Punto di incontro e scontro fra popoli e culture, città dalle molte anime, Gorizia ha lingua e cultura italiani, un passato prevalentemente austriaco e un territorio che si estende fra la pianura friulana e le montagne slovene, al di là di un confine che quasi lambisce il centro storico.
Di qui il suo fascino: piccola, quieta, talvolta un po' dimessa, reca quell'impronta sovranazionale che si esprime nelle diverse lingue che tuttora si sentono per le sue strade: italiano, friulano, sloveno e tedesco, seppure per una minoranza.
Le sue piccole dimensioni e la vicinanza al confine non hanno aiutato l'economia, ma hanno salvato Gorizia da uno sviluppo che per altre località italiane è stato fatale. E così qua, ancora oggi, è come se il verde della campagna si infilasse fra le case, per riemergere nei giardini del centro storico, dominato dal castello medievale. Si sale alla fortezza per godere di una spettacolare vista sulla città, individuare i monumenti imperdibili e rendersi conto della sua deliziosa posizione, a cavallo di due nazioni. Si scende dal castello alla volta della Gorizia barocca, con le dimore signorili, le belle chiese e la sinagoga. Solo poche vie di distanza e si raggiunge la Gorizia “di ieri”, quella di fine Ottocento.
Regione di contrasti ma al riparo da sbalzi climatici, fu battezzata la “Nizza austriaca” dal boemo Carl von Czoernig, guarito a fine Ottocento dal clima mite e dalla tranquillità della piccola Gorizia. Certo, poi è arrivata la prima guerra mondiale con i suoi bombardamenti e la seconda, che trasformò la città in una cortina di ferro tra il blocco sovietico e quello occidentale. Ma questa è un'altra storia, la Gorizia di oggi non dimentica il passato, ma vive guardando al futuro.