La conferenza del Prof. Costabile, oggetto di una pubblicazione scientifica sulla rivista “Minima Epigraphica et Papyrologica” 2022, sarà un viaggio, tra fonti letterarie e scoperte archeologiche, attraverso le vicende che portarono l’eroe locrese dalla storia al mito, meritandogli le statue di Pitagora reggino che esistevano ad Olimpia e a Locri, primo geniale esperimento nell’arte greca di rapportare allo spazio la figura umana in movimento, imitate per un millennio nella scultura, nel mosaico e nella pittura nel rappresentare i pugili che conseguivano la vittoria.

Euthymos di Locri fu famosissimo nell’antichità per le tre vittorie nel pugilato nelle Olimpiadi, per le memorabili imprese compiute a Temesa, e infine per la divinizzazione che lo sottrasse alla morte condivisa da tutti gli uomini grazie alla sua  dal metamorfosi in toro dal volto umano, mentre nuotava nel fiume Kaikinos, confine jonico fra i territori reggino e locrese. Tale celebrità è confermata da varie testimonianze su tre sue perdute statue e dalla scoperta di alcune epigrafi.

Nel 472 a.C., dopo la terza vittoria, il pugile ottenne l’altissimo onore di una statua ad Olimpia di fronte al tempio di Zeus, vista ancora nel II secolo d.C. da Pausania, il quale la descrive come opera mirabile dello scultore Pitagora, il celeberrimo scultore trasferitosi da Samos a Reggio. La notizia è confermata dal ritrovamento, nel 1878, della base iscritta, che menziona lo scultore. La statua, di cui esisteva anche una copia a Locri, è perduta ma le sue fattezze sono riconoscibili in una piccola terracotta votiva locrese, la cui posizione, rapportata in scala, coincide con la superfice della base iscritta di Olimpia e consente di apprezzare l’invenzione del corpo in movimento e della profondità tridimensionale fra il tardo stile severo e gli esordi del classico, elementi per il riconoscimento nella terracotta locrese dell’Euthymos olimpionico di Pitagora: il successo plurisecolare dell’iconografia di Euthymos, riprodotta nella statuetta locrese, come prototipo del pugile vincitore nell’arte antica ne è una spettacolare conferma.
Dopo il suo ritorno a Locri, Euthymos compì l’impresa della conquista di Temesa, città sul golfo lametino, che si iscrive nella contesa per l’eredità di Sibari e segna l’espansionismo locrese sul versante tirrenico Medma (Rosarno) - Hipponion (Vibo Valentia) – Lamezia dopo la sconfitta di Crotone ad opera di Locresi e Reggini coalizzati nella battaglia sul fiume Sagras, presso Caulonia (Monasterace). La vicenda storica della conquista di Temesa fu trasfigurata dal mito ed Euthymos vi fu rappresentato come salvatore di una Vergine destinata ad essere stuprata da un tenebroso demone locale con fattezze di Licantropo: Euthymos acquista così connotati di eroe legato soprattutto ai riti di passaggio e di preparazione alle nozze e al culto delle Ninfe acquatiche. Tali caratteristiche sono testimoniate dalle piccole erme in terracotta dalla Grotta Caruso di Locri con tre Ninfe e la statua tauromorfa consacrata all’eroe dopo la sua scomparsa nel fiume Kaikinos. La recente scoperta di una iscrizione nascosta sul modellino di un antro di Eros offerto come dono votivo nel santuario di Grotta Caruso, trovato da Paolo Enrico Arias nel 1940, conferma il culto dell’eroe nella sua associazione alle Ninfe e la sua trasformazione da eroe protettore della città in divinità della forza fecondatrice legata ai culti erotici e acquatici praticati dalle vergini e dai giovani prima delle nozze.