Una Mostra inedita questa di Gianni Berengo Gardin, costruita e meditata appositamente per le sale espositive della Torre di Castelnuovo Magra, che si concentra unicamente sugli scatti dei famosi reportage all’estero, nei quali la sua innata capacità di “testimoniare qualcosa” e il suo essere essenzialmente narratore incontrano la curiosità di vedere il mondo.

Il percorso è un viaggio ed ogni piano è una tappa in un luogo geografico preciso, in ordine cronologico, frutto di servizi che GBG ha realizzato sia per importanti committenze, come quella del Touring Club, sia spinto dalla voglia di conoscere: Parigi, New York, Spagna, Gran Bretagna, India.

L’obiettivo della macchina fotografica è il mezzo per cogliere storie e sottolinearne gli aspetti sociali, comprendendone il modo di vivere, magari tornando più volte negli stessi Paesi. Il grandangolo allarga lo sguardo a paesaggi, città, strade, che sono scenari sempre “contaminati” dalla presenza umana, raccontata nella sua quotidianità. GBG è talmente calato nella realtà da non essere mai neanche sfiorato dall’avventura fine a sé stessa o dalla costruzione forzata di qualcosa che non c’è.

“La fotografia non è arte, la fotografia è documento” e per questo ogni immagine è uno spaccato di vita e di costume di un’intera società, è racconto e memoria di un passato che ha superato il tempo ed è giunto fino a noi.

Un mondo in bianco e nero, come i film, la televisione e i libri dei grandi fotoreporter dell’epoca su cui si forma GBG, fermamente convinto che il colore “distragga” inevitabilmente dal contenuto, porti a guardare il particolare e non l’interezza, come ricorda proprio il titolo della Mostra.

Sostenitore che le “buone” fotografie non necessitino di didascalie o titoli, che bastino un luogo e una data, GBG di ognuna di esse ha una memoria nitida e precisa. Ricorda se l’abbia ottenuta con un solo scatto fortunato o con paziente attesa, ricorda il “momento decisivo” e quello successivo, delineandone i contorni: ed ecco che anche il suo personale racconto è testimonianza, raccolta nei testi che accompagnano il visitatore nel percorso espositivo e nell’intervista proiettata all’ultimo piano, dove emerge anche il lato più intimo del mondo di GBG, con autoritratti e momenti famigliari che raramente sceglie di esporre.

In un mondo digitale GBG resta ancora unicamente legato all’uso della macchina analogica e della pellicola, tanto che dal 2001 autentica ogni sua stampa fotografica con un timbro che poco spazio lascia all’immaginazione :” Vera fotografia, non corretta, modificata o inventata al computer”

(1953-1954) Parigi Il lungo soggiorno a Parigi segna un passaggio, da fotoamatore a professionista. E’ giovane ed qui che lavorano i grandi fotografi, vivono i grandi personaggi della cultura, ma soprattutto è qui che realizza i suoi primi reportage, osservando ogni angolo della città e tutta la sua variegata umanità: i baci, ad esempio, diventano un motivo conduttore di molti scatti, colpito dal fatto che a quei tempi in Italia fossero invece proibiti in pubblico.

(1969) New York Gli Stati Uniti GBG li conosceva ancora prima di andarci, attraverso la lettura di Steinbeck, Hemingway, Dospasos. NY è colta nella sua normalità, come il bambino con la maschera di carnevale e i ragazzi spettinati dal vento, ma anche nella sua complessità, negli anni che hanno segnato non solo la storia americana, ma quella mondiale.

(1970-1973) Spagna Dai reportage in Spagna nasce il primo volume della collana del Touring Club “Attraverso l’Europa”, con i testi dello scrittore Giovanni Arpino. Villaggi bianchi e campagne assolate che iniziavano già allora a mutare, paesaggi che sembrano quasi metafisici intercalati da vite ritratte nella loro quotidianità e le “fiestas”, che rappresentano secoli di storia religiosa e sociale: tra queste la fotografia della processione della Settimana Santa a Siviglia voluta da Cartier Bresson per la sua collezione privata. E a fianco di quelle note anche una inedita, una fotografia che GBG ha deciso di stampare per la prima volta proprio per questa mostra.

(1976-1977) Gran Bretagna Dell’Inghilterra GBG è appassionato di tutto, “ (…) le pipe, il tabacco, le scarpe, i vestiti, le auto”. Ed ecco la famosissima Austin, affacciata in realtà con molte altre sul mare in una giornata di vento, ma immortalata perché l’unica con a bordo due personaggi al riparo da freddo. Ma iconica è anche la fotografia dell’evento della Royal Ascot che mostra il rigido codice di abbigliamento dei partecipanti, le cui piume, cappelli e tight altro non sono che lo strumento con cui comunicare di un ceto sociale.

(1976-1977) India Il reportage in India nasce da un progetto personale di GBG. Ammiratore di Gandhi che invitava gli occidentali a non fermarsi all’idea dell’India delle grandi città, GBG ha visitato villaggi, paesini, campagne, vivendo con i contadini e con le loro famiglie, riuscendo a trovare la vera essenza del loro mondo. Qui la presenza umana si fonde con il paesaggio, allargando il punto di vista, ma restando sempre centrale nel racconto.

Guarda la locandina.

Essendo la mostra osptitata in una Torre Medievale, non è purtroppo accessibile a persone con difficoltà motorie.