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Mercoledì 16 maggio, ore 18, siete invitati alla presentazione dell'evento della Domenica a spasso del 27 maggio: tre itinerari per scoprire, o riscoprire il fascino architettonico e urbano della città di Milano
La Milano di vetro
a cura di Marco Borsotti e Claudio Camponogara
L'itinerario “la Milano di vetro” ripercorre alcune tappe della ricostruzione post-bellica del capoluogo lombardo dove l'uso del vetro assurge a matrice di una rinnovata modernità, definita attraverso la leggerezza e la trasparenza delle superfici. Icone urbane quali il Grattacielo Pirelli e la Torre Galfa si configurano come veri e propri simboli dello skyline cittadino. Questa attitudine ad “andare verso il cielo” corrisponde ad una volontà di internazionalizzazione che permette alla città di confermare il suo ruolo di “capitale morale”. L'itinerario, organizzato nella zona del Centro Direzionale, restituisce l'immagine del dinamismo economico della Milano del dopoguerra.
Il professionismo colto nel dopoguerra
a cura di Maria Vittoria Capitanucci
“Il professionismo colto nel dopoguerra” è un itinerario che comprende alcuni edifici residenziali realizzati dai cosiddetti “architetti della seconda generazione” del razionalismo lombardo. Inizialmente trascurati dalla critica, questi architetti, "vicini sia al mondo dell'ingegneria, di cui non disdegnavano ricerca strutturale e sperimentazione sui materiali, sia a quello dell'arte, che proprio in quegli anni, anche in Italia, produceva filoni avanguardistici di notevole portata", sono stati protagonisti degli anni della ricostruzione grazie ad un’intensa attività professionale: figure come Vito e Gustavo Latis, Giulio Minoletti e Gigi Ghò hanno inteso il tema condominiale e la residenza borghese come specifico campo di sperimentazione e confronto, offrendo un contributo decisivo alla costituzione dell’immagine della Milano moderna.
Il condominio milanese
a cura di Paolo Brambilla
Il condominio è un tema architettonico che a Milano assume particolare rilevanza per le soluzioni tipologiche ed espressive adottate, a partire dagli esempi dei maestri degli anni Trenta e dai grandi progetti del Razionalismo fino a giungere al professionismo degli anni Sessanta. Alcune sperimentazioni del dopoguerra, indagate dall'itinerario “il condominio milanese”, si riveleranno infatti come modelli da riproporre sul territorio, andando ad incidere sulla definizione complessiva della città. Dalla “casa all'italiana” di Gio Ponti, espressa per la prima volta nelle “case tipiche” di via De Togni, si giunge alla codificazione del condominio borghese, su cui Luigi Caccia Dominioni, a partire dalla casa in piazza Sant'Ambrogio, lavora ininterrottamente per tutto il Novecento.