Il suo aspetto appare simile a quello delle isole contigue, con una serie di rilievi (culminanti nei 587 m del monte Hum) a picco sul mare: ne deriva un profilo costiero molto accidentato, in particolare nella sezione meridionale. La popolazione si raccoglie in gran parte nei due porti dell’isola, Vis (Lissa) e Komiža (Comisa); le maggiori risorse economiche, oltre al turismo, sono la viticoltura e pesca. La posizione defilata di Lissa, la più occidentale tra le isole spalatine, le ha conferito fin dall’antichità un ruolo strategico: non a caso i siracusani la scelsero, all’inizio del IV secolo a.C., come testa di ponte per la colonizzazione del litorale. Passata nel 47 a.C. ai romani, quindi sotto il controllo bizantino e ungherese, Lissa attirò ben presto le mire di Venezia, che cercò invano di impadronirsene già nel 997, per ottenerla solo nel 1420. Occupata durante le guerre napoleoniche prima dai francesi (1805-11) e in seguito dagli inglesi (1811-14), passò dopo il congresso di Vienna all’Austria; il 20 luglio 1866 le sue acque furono teatro di una storica sconfitta per la flotta italiana, sbaragliata dalle unità asburgiche. Nel secondo dopoguerra divenne una base della Marina iugoslava, il cui smantellamento, nel 1989, ha finalmente aperto l’isola al turismo.