I Capenati facevano parte delle popolazioni italiche che prosperavano nel Lazio prima dell’avvento di Roma. Il territorio dell’antico popolo Capenate era lungo la riva destra del Tevere e determinante per la sua formazione fu la vicinanza con il fiume, importante via di traffico che permise numerosi scambi economici e culturali fino dall’Età del Bronzo. Uno dei principali centri abitati della zona era il Lucus Feroniae, importante centro di culto e commercio, oltre ad essere uno degli approdi fluviali sul Tevere già in età preromana. Il Lucus (bosco sacro) di Feronia ha origini molto antiche così come antichissime sono le origini del culto della dea. Il Santuario si trova al Km 18 della Via Tiberina, presso Scorano; l’esatta ubicazione fu individuata solo nel 1953, quando il principe Vittorio Massimo, proprietario del Castello di Scorano e dei terreni circostanti, segnalò alla Soprintendenza dell’Etruria Meridionale l’affioramento, durante i lavori per la realizzazione dell’Autostrada del Sole, di reperti archeologici. Gli scavi misero in luce i resti di una vera e propria città. La dea Feronia era soprattutto la protettrice degli schiavi liberati e di tutto ciò che sottoterra esce alla luce del sole tra cui le acque sorgive e ogni tipo di fertilità: del suolo, quella umana etc. Del luogo di culto si hanno notizie anche da alcuni storici (Dionigi d’Alicarnasso, Strabone e Livio) che affermano che il Santuario, saccheggiato da Annibale nel 211 a.C., era un centro fiorente già in epoca regia e vi si raccoglievano mercanti e fedeli dall’Etruria, dal Lazio e dalla Sabina. Il suo completo abbandono risale probabilmente al V sec. d.C.

Grazie ad un ponte pedonale di collegamento, dotato di ascensore per i visitatori con disabilità motorie, ci sposteremo presso la vicina Villa dei Volusii appartenuta ai Volusii Saturnini, potente famiglia Senatoria. La Villa rappresenta il naturale completamento del Lucus Feroniae. In quella zona, nel periodo imperiale, sorsero numerosi latifondi e molte furono le ville, come quella dei Volusii, che vi furono erette anche allo scopo di accogliere i nobili proprietari in fuga dalle città. La villa, venuta anch’essa alla luce durante i lavori per la costruzione dell’Autostrada del Sole, fu fatta edificare dal pretore Quinto Volusio nel 50 a.C., successivamente ampliata e modificata da parte dei figli. Probabilmente la famiglia cadde in disgrazia durante le persecuzioni antisenatorie di Domiziano. La villa presenta due nuclei: uno centrale o signorile ed un altro comprendente gli ambienti servili. Giunta fino a noi ben conservata, inizialmente ebbe l’aspetto di una lussuosa abitazione di campagna, che si trasformò in un vasto complesso rurale con numerosi schiavi per la lavorazione della terra. Molti ambienti si presentano pavimentati con mosaici policromi; altri in bianco e nero. 

 

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