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MADDALONI:
Musei, Chiese, Convitti
Maddaloni – Archeologia, arte e storia del feudo dei duchi Carafa della Stadera.
PROGRAMMA
Arrivo a Maddaloni (parcheggio Museo Archeologico Città di Calatia), visita del Museo Archeologico Città di Calatia, già Casino Starza Penta, dove re Carlo di Borbone ricevette le chiavi del Regno di Napoli l’8 aprile 1734.
Il Casino Starza Penta, una delle più significative emergenze storiche e monumentali della città di Maddaloni, fu una delle residenze principali dei Carafa della Stadera. Durante il regno di Carlo di Borbone l’edificio conobbe il periodo di maggior lustro, in quanto spesso ospitava il sovrano nelle sue frequenti battute di caccia.
Nel museo viene descritta la storia dell’antica città di Calatia, attraverso l’esposizione dei reperti recuperati dalle oltre trecento tombe venute alla luce durante anni di scavi.
Al termine, trasferimento al Convitto Nazionale Giordano Bruno: la tela settecentesca più grande al mondo. Quando nel 1807, Giuseppe Bonaparte decretò la chiusura dei conventi del Regno, il convento francescano di Maddaloni fu destinato a sede di un Convitto nazionale per l’istruzione dei giovani del Regno. Tra i più illustri studenti del Convitto fu Luigi Settembrini, che frequentò il Real Collegio dal 1821 al 1827 e che, tornatovi da ispettore generale delle province meridionali del Regno sabaudo, lo riformò intitolandolo a Giordano Bruno.
La nascita del convento francescano viene attribuita al passaggio a Maddaloni di San Francesco di Assisi, nel 1220, proveniente dal Pellegrinaggio in Terra Santa. Al convento si accede attraverso uno scenografico portale in piperno (1758), Per uno scalone a due rampe si accede al grande salone, rettangolare, sul cui soffitto si ammira il più grande telero settecentesco al mondo (700mq), realizzato nel 1756 da Giovanni Funaro e la sua bottega, che entro grandiose quadrature architettoniche, di ricercato effetto prospettico, sono raffigurati l’Immacolata Concezione, San Francesco e Sant’ Antonio.
Al termine, visita alla Chiesa dell’ Annunziata: il soffitto a cassettoni di Giovanni Balducci e “Cristo e Satana”, tela di Mattia Preti. L'intera navata unica è coperta dall'imponente e ricchissimo cassettonato ligneo, pregevole realizzazione di Giovanni Balducci detto il Corsi (Firenze, 1560 ca - Napoli, post 1631). Realizzato nel 1604, illustra la Natività della Vergine, l'Incoronazione e la Visitazione ad Elisabetta nelle tre tavole principali; nei riquadri laterali sono raffigurati gli attributi mariani e quattro figure di profeti che predissero la venuta della Vergine (Geremia, Isaia, Davide, Salomone. Dal transetto destro si accede alla cappella Carafa, destinata a sepoltura dei membri della famiglia ducale di Maddaloni con l’eccezionale presenza, sull'altare, di un dipinto di Mattia Preti "Cristo e Satana", databile al 1656, splendido esemplare dello stile del Preti.
Pranzo presso il Liceo Alberghiero fondazione Villaggio dei Ragazzi di Maddaloni con il seguente menù:
zuppa di castagne, cavatelli con patate, vongole e calamari, filetto di maiale con carciofi croccanti, contorno di stagione, dessert dello chef, ¼ di vino e ½ acqua minerale. Eventuale caffè.
Nel pomeriggio, visita alla Chiesa di Santa Maria de’ Commendatis: l’antico statuto dei disciplinati, le riggiole e… un raro esemplare di “cesso Mosca”
Nel vicino ospedale (che si presume essere quello occupato dai cavalieri Gerosolomitani) fu sede una confraternita laicale di Disciplinati (battenti incappucciati) anche noti come "Raccomandati". Lo statuto della Congrega, la cui pergamena del XIV sec. è conservata nell'Archivio Diocesano di Caserta, è stato di recente oggetto di studi da parte dell’Istituto Linguistico Italiano per essere un rarissimo e prezioso esempio di documento in lingua volgare. Dal 1719 fu convento delle Domenicane. Nella suggestione degli elementi architettonici, come grate e “ruote”, che evidenziano la vita claustrale delle monache, non può sfuggire la ricca e variegata collezione di riggiole sette/ottocentesche di fattura sia locale che napoletana. Tra le curiosità vi è anche un rarissimo esemplare ottocentesco di “cesso Mosca”, in maiolica, impreziosito da decori floreali di colore turchino, “opera” della “Privilegiata e premiata fabbrica di stoviglie e cessi inodori sistema Mosca”.
Al termine, visita della Chiesa di Santa Margherita e il quartiere medievale dei Formali. La chiesa è menzionata per la prima volta dal 1509 (anno in cui era annessa al capitolo). Ma l'architettura mostra interessanti elementi gotici che lasciano ipotizzare una erezione almeno dal Trecento. Alla primitiva chiesa gotica risalgono un grande portale archiacuto, strombato e con un architrave ad arco ribassato, i resti delle finestre e del portale più piccolo esistenti nel fianco della chiesa lungo la strada. Nel corso del 1700, la chiesa gotica fu trasformata, ribaltandone l'orientamento, voltando a cannucciate la navata unica, rifacendo decorazioni ed altari. Alla stessa epoca può farsi risalire il campanile, che affianca l'attuale ingresso, a tre ordini, classicamente disposti, culminante in una cuspide maiolicata. A destra dell'ingresso attuale, timpanato e di modi neoclassici ottocenteschi, si apre il cappellone gotica, aperto sulla navata da un grande arco trionfale ogivale. I lavori, datati al 1408 grazie alle chiare iscrizioni dipinte, presentano una tra le più importanti, anche perchè rarissime, testimonianze in Campania della pittura ai primi del sec. XV, ancora conservate nel loro contesto architettonico originario.
Riferimenti bibliografici: guida rossa e guida verde del TCI.