“Possedere una villa a Baia, nell'ultimo secolo della Repubblica, costituiva al tempo stesso un'esibizione di potere e ricchezza, un segno di prestigio e affermazione sociale, un obbligo mondano cui i doveri del rango rendevano difficile sottrarsi. Non c'è nome, fra i più grandi della storia di Roma nell'età delle guerre civili, che non compaia nel catasto baiano, da Mario a Silla, a Lucullo,a Cesare e Pompeo, a Cicerone e Marco Antonio, per non citare che i notissimi; preziose, raffinate proprietà che per condanne e confische, per matrimonio o eredità vennero poi via via confluendo in buona parte nel patrimonio imperiale” (Federico Zeri). Oggi, dopo che il progressivo avanzamento della linea di costa ha mutato l'antica articolazione del “più splendido golfo al mando”, come lo definì Orazio, e che la maggior parte delle strutture un tempo protese verso il mare giace sott'acqua, a Baia soltanto gli estesi ruderi del Parco sommerso ricordano l'antico splendore.