Una delle capitali gastronomiche d’Italia esprime nel piatto i contrasti e la creatività che la rendono unica. L’incredibile offerta culinaria è evidente, da un parte, con piatti poveri e ingredienti semplici: dalla pizza verace (a base di grano, acqua, olio, aglio, origano e mozzarella) agli spaghetti al pomodoro, dai ‘polpetielli alla luciana’ alle preparazioni di mare del borgo Santa Lucia. Dall’altra, si trova invece una tradizione aristocratica e sontuosa: dal ‘sartù’ (sformato di riso ripieno di polpette, salsicce, rigaglie di pollo, mozzarella, funghi, piselli e altro) al timballo di maccheroni, dal ragù alla napoletana ai dolci babà, pastiera e sfogliatelle con ripieno di ricotta fresca, frutta candita, vaniglia e cannella. Lo stesso si può dire dei luoghi del cibo. Dai una parte i ritrovi popolari di pizzerie, friggitorie e tavole calde, disseminate ovunque nel centro storico (da via Toledo a Spaccanapoli, da Santa Lucia a Mergellina), ma anche i chioschi all’aria aperta. Dall’altra i locali storici, eleganti e intellettuali come la ‘Bersagliera’ (1919) vicino a Castel dell’Ovo, ‘Ciro a Santa Brigida’ (1930), dietro a Castel Nuovo, da ‘Umberto’ (1919) sulla Riviera di Chiaia, ‘A Fenestrella A Marechiaro’, e ancora i caffè e le pasticcerie ‘Gambrinus’, tra via Chiaia e piazza del Plebiscito, ‘Gay Odin’, celebre per il cioccolato, e ‘Scaturchio’. Nelle numerose botteghe si trova il meglio della gastronomia locale con un paniere di eccellenze regionali che spaziano dalle paste alle conserve, dai formaggi al limoncello, fino agli oli. I vini provengono dalle terre vulcaniche delle Doc Ischia, Capri, Vesuvio, Penisola Sorrentina e Campi Flegrei. Vale una sosta la certosa di S. Martino per l’antico vigneto-giardino impiantato nel Quattrocento, che si apre sulla splendida vista di Napoli e del suo Golfo .