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La videoarte è un fenomeno che imperversa da oltre cinquant’anni in tutto il mondo occidentale. Non c’è una mostra, una galleria o un museo che non annoveri tra le opere esposte un video. Diverso il discorso per quanto riguarda gli artisti cinesi che solo sul finire degli anni Ottanta hanno cominciato a sperimentare con le telecamere. Fino al 29 luglio il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato propone Moving image in China, la più completa retrospettiva sulla storia della videoarte di questo Paese.
La mostra, prodotta dal Minsheng Art Museum di Shanghai, si sviluppa in quattro sezioni che ripercorrono la storia di questo fenomeno. Dalla critica dei media e la riflessione biopolitica del periodo 1988-1993 all’analisi grammaticale e la formazione del video dal 1994 al 1999, dalla coscienza, poetica e sensibilità nella pratica dei nuovi media tra 2000 e 2006, fino all’immagine in movimento che si diversifica del periodo che si conclude nel 2011. L’excursus è completo, come la lista degli artisti presenti che vanno dal “classico” Zhang Peili all’astro nascente Yang Fudong.