di ingresso: € 3,00 (da pagare in loco)