In un paesaggio sottomesso alla tecnologia, segnato dalle torri di raffreddamento della centrale geotermica, la località deve il proprio nome al francese François-Jacques de Larderel, che nel 1818 avviò la produzione su scala industriale dell’acido borico individuato nel 1777 nelle acque dei “lagoni” di Montecèrboli dal chimico tedesco Franz Höfer.
Ai primi del 900 i soffioni cominciarono a essere utilizzati anche per la produzione di energia elettrica, e nel 1918 entrò in funzione la prima centrale geotermica. Allora, in funzione dell’insediamento industriale, sorse il paese, le cui abitazioni e i cui servizi furono riprogettati dopo la seconda guerra mondiale da un gruppo di architetti diretto da Giovanni Michelucci; la chiesa a sud del paese è di Michelucci stesso.
Presso gli uffici della direzione dell’Enel, il Museo della Geotermia documenta la storia dello sfruttamento dell’energia geotermica e accompagna alla visita di un lagone coperto, di una sorgente termale e di un soffione boracifero.
Sede definitiva del museo sarà l’ottocentesco palazzo Larderel; accanto al palazzo si trova una chiesa tardo-rinascimentale, rimaneggiata nel 1842.