Una sorpresa tra le colline del Montefeltro, Urbania si rivela discreta nella sua misurata scenografia, rigorosa nell’attenta geometria delle sue vie e forte di un paesaggio di infinita dolcezza. Castel delle Ripe si chiamava nel Medioevo e già nel ‘200 uscivano dalle botteghe artigiane le prime ceramiche. La ricostruì Guglielmo Durante dandole il suo nome, e le manifatture continuarono a sfornare maioliche. Arrivarono i Montefeltro (1424), e le imprese vennero così favorite che nel secolo successivo assommavano addirittura a 32, esportando in ogni angolo della penisola i loro raffinati prodotti. E la produzione non si fermò nemmeno all’indomani del terzo cambio di nome (l’attuale Urbania) voluto nel 1636 da Urbano VIII, che la elevò al rango di città. Città davvero rara e splendida, che nella modestia delle sue dimensioni e della sua edilizia riesce tuttavia a ricalcare temi urbanistici da grande civitas. Piazza S. Cristoforo è il cuore dell’abitato e il punto in cui confluiscono le principali vie del centro storico. Su corso Vittorio Emanuele, che parte anch’esso da piazza S. Cristoforo, prospetta un fianco del Palazzo Ducale, mentre sulla perpendicolare via Piccini si allunga la fronte del più importante edificio laico di Urbània, nato dalla trasformazione della residenza duecentesca dei Brancaleoni da parte di Francesco di Giorgio Martini e Girolamo Genga. In piazza della Libertà si trova il palazzo comunale dalle eleganti linee cinquecentesche, mentre sempre da piazza della Libertà, la via Ugolini conduce alla chiesa di S. Francesco, importante esempio del barocco marchigiano